mercoledì 10 agosto 2016

Cristóvão Tezza, “La caduta delle consonanti intervocaliche” ed. 2016

                                       Voci da mondi diversi. America Latina
              FRESCO DI LETTURA


Cristóvão Tezza, “La caduta delle consonanti intervocaliche”
Ed. Fazi, trad. D. Petruccioli, pagg. 237, Euro 14,88


    Francia e Italia. Svezia e Norvegia. Germania e Austria. Spagna e Portogallo. Ci sono paesi fratelli o cugini, amici diventati a tratti nemici e poi ritornati amici nel corso della Storia, che per ragioni geografiche, storiche e politiche condividono molti aspetti della loro cultura e della loro lingua- si assomigliano e si intendono.
    Spagna e Portogallo: risale al X e all’XI secolo la caduta delle consonanti intervocaliche che avrebbe costituito la maggiore differenza tra le due lingue. Un esempio facilissimo: da ‘santo’ a ‘são’. Questa trasformazione della lingua è il soggetto degli studi di Heliseu da Motta e Silva, professore di filologia romanza ormai in pensione. Il romanzo di Cristóvão Tezza, una delle voci più importanti della letteratura brasiliana contemporanea, lo coglie in un giorno importante della sua vita, quello in cui deve recarsi alla cerimonia in suo onore nell’università in cui ha insegnato.

    Un giorno nella vita di un uomo- un tema classico, pensiamo a Leopold Bloom e a Mrs. Dalloway. E tuttavia, a differenza degli altri due personaggi, Heliseu non esce di casa, non lo seguiamo nel suo percorso verso l’università. Ha settant’anni, Heliseu, e nel giorno in cui deve pronunciare un discorso che riassuma la sua carriera, si gira indietro e considera la sua vita. Ricorda, pensa, affastella frammenti di ricordi, li rivede, li corregge, si pone domande, forse è la prima volta che si sforza veramente di dire la verità anche a se stesso. Esaminare la propria vita è un po’ come studiare filologia: qui c’è una parola di cui bisogna risalire alla forma originale, nella vita ci sono dei fatti, dei comportamenti, delle azioni- che cosa c’è stato alla base di tutto?
La filologia è stata Galeotto nell’incontro di Heliseu con la donna che doveva diventare sua moglie e che gli avrebbe dato il suo unico figlio, c’è qualcosa di intrigante nella filologia, quella capacità di spiegare le parole che usiamo ogni giorno che conferisce un’aria un po’ magica anche se pure un poco pedante al professor Heliseu. Il quale poi si innamorerà come un adolescente di una ragazza francese che è venuta a sentire una sua lezione. Spigliata e provocante, Thérese (che non potrà non giocare sullo sbaglio di quell’accento con un professore di filologia), ‘giocherà’ con Heliseu, si servirà di lui, lo mollerà quando le farà comodo. E intanto anche la moglie avrà tradito Heliseu, con qualcuno del tutto inaspettato e insospettabile.
   Era morta, la moglie di Heliseu. Era intervenuta la polizia- è un ricordo assillante che gira in tondo nella mente di Heliseu in questa mattina di preparativi. Forse la morte di Monica è addirittura il nodo del romanzo, ricostruita a piccoli pezzi, immaginando o rivivendo interrogatori che sanno molto di letteratura di genere. Era caduta dal terrazzo mentre innaffiava le piante. Veramente per caso? Lui era veramente scivolato mentre cercava di trattenerla? C’era bagnato per terra? Chi aveva visto qualcosa? La domestica che è tuttora a servizio di Heliseu? Suo figlio, forse?

    L’amante, la moglie, il figlio- quante colpe ha da rimproverarsi, Heliseu, se vuole essere sincero, ora che il tempo stringe. Non il tempo che gli resta prima della cerimonia, ma il tempo da vivere. Il figlio era stato un cocco di mamma, Heliseu non gli aveva mai dedicato molta attenzione. Finché non lo aveva sorpreso insieme ad un ragazzo…Ora suo figlio vive negli Stati Uniti, gli ha scritto che lui e il suo compagno hanno adottato una bambina.
     Heliseu doveva pensare a qualcosa da dire con autocompiacimento nel momento in cui gli avrebbero consegnato il riconoscimento alla carriera e invece…Heliseu semi-vestito, che fa la doccia e si prepara ad uscire, ha messo a nudo anche la sua coscienza. Che vita piccola e meschina ha avuto. Incapace di prendere una posizione politica di fronte alla dittatura, incapace di generosità in amore, presente solo per condannare come padre, disprezzato dai colleghi, addirittura colpevole di un crimine, forse. Si è salvato almeno come professore? Chissà.
    Un romanzo toccante, poetico, colmo della tristezza della tragicità quotidiana della vita quando si è incapaci di uscire dalla mediocrità, quando si preferisce mentire anche a se stessi pur di negare la propria inettitudine, quando ci si rende conto che il sipario sta per calare sulla parola ‘fine’.




    
 



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