Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
Marina Lewycka, “Breve storia dei trattori in lingua ucraina”Ed. Astoria, trad. Luigi Maria Sponzilli, pagg. 317, Euro
19,00
Non lasciatevi spaventare dal titolo del
libro, “Breve storia dei trattori in lingua ucraina”, perché questo romanzo è
una storia d’amore, anche se amore da una parte sola, buffa e tragica,
commovente e patetica. Un amore senile che conosce momenti di illusoria
felicità e di delusione straziante. E sì, c’è anche una breve storia dei trattori in lingua ucraina, e mai
avremmo creduto che la storia di un attrezzo agricolo potesse essere così
interessante, se raccontata in maniera così leggera, ad interpretare tutta la
storia socio-economica-politica di un paese, l’Ucraina, che ha sempre avuto
ambizioni di indipendenza pur facendo parte dell’Unione Sovietica.
Nikolaj Mayevsky ha 84 anni ed è vedovo da due anni, è emigrato in Inghilterra nel 1943 dall’Ucraina e adesso si è innamorato di una connazionale di 36 anni con un figlio adolescente. Quando comunica alle due figlie di volersi sposare, Vera e Nadja per una volta sono d’accordo che questo matrimonio debba essere impedito: è chiaro che Valentina, una biondona dalle grandi tette, mira alla cittadinanza britannica, a scuole d’élite per il figlio, ai soldi di quello che lei pensa sia un ricco vedovo.
E’ Nadja che racconta e riferisce lo
scambio di frenetiche conversazioni telefoniche tra lei e la sorella, tra loro
due e il padre, le lettere inviate al Ministero degli Interni, l’incontro con
Valentina. Ma ormai è cosa fatta, si sono sposati- come abbiano fatto a
sposarsi secondo il rito cattolico non si sa, visto che Valentina è divorziata
(ma lo è poi veramente?). Nikolaj cede a tutti i suoi desideri, che sono ordini
in realtà: una macchina, due macchine, una cucina nuova, conti telefonici alle
stelle. L’amore senile è cieco come l’amore adolescenziale. Finché- ben presto-
incominciano gli insulti di Valentina, coloratissimi, umilianti, sprezzanti.
Dice al marito che è “un inutile asino con il cervello bollito e il pene
raggrinzito”, “una reliquia di merda secca di una vecchia capra”, “un insetto
da schiacciare”, “un cadavere da mettere nella tomba”. E ancora, gli aggettivi
riservati ai suoi attributi sessuali sono, “molle e appiccicoso”, “moscio e
floscio”.
Dietro questa storia d’amore dagli esiti
prevedibili, il romanzo contiene altre storie, schegge di vita che affiorano
dai dialoghi, si nascondono tra le parole: la volgare e venale Valentina pensa
a suo figlio, vuole che studi a Cambridge perché - nel suo inglese
approssimativo- in Ucraina “solo opportunità per delinquenti e prostitute”, e,
quando la raggiunge in Inghilterra, l’ex marito ci illumina sulla condizione
dell’Ucraina, riserva di mano d’opera a basso costo per
Quella che era iniziata come una vicenda
tragicomica costruita sul modello tradizionale del vecchio rincoglionito che
viene abbindolato, diventa la storia più complessa di una famiglia, di un
paese, di una terra fertile derubata da Stalin, l’occasione per Nadja, l’unica
privilegiata dalla vita fra tutti i personaggi, di comprendere ed accettare che
i suoi genitori non sono stati degli eroi ma dei sopravvissuti. Che tutti, anche
Valentina, lottano per sopravvivere al meglio e con ogni mezzo.
La recensione è stata pubblicata dalla rivista letteraria Stilos.
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Marina Lewycka è nata da genitori ucraini in un campo profughi a Kiel, in Germania, ma è cresciuta e vive in Inghilterra, dove insegna alla Sheffield Hallam University. “Breve storia dei trattori in lingua ucraina” è il suo primo romanzo.
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