Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo 'romanzo'
il libro dimenticato
Kate
Atkinson, “Vita dopo vita”
Ed. Nord, trad. A. Storti, pagg. 498,
Euro 8,42
E’ capitato ad ognuno di noi, e più di una volta. Di pensare, ‘e se…?’.
E se avessi intrapreso il corso di studi che volevano i miei genitori, e se
quella sera di tarda primavera non ci fosse stato un temporale, e se non avessi
scritto quella lettera o quella lettera non fosse andata smarrita…Potremmo continuare
all’infinito nell’immaginare come sarebbe stata la nostra vita se avessimo
scelto il sentiero su cui non abbiamo avuto il coraggio di avventurarci, la strada
che non abbiamo percorso. Kate Atkinson fa proprio
questo, nel romanzo “Vita dopo la vita”: immagina, una dopo l’altra, diverse
possibilità di vita e di morte per la sua protagonista Ursula Todd (il
personaggio che ritorna, con un ruolo marginale, in “Un dio in rovina”,
pubblicato di recente). Ecco, preparatevi ad uno straordinario tour de force, una lettura che vi
porterà sulle montagne russe- quando ci rallegra perché la vita di Ursula è
pianamente felice, ecco un brusco cambiamento, ecco un’altra possibilità che ci
rattrista profondamente. Per fortuna non finisce così, per fortuna Ursula ha
altre vite da esplorare- quando era una bimba e i genitori l’avevano portata da
uno psichiatra perché era ‘strana’, aveva dei ‘dejà-vu’ o delle premonizioni,
il medico le aveva chiesto se credeva nella metempsicosi- come poteva una
bambina di dieci anni sapere che cosa fosse la reincarnazione?
Una data è fissa e ricorrente, quella della nascita di Ursula, in un
giorno di pesante nevicata nel febbraio del 1910. Il dottore non riesce ad
arrivare a Fox Corner, la casa dei Todd isolata in una idilliaca campagna
inglese. La bambina muore soffocata dal cordone ombelicale avvolto intorno al
collo. No, no. Riavvolgiamo la pellicola. Il dottore arriva a tempo e la
bambina è salva. Riavvolgiamo ancora una volta la pellicola. La mamma della
bambina ha la presenza di spirito di balzare giù dal letto e tagliare il
cordone con le forbici.
Non ci sono più che tante possibilità
per variare il giorno della nascita. Ci sono infinite svolte, invece, lungo il
corso di una esistenza. Ci sono alcuni momenti precisi e alcune date fisse in
cui Kate Atkinson ritorna per le sue varianti- Ursula bambina su una spiaggia
con la sorellina (Ursula annega. No Ursula è salvata da un pittore
occasionale), Ursula sedicenne violentata da un amico del fratello (no, Ursula
che respinge l’ospite brutale), Ursula incinta che va a Londra per abortire
(sopravvive o no?), Ursula che ha una relazione con un uomo sposato, Ursula che
sposa un professore che si rivela meschino, falso e violento, Ursula, Ursula,
Ursula…
Le varianti più coinvolgenti (lo sono tutte, in verità) sono quelle che
si svolgono negli anni della seconda guerra mondiale, ma una a Londra e una a Berlino. E’ tutto perfettamente plausibile,
perché Ursula è andata in Germania per perfezionare lo studio della lingua, si
è innamorata di un tedesco che ha sposato, ha avuto una bimba. L’Ursula che
vive da sola a Londra, invece, lavora in un qualche ministero di guerra e fa
servizio civile volontario per soccorrere coloro che sono rimasti vittima dei
bombardamenti.
Una guerra. Due città a confronto. Una sola protagonista- chi è
il nemico? Ursula a Berlino pensa che forse suo fratello Teddy è su uno degli
aerei che sganciano bombe ed è contenta, perché significa che lui è vivo. Non
c’è differenza tra la gente che muore sotto il crollo delle case, imprigionata
come topi in trappola nei rifugi delle cantine, a Berlino o a Londra. Berlino
alla fame con l’Armata Rossa alle porte. La bambina di Ursula sempre più
emaciata (mi è venuto in mente “Il rogo di Berlino”, sconvolgente romanzo di
Helga Schneider sui bambini di Berlino cresciuti nei bunker durante la guerra).
Londra sotto la pioggia delle bombe incendiarie. Le case sventrate. Ursula che,
per salvare un cane, salva se stessa. E allora non pensiamo ad altro che alla
follia e all’atrocità della guerra, non importa da che parte la si combatte.
Ci vuole un’abilità straordinaria (Kate Atkinson è una scrittrice straordinaria) per tessere di continuo la stessa
tela con fili diversi, per fare affiorare un punto, quasi per caso, che
richiami lo stesso punto altrove- possono essere due coniglietti, un uomo
dall’aspetto losco, una spilla di smalto, il ciondolo d’argento che dondola
sulla carrozzina (il portafortuna di Teddy in “Un dio in rovina”)-, ci vuole
maestria per raccontarci, in questa maniera insolita, come fosse da diversi
punti di vista, una vasta porzione di Storia del ‘900, ci vogliono sottigliezza
e ironia per scrivere dialoghi così naturali.
“E se avessi la possibilità di
rivivere più volte la tua vita, finché venisse come deve, non sarebbe
splendido?”. Sì, e a me piacerebbe.
Nessun commento:
Posta un commento