Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
love story
Alessia Gazzola, “La Costanza è un’eccezione”
Ed.
Longanesi, pagg. 304, Euro 19,00
Non c’è bisogno che vada a riguardare che
cosa ho scritto, parlando dei romanzi precedenti di Alessia Gazzola, sia quelli
che hanno per protagonista Alice Allevi, sia i due più recenti con Costanza- so
di ripetermi e non mi importa. Mi piacciono, i romanzi giallo-rosa di Alessia
Gazzola, perché sono leggeri ma intelligenti, sentimentali ma con brio. Attendo ogni nuovo libro, pregustando il piacere della lettura che,
immancabilmente, provo.
E
così è stato per “La Costanza è un’eccezione”, un romanzo che mi ha regalato
ore in cui ho dimenticato i problemi quotidiani.
Anche qui i filoni sono due e così pure i piani temporali. Nel filone ‘privato’ seguiamo le vicende di Costanza, della piccola Flora di quattro anni, e di Marco, il padre di Flora rimasto a lungo tale senza saperlo, perché la bambina era stata concepita in giorni spensierati a Malta dopo i quali lui era scomparso. Adesso Marco ha lasciato la fidanzata ‘storica’, proprio poco prima delle nozze, ma dice di trovarsi in una zona grigia di indecisione. Che sia innamorato della sua bambina con i capelli rossi è chiaro, non si sa se lo è altrettanto della mamma della bambina (pure lei con i capelli rossi).
Il filone ‘giallo’ è ambientato nella
Venezia del ‘600 ed è appassionante quanto la piccola storia famigliare di
Costanza. Ormai Costanza lavora come anatomopatologa a Venezia ma, quando gli
ex colleghi dell’Istituto di Paleopatologia di Verona le chiedono di
collaborare in una ricerca che è stata loro richiesta, non può fare a meno di
accettare. Primo, perché è l’occasione di guadagnare dei soldi extra, secondo,
perché avrà l’occasione di incontrare spesso il bel Marco.
Una chiesa di Venezia sta per essere interamente restaurata (Marco dirigerà il cantiere) e, approfittando dei lavori, la nobildonna veneziana Cassandra Almazàn vuole che vengano esaminati i resti dei suoi avi, vissuti nel Seicento e nel Settecento, conservati nella cripta. Non erano nati nobili, gli Almazàn. Erano mercanti spagnoli arricchiti che, pagando, erano diventati ‘nobili per soldi’. Su di loro erano circolate truci maldicenze. Si diceva che fossero in combutta con il diavolo (perché erano troppo ricchi), che fossero maledetti (ogni generazione perdeva quasi tutti i figli), che fossero vampiri. Questa, poi, è l’accusa più strana e sarà interessantissimo leggere, nel romanzo, le possibili spiegazioni mediche.
La storia d’amore di Costanza e Marco, raccontata con la solita vivacità e con quella leggerezza che ci fa sorridere per la simpatia del personaggio, ha la sua controparte con quelle di un’altra Cassandra Almazàn, vissuta nel Seicento e di sua sorella Lucrezia, morta giovanissima precipitando dal palco del teatro. “Venezia è una città dalla storia feroce”- è vero, ce ne rendiamo conto esaminando gli scheletri della cripta, leggendo, insieme a Costanza, le cronache della città che riportano tutte le morti e le presunte cause del decesso. C’erano anche i sepolcri di due bambini nella cripta- di che cosa erano morti? Poteva essere stata una malattia genetica quella che affliggeva gli Almazàn? (e noi pensiamo alla bimba Flora che si è solo rotta due ditini della mano) e poi c’era un sepolcro senza nome in cui il morto era stato sepolto a faccia in giù: perché? Era questo Innominato quello che era stato accusato di vampirismo?
Alessia Gazzola conosce la materia di cui
parla, sia che si tratti di dettagli medici sia che rispolveri la Storia e i
costumi di Venezia su cui si è documentata. Ed è una Storia affascinante e
molto interessante, quella della Serenissima in cui gli spagnoli sono ancora
guardati con sospetto e odio e ai nuovi ricchi non è sufficiente il possesso di
splendidi palazzi sul Canal Grande- vogliono fregiarsi di un titolo, Giacomo Almazàn
vuole che il suo cognome sia tramandato ai posteri anche se ciò significa
obbligare il marito della figlia ad abbandonare il suo, di cognome.
È proprio vero che questo romanzo conclude
una trilogia e che, dopo Alice, dobbiamo separarci anche da Costanza?
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