Casa Nostra. Qui Italia
romanzo di formazione
FRESCO DI LETTURA
Paolo Cognetti, “Le otto montagne”
Ed.
Einaudi, pagg. 199, Euro 18,50
E’ da un vecchio nepalese che trasporta un
carico di galline su per l’Everest che Pietro sente parlare per la prima volta
delle otto montagne. L’uomo fa un disegno nella polvere, sembra un mandala: un
cerchio con quattro diametri, all’estremità di ognuno una montagna, una
montagna più grande nel centro. E gli spiega che quello è il mondo per loro: al
centro c’è Sumeru, un monte altissimo e intorno ci sono otto montagne e otto
mari. Puntando al centro il bastoncino con cui aveva fatto il disegno, aveva
chiesto: “avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi
è arrivato in cima al monte Sumeru?”. Quando Pietro lo racconterà all’amico
Bruno e questi gli chiederà chi di loro due farà che cosa, la risposta è
pronta- è Bruno quello che sale in cima al monte Sumeru.
“Le otto montagne” di Paolo Cognetti è una
storia di amore e di amicizia- amore per la montagna, amore di un padre per un
figlio, amicizia profonda tra due ragazzi che poi diventano uomini e si trovano
ancora a condividere la passione per la montagna. Chi ci è nato si porta la
montagna nel cuore- il padre e la madre di Pietro venivano dal Veneto, si erano
dovuti trasferire a Milano per lavoro, per loro esistevano solo le Dolomiti, le
uniche montagne a portata di uomo secondo sua madre. Poi suo padre aveva
scoperto l’imponenza del Monte Rosa,
avevano preso in affitto una casupola in un villaggio, ci andavano ogni estate
e la sfida era raggiungere una vetta dopo l’altra. Anche se Pietro soffriva il
mal di montagna. Fino al giorno quando- era già adolescente- si era rifiutato
di seguire suo padre. Era stato il primo distacco. Intanto Pietro aveva fatto
amicizia con Bruno, il ragazzo un poco selvaggio che badava alle mucche al
pascolo e che gli aveva dato il soprannome di Berio che voleva dire ‘pietra’ in
dialetto.
Pietro sarà quello che studierà e che
andrà in giro per il mondo, Bruno quello che resterà nella sua valle facendo il
muratore. Pietro si allontanerà dal padre e scoprirà solo dopo la sua morte
come Bruno gli fosse stato, invece, vicino, quasi un figlio sostituto, scalando
le cime insieme a lui. Pietro arriverà sui monti con una fidanzata, ma sarà
Bruno ad avere un rapporto di coppia stabile e ad avere una figlia, mentre
Pietro, sempre insoddisfatto e inquieto, si spingerà sull’Himalaya. Insieme,
Pietro e Bruno, realizzeranno il sogno del padre di Pietro: costruiranno una
casa su un rudere, in alto, là dove non arrivano i rumori del mondo, sotto il
fianco di una montagna.
Il racconto di Paolo Cognetti ci irretisce
fin dalle prime pagine. Irretisce chiunque, anche chi non ha mai sentito il
fascino delle montagne. Perché Cognetti scrive bene, in una prosa cristallina
che sembra evocare cieli tersi e profili netti di montagne, con un che di
poetico imprecisato e non forzato, con un linguaggio allo stesso tempo semplice
e raffinato. E i sentimenti di cui parla sono ‘grandi’- sia il legame tra i
genitori di Pietro (hanno una storia drammatica alle spalle, la scopriremo alla
fine), sia il rapporto del padre con il figlio (ho pensato al mare che univa
padre e figlio nel romanzo “Il passaggio” di Pietro Grossi e mi sono
interrogata sull’importanza dei grandi spazi e delle passioni che suscitano e
delle lezioni di vita che impartiscono), sia l’amicizia tra due ragazzi che
trovano- uno nell’altro- quello che gli manca.
Il mandala rappresenta la montagna... grazie... è l'unico che ho trovato corrispondente alla descrizione del libro. :-)
RispondiEliminaGrazie
Claudio