Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Yiyun Li, “Se vado via”
Ed.
NNE, trad. Laura Noulian, pagg. 350, Euro 19,00
Se
vado via?- è questa la domanda che, nelle ultime pagine del suo diario, uno
dei protagonisti del romanzo, Roland, rivolge alla moglie che lo ha preceduto
nell’aldilà e che Lilia, voce narrante, riprende nella sua maniera sarcastica e
scherzosa, immaginando di inciderla sulla tomba di Roland per poi
aggiungere un ultimo e conclusivo commento tagliente che mette la parola ‘fine’
a tutto: Va bene, Roland. Tanto lo
dobbiamo fare tutti.
E’
il benservito per un uomo egocentrico.
Lilia, Roland, Sidelle- all’apparenza sono questi i tre personaggi principali del libro di Yiyun Li, scrittrice nata a Pechino nel 1972 e trasferitasi negli Stati Uniti nel 1996 per studiare immunologia all’Università dello Iowa. Un uomo, Roland, che ha avuto una storia d’amore durata tutta la vita con Sidelle, una donna che sarebbe potuta essere sua madre, e che aveva incontrato Lilia, allora sedicenne, nel ranch dove la famiglia di lei offriva vacanze insolite, da ‘cow-boy’. E l’aveva messa incinta, poi dileguandosi. È Lucy, la bambina che era nata da quella storia improbabile, la vera protagonista di “Se vado via”.
Lucy era andata via suicidandosi, quando
aveva ventisette anni. Indimenticabile Lucy, sempre nei pensieri della madre
Lilia e dell’uomo che le aveva fatto da padre sposando Lilia prima che lei
nascesse. Lucy che riappare di continuo in quelle pagine che Lilia scrive per
commentare quanto Roland racconta nei suoi diari. Perché Roland era un
aspirante scrittore che in realtà non aveva scritto altro che questi diari- a
chi poteva interessare di leggerli, oltre a Lilia?
Nel romanzo si alternano le pagine del diario di Roland, che inizia dagli anni ‘20 del ‘900, con le annotazioni che Roland stesso aggiunge anni dopo, come a una rilettura di quanto ha scritto, con quelle in cui è Lilia che commenta quello che legge, curiosa di sapere di più su quell’uomo che ha fatto una comparsa fuggevole nella sua vita lasciandole una figlia, in cerca delle pagine in cui anche lei, come tutte le altre donne di Roland, sarebbe apparsa con la sola iniziale del suo nome, ansiosa di sapere di più sulle due donne che- uniche- compaiono con il nome intero, l’amante Sidelle e la moglie Hetty, diverse tra di loro quanto si può essere diverse.
E intanto, però, Lilia ci parla di sé, ci racconta tutta la sua vita di nipote di pionieri. Adesso Lilia ha 81 anni ed è in una casa di riposo per anziani (ci sono brevi schizzi anche degli altri ospiti, sempre sul filo dell’ironia)- è vedova di tre mariti, ha allevato cinque figli e la figlia di Lucy. La ragazzina, molto bella, che aveva incantato Roland, è diventata una moglie e una madre responsabile, fedele, forte nell’affrontare la vita. Di sé dice, “Io sono dura come la vita più dura”. “Datemi una scure e una zappa, e vi farò un giardino. Datemi un brav’uomo e metterò su famiglia con lui. Qualsiasi cosa io debba fare, la faccio con tutte le mie forze, ma non lotto mai contro le tempeste, le alluvioni e i terremoti.”
Se il lettore cerca l’azione, non ne
troverà nel romanzo di Yiyun Li. I diari di Roland passano attraverso due
guerre, la Grande Depressione, la guerra di Corea quando si pensava che non ci
sarebbero state più guerre, ma tutti gli avvenimenti sono filtrati dallo
sguardo egocentrico di Roland il cui interesse maggiore è per Sidelle,
enigmatica e affascinante. I commenti di Lucy- e la storia della sua vita-
servono da contrappunto, anche stilisticamente. Laddove Roland è centrato su se
stesso e ripetitivo (è vero, però, che è la vita ad essere ripetitiva, come
dice Lilia), Lilia è aperta agli altri, vivace, ricca di umorismo, tagliente. E
straziante nel suo dolore per la perdita della figlia, anche se lei non è
capace di piangere.
Questo è un libro sull’amore,
sull’infatuazione, sul matrimonio, sulla famiglia e i suoi complessi rapporti.
E sulla mortalità, soprattutto. Un libro da leggere lentamente, da gustare
nelle riflessioni che ci spinge a fare.
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