sabato 15 aprile 2017

Aki Shimazaki, “Il peso dei segreti” ed. 2016

                                                       Voci da mondi diversi. Canada
           la Storia nel romanzo
           FRESCO DI LETTURA

Aki Shimazaki, “Il peso dei segreti”
Ed. Feltrinelli, trad. C. Poli, pagg. 394, Euro 16,15


     Sullo sfondo, come se fosse uno dei notiziari che si proiettavano in bianco e nero una volta nei cinema, il fungo atomico della bomba sganciata il 9 di agosto 1945 dagli americani su Nagasaki. Una scena che non possiamo dimenticare, che si ripercuote su tutte le vicende raccontate nel romanzo “Il peso dei segreti” della scrittrice canadese di origine giapponese Aki Shimazaki, un romanzo a incastro composto da cinque tessere di un puzzle, ognuna con il suo titolo che contiene un indizio, che ha un riferimento preciso al testo anche se noi lo comprenderemo dopo, a poco a poco.
     Ancora una volta un romanzo che incomincia dalla fine, con la rivelazione contenuta nel testamento della nonna Yukiko- c’è una busta da consegnare a suo fratello. La nonna Yukiko aveva un fratello? Nessuno ne ha mai saputo nulla. E intanto, mentre la pellicola si riavvolge, il tempo torna indietro nella storia che Yukiko racconta alla nipote, al giorno della bomba. Yukiko era sopravvissuta perché era fuggita via da casa al mattino presto dopo aver commesso qualcosa di tremendo.
E questo è il primo dei segreti in un libro fitto di rivelazioni e di storie di seconde vite, di amori nascosti e proibiti, di tragedie naturali (il grande terremoto del Kanto, nel 1923, che causò circa 142.000 morti e quasi 40.000 dispersi) e storiche (non solo la seconda guerra mondiale ma anche la guerra russo-giapponese per il controllo della Manciuria e l’annessione della Corea al Giappone con la conseguente persecuzione dei coreani).
     Di segreto in segreto, da una voce narrante all’altra, di ricordo in ricordo, “Il peso dei segreti” è un libro che, letteralmente, si divora. Se ci rendiamo conto che a tratti sfiora il genere feuilleton, se alcuni dettagli ci paiono incredibili, la costruzione del romanzo è talmente perfetta, con il suo gioco di rimandi, che sorvoliamo sui difetti che possiamo trovarci.
La prima copertina colorata è quella con una camelia rossa- tsubaki in giapponese, e questo è il nome che Yuki ha dato alla sua terza figlia per ricordare il fiore preferito del suo grande amore. Segue la parte con l’immagine delle conchiglie, hamaguri: è Yuki il personaggio che sale alla ribalta ed era stato con la ragazza del suo cuore che aveva fatto il gioco delle conchiglie di cui solo due combaciano perfettamente. Gli azzurri myosotis (non-ti-scordar-di-me), wasurenagusa- sono i fiori preferiti di Mariko (ma c’è un segreto anche dietro questo nome, così come dietro la sua identità) che domina la terza parte. Dopo ci sarà la rondine dalle ali nere (tsubame come viene chiamato il prete della chiesa presso cui trova rifugio Mariko) e la lucciola (hotaru) con la sua scia di luce che attrae in acque zuccherose che bisogna assolutamente evitare. Ogni personaggio contribuisce con la sua parte di storia, a volte sentiamo lo stesso frammento di vita raccontato in più di un modo da persone differenti, ognuno aggiunge, ognuno toglie qualcosa, ognuno ha sofferto o gioito diversamente, ognuno ha uno o più segreti. Vengono fuori inimicizie e pregiudizi, colpe dei genitori per cui sono i figli a soffrire, tre generazioni di donne sperimentano un cambiamento di costumi anche se il comportamento maschile pare seguire la solita strategia di conquista.

     Come accade in ogni bel romanzo a sfondo sentimentale ci sono due personaggi maschili contrapposti. Definiamoli sbrigativamente l’amante e il marito, il ‘villain’ del romanzo (quello con il ruolo del cattivo) e l’uomo generoso e dal cuore grande. Uno farà una brutta e meritata fine e l’altro si conquista il suo posto in famiglia (e conquista anche noi).
     Un romanzo che piacerà a tutte le lettrici proprio per questo misto di dramma e sentimento.



    

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