lunedì 1 agosto 2016

William Boyd, “Una tempesta qualunque” ed. 2010

                       Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
    cento sfumature di giallo
    il libro ritrovato

 William Boyd, “Una tempesta qualunque”
Ed. Giano, trad. Massimiliano Morini, pagg. 447, Euro 18,00

Titolo originale: Ordinary Thunderstorms 


    Mentre si scostava i capelli dalla fronte con il pettine guardò lo sconosciuto macilento e barbuto che lo fissava dall’altra parte dello specchio, e rimase colpito dalla forza delle emozioni contrastanti che aveva dentro: un orgoglio feroce per la capacità di sopravvivere e di cavarsela che aveva dimostrato, e una gran voglia di piangersi addosso per la fine che aveva fatto. Sì, sono libero, va bene, ma che cosa sono diventato?

   
    Non è un thriller qualunque l’ultimo romanzo di William Boyd, “Una tempesta qualunque”. Chi ha già letto il bellissimo “Ogni cuore umano” e l’intrigante “Inquietudine” (pubblicati entrambi da Neri Pozza) non si stupisce né che Boyd spazi in un genere diverso dai precedenti né del fatto che scriva un libro che si discosta dal thriller qualunque per la tematica che propone e per la ricchezza di allusioni letterarie. Ad iniziare dal titolo che suggerisce due diverse interpretazioni. Perché il protagonista Adam Kindred è un climatologo e lo vediamo all’opera nella cosiddetta camera della nebbia, quasi un dio greco che può scatenare gli elementi, quando ancora neppure immagina quale tempesta sconvolgerà la sua vita. E poi questo sovvertimento totale dell’esistenza di Adam Kindred è la conseguenza di un piccolo, forte, stupido impulso che lui ha seguito e che ha generato un ‘effetto farfalla’: lo sbattere le ali di una farfalla in un emisfero finisce, per una concatenazione di eventi, per provocare uno tsunami nell’altro.
    All’origine, proprio all’origine di tutto, del fatto che Adam Kindred fosse a Londra per un colloquio di lavoro, c’era che lui si era lasciato sedurre da una sua allieva universitaria e che aveva fatto sesso con lei in maniera impetuosa e imprudente su una terrazza della camera della nebbia. Lei aveva cominciato a tempestarlo di messaggi sul cellulare. Aveva telefonato alla moglie. La quale aveva chiesto il divorzio. Scandalo sul lavoro. Fuga dall’Arizona e approdo a Londra. Il colloquio era andato bene, Adam era entrato in un ristorante italiano per mangiare qualcosa. A questo punto entra in gioco il caso: un altro cliente solitario gli fa una domanda, si presenta, si chiama Philip Wang, è un immunologo. Quando questi se ne va, Adam si accorge che ha dimenticato una cartellina con dei fogli. Per fortuna (o per maledetta sfortuna?) dentro c’è il biglietto da visita del dottor Wang, con il suo indirizzo e numero di telefono. E’ così che Adam va a casa di Wang per restituirgli quello che gli appartiene e lo trova morto assassinato. Anzi, Wang sta letteralmente esalando l’ultimo respiro, l’assassino è ancora lì, poco più tardi cercherà di uccidere lo stesso Adam…
   La trama ‘gialla’ proseguirà con una caccia spietata a Kindred che neppure sa quale valore abbiano i fogli che si è ritrovato in mano: accenniamo solo che è imminente la fusione dell’azienda farmaceutica Calenture-Deutz con la Rilke Pharma, che Wang stava facendo ricerche su un farmaco per curare l’asma per conto della Calenture-Deutz e che Alfredo Rilke preme per accelerare l’immissione del farmaco sul mercato.

Ma c’è altro nel romanzo per renderlo diverso, come ho detto all’inizio. Sono le conseguenze della malasorte di Kindred che trasformano il libro nella storia di un uomo che, da un momento per l’altro, perde tutto- ha già perso la moglie, ora è obbligato a lasciarsi indietro tutti i suoi averi, non può tornare in albergo perché c’è uno sconosciuto che lo bracca, non può usare il cellulare e neppure la carta di credito. Kindred si ridurrà a fare il ‘barbone’, dormendo in un sacco a pelo in un triangolo di terra sotto il Chelsea Bridge, usando un fornelletto per scaldare cibo in scatola, grossi pneumatici a mo’ di poltrona, lavandosi nelle toilette della stazione Victoria. Finché non ha più soldi neppure per quello, perché viene assalito, derubato e denudato per strada. Quello che però Kindred ha è la volontà di sopravvivere e la capacità di adattarsi, trasformandosi, cambiando nome più di una volta, facendo amicizia con persone lontanissime dal suo mondo colto che parla un inglese dalla pronuncia perfetta. Perché, come osserva il killer che gli dà la caccia, Adam Kindred è una persona intelligente e, se non si è consegnato alla polizia dichiarando la sua innocenza, è perché ha capito che solo restando in libertà può cercare le prove per scagionarsi.
Le avventure di Kindred in una Londra minacciosa e degradata ricordano, pur nel mutamento dei tempi, certe sordide storie di Dickens, e il suo precipitare in gironi sempre più stretti fino ad un fondo da cui si risolleverà, è assillato da quesiti esistenziali: che cosa definisce un uomo? Chi è un individuo se può con tanta disinvoltura cambiare nome e aspetto, tanto da poter essere scambiato per un altro? Che cosa è essenziale nella vita di un uomo e che cosa è superfluo?

     Non è solo l’ ombra di Dickens ad aggirarsi nelle pagine del romanzo di Boyd. Il lettore attento coglierà gli indizi, come in una caccia al tesoro, e riconoscerà nomi (Ingram Fryzer si chiama come la presunta spia che nel 1593 assassinò Christopher Marlowe; il cognome Nashe della poliziotta fluviale è quello del drammaturgo di fine cinquecento Thomas Nashe; il fratello di Rita Nashe deve il suo nome a Ernesto Guevara)
e presenze- persino il Tamigi che diventa quasi un personaggio, come il Liffey di Joyce, e naturalmente ci fa pensare al libro di Peter Ackroyd che ha il nome del fiume come titolo. “Una tempesta qualunque” è un ottimo libro che si allinea con gli intelligenti ‘intrattenimenti’ di Graham Greene.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


Nessun commento:

Posta un commento