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riletture
autobiografia
Carlo Levi, “Cristo si è fermato a Eboli”
Ed. Einaudi, pagg. 245, Euro 5,50
E’ passato più di mezzo secolo da quando
lessi “Cristo si è fermato a Eboli” per la prima volta. La Basilicata era
lontana, allora, quanto lo è oggi l’America. E’ ancora lontana, a dire il vero.
Difficile da raggiungere per chi non guida o non vuole andare con l’automobile.
Ci si arriva con l’aereo fino a Bari e poi bisogna noleggiare un’auto. I treni
ad alta velocità propongono un servizio che abbina il treno con il pulmann.
Facilitano il viaggio, ma il tempo impiegato è superiore alle ore di un volo
Milano-New York. Matera sarà la capitale europea della cultura nel 2019 e di
certo non è neppure lontanamente paragonabile alla città descritta dalla
sorella di Carlo Levi, che vi sostò andando a trovare il fratello, al confino
ad Aliano (chiamata Gagliano nel libro) per attività antifascista negli anni
1935-36. Allora i Sassi- oggi ristrutturati, luogo di attrazione turistica con
il loro fascino antico e spettrale- apparivano
come abitazioni che non erano degne neppure del nome di ‘tuguri’.
Scavate nella montagna, ricevevano aria solo dall’apertura dell’ingresso.
Uomini, donne, bambini e bestie ci vivevano insieme. Le condizioni sanitarie,
come si può ben immaginare, erano spaventose.
La descrizione di Matera, fatta dalla
sorella di Carlo Levi e ripetuta poi da lui stesso quando ha occasione di
passare per la città, è centrale in questo romanzo autobiografico. E’ come se
la visione dell’umanità dolente che si aggira nei Sassi (formati come due
imbuti capovolti, come nelle raffigurazioni dell’Inferno dantesco- e non è un
caso) fosse l’apice, il concentrato di tutto quello che Carlo Levi ha visto
fino a quel momento a Grassano e a Gagliano dove è stato al confino, come se
fosse la fine di ogni speranza per questa terra e per questa gente. Se in una
cittadina, un capoluogo di provincia, si vive in questo modo, che cosa ci si
può aspettare dalle campagne? E’ raro che il titolo di un libro diventi così
emblematico come quello di Carlo Levi. Cristo si è fermato a Eboli, non è
andato più in là, Dio ha abbandonato la gente della Lucania alla miseria, alla
malaria, alle malattie curabili altrove ma non laddove non ci sono né medici
(quei pochi sono ‘medicaciucci’, svogliati e ignoranti, e Levi non riuscirà a
sottrarsi alla richiesta di curare gli ammalati anche se non ha mai esercitato)
né medicine, sostituite da filtri e pozioni, alla fame, alla sporcizia, alle
mosche, a quella terra bianca che non nutre i suoi figli.
C’è di che restare sconvolti per chi arriva
da Torino, come Carlo Levi. Eppure, a poco a poco, si instaura uno strano
legame di fiducia e di schivo affetto tra di lui (‘sei un cristiano buono’, gli
dicono) e i contadini del posto. Dei contadini ci si può fidare, dei cosiddetti
borghesi e degli uomini di chiesa, no. Quelli sono schietti e sinceri, questi
sono grezzi e meschini. Le donne, poi, sono come pipistrelli nei loro abiti
neri, rassegnate nella loro condizione di subalterne, di fattrici di figli,
confinate in una ignoranza assoluta. Lo Stato è assente, si parla ancora dei
briganti- a metà tra malfattori ed eroi.
Fa ancora male, rileggere il libro
(pubblicato per la prima volta nel 1945). Ci pare impossibile che questa sia
Storia, la nostra Storia che abbiamo dimenticato. “Cristo si è fermato a Eboli”
era ed è un libro importante, più che un romanzo è un libro-saggio sulla storia
politica, sociale ed economica di una parte d’Italia troppo spesso trascurata e
incompresa. Viene da domandarsi, dopo averlo letto, quanto la Basilicata sia
veramente cambiata, al di là dell’innegabile progresso portato dal tempo, quanto
si sia smosso di quella letale immobilità e rassegnazione descritte da Carlo
Levi. Un futuro ormai vicino darà la risposta.
Aggiungo una riflessione personale sul
libro in quanto oggetto: la mia copia è vecchia, mi fu regalata da uno studente
lucano. Ero studentessa anche io e ci eravamo incontrati in quello che oggi si
chiamerebbe uno stage di ricerca
scientifica- le ragazze che partecipavano allo stage erano state selezionate fra le regioni del Nord Italia, i
ragazzi dal Sud, facile capirne il perché in un tempo in cui difficilmente alle
ragazze sarebbe stato dato il permesso dalle famiglie per venire a Milano. Io
non sapevo nulla della Basilicata o Lucania e questo ragazzo che non ho mai più
visto voleva farmela conoscere. Ecco: la mia copia di “Cristo si è fermato a
Eboli” ha cristallizzato il ricordo di una persona in un tempo lontano. Qualcosa
che non è più possibile, che si è perso del tutto nell’era dell’ebook. Peccato.
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