Voci da mondi diversi. Corea
la Storia nel romanzolove story
Juhea Kim, “Come tigri nella neve”
Ed.
Nord, trad. Emanuela Damiani, pagg. 368, Euro 18,00
Più di mezzo secolo di Storia della Corea
attraverso la storia di due protagonisti coreani e un ufficiale giapponese, nel
romanzo di Juhea Kim, scrittrice nata in Corea ma trasferitasi con la famiglia
negli Stati Uniti quando aveva nove anni.
1917. “Come tigri nella neve” inizia con una scena di caccia. Un uomo, affamato e infreddolito, spera di uccidere qualche animale per nutrire la sua famiglia. Nevica, lui è sempre più debole, si sdraia nella neve e morirebbe se non fosse salvato da un gruppo di soldati giapponesi che si sono persi sulla montagna. In realtà è lui, poi, che salva i giapponesi, non solo indicando loro la strada ma mettendo in fuga una grossa tigre e- in questo continuo scambio di ‘chi salva chi’- il capitano Yamada interverrà in suo favore quando il maggiore Hayashi vorrebbe eliminarlo e gli regalerà addirittura il suo portasigarette d’argento.
È un prologo in cui troviamo parecchi degli
elementi che serviranno da leit-motiv nel corso della narrativa. La splendida
tigre, animale di una specie in via di estinzione, e il monito che la riguarda,
non uccidere mai una tigre a meno che lei
non voglia uccidere te, che potrebbe estendersi alla prepotenza di popoli
invasori; la miseria dei coreani; le figure antitetiche dei due giapponesi;
quell’oggetto d’argento che, come nelle fiabe, servirà da riconoscimento alla
fine del libro insieme ad un altro oggetto, un anello dato da una donna.
Jung-ho è il figlio del cacciatore nella
neve. Dopo la morte del padre andrà a Seul dove si unirà a una banda di
ragazzini di strada che vivacchiano arrangiandosi, taglieggiando- e sono pagine
che fanno una strana impressione, ricordano, a migliaia di chilometri di
distanza e in un altro secolo, le vicende di “Oliver Twist” o di altri libri di
Dickens nei sobborghi squallidi di Londra o quelle dei bambini di Bucarest di
Florina Ilis.
Jade è ancora una bambina quando viene venduta dalla madre per diventare apprendista di una cortigiana. A vederla ora sembra impossibile, eppure Jade diventerà una giovane donna di grande fascino, calcherà le scene, si arricchirà.
Le strade di Jung-ho e di Jade si
incrociano, per lui lei è più che un’amica, per tutta la vita sarà convinto che
gli è destinata. Ma Jade ha in cuore un altro…
Una parte del libro segue le vicende dei giovanissimi protagonisti che diventano adulti nella Corea occupata dai giapponesi. Un’altra parte, più interessante e però non molto approfondita, ci racconta dei movimenti clandestini per ostacolare il governo giapponese. Altri protagonisti avanzano sulla scena- coreani che non vogliono impegnarsi e mettere in pericolo le loro ricchezze e altri invece che rischiano la vita in nome della libertà della patria, giapponesi spadroneggianti e odiosi e altri invece (riappare Yamada, aumentato di grado e infine di servizio in Manciuria durante gli ultimi giorni della seconda guerra mondiale) consapevoli di calpestare l’indipendenza di un popolo.
L’attenzione della scrittrice è puntata su
una piccola parte della società coreana, sull’ambiente (o vogliamo chiamarlo
‘il fenomeno’?) delle cortigiane che oggi si chiamerebbero escort. Si
sottolinea il tipo di studi che fanno, incluso la musica, il canto, la danza,
perfino un accenno di lingue straniere, l’importanza di avere fascino più
ancora che bellezza, si glissa con eleganza su quello che gli viene richiesto.
Il loro è un mondo lontano dalla lotta quotidiana dei ragazzini di strada per
sopravvivere, così come pure dalla politica che, se le coinvolge, è sempre su
un piano personale.
Avremmo
desiderato qualcosa di più da questo romanzo che sembrava promettere molto e
che invece non ci soddisfa del tutto, anche per una narrativa a tratti eccessivamente
lenta.
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