Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
Leo Giorda, “L’angelo custode”
Ed.
Ponte alle Grazie, pagg. 272, Euro 16,00
Giacomo
Chiesa, vicequestore .
Adriano Scala, soprannominato Woodstock, insegnante elementare, hippie fuori tempo.
Claudio
Gatto, musicista la cui carriera è stata stroncata da una pesante accusa.
Sono
questi i tre personaggi principali del romanzo ‘giallo’ dell’esordiente
scrittore Leo Giorda. E hanno tre nomi che, in qualche maniera, sono
indicativi.
Il vicequestore Chiesa è un poliziotto
tutto d’un pezzo, allineato sulla destra in quanto ad idee politiche, molto
attento all’abbigliamento, tutto lavoro e famiglia (finché si rende conto che
il suo rapporto coniugale è una mera facciata).
Il soprannome di Adriano Scala, Woodstock, parla da sé. Per lui è come se fossero ancora gli anni ‘70- sia per come si veste, sia per le sue preferenze musicali, sia per il liberale consumo di sostanze stupefacenti. Per Woodstock l’uso di droga è necessario- si giustifica dicendo che, solo sotto l’influsso degli stupefacenti, il suo intelletto ha una sorta di illuminazione, ha delle intuizioni, quasi delle visioni per cui riesce a trovare tracce di quello che altri non vedono. È un personaggio che ricorda da vicino il mitico Sherlock Holmes e fa pensare anche ad un nuovo personaggio apparso di recente sulla scena letteraria del giallo in un romanzo di David Lagercrantz.
Quanto al povero Gatto, proviamo
compassione per lui e le sue mosse coraggiose finali, dopo una presa di
coscienza dolorosa ma risolutiva, ci fanno piacere. È il capro espiatorio per
eccellenza- in passato quando era stato accusato ingiustamente di pedofilia ed
ora, quando il cadavere di un ragazzino viene trovato nei pressi della sua
abitazione ed è facile indicare lui come il colpevole, nonostante il suo alibi.
Quello del ragazzino è un corpo senza
testa, un delitto atroce. Ci vuole l’intervento di Woodstock, a cui Gatto si
rivolge anche se sa benissimo che è un detective dilettante, per scoprire che
altri tre ragazzi sono scomparsi di recente a Roma, e tutti erano orfani e
ospiti di istituti religiosi.
Siamo a Roma, badate bene. Una Roma vivissima di quartieri popolari accanto a case gentilizie. E al Vaticano. Se i ragazzi erano ospitati in istituti religiosi, bisogna passare dal Vaticano per avere permessi di colloqui e indagini. Sarà possibile?
“L’angelo custode” è un buon esordio, porta
una ventata di novità sulla scena. Sono nuovi, anche se non originalissimi, i
personaggi che animano la trama. Piace Woodstock, il “Sherlock Holmes tossico”
(è Gatto che lo definisce così), pur con qualche tratto di ingenuità (sperando
che nessun lettore provi ad emularlo per vedere se l’effetto delle droghe dia
anche lui l’illuminazione). Piace anche Chiesa, soprattutto alla fine, quando
dimostra che è capace di cambiare. Piace Gatto che impara che non è mai troppo
tardi per far valere le sue ragioni e portare avanti quella che sembra
un’impresa impossibile- denunciare la polizia. Piace il modo in cui sono
costruiti i personaggi, con dei flashback che aiutano a capire il loro
evolversi. Piace l’attenzione puntata su un crimine odioso in cui le vittime
sono scelte oculatamente tra chi non ha voce, perché non c’è nessuno toccato
dalla sua scomparsa. Piace lo stile della narrazione che sembra ridere di se
stessa, con un tono scanzonato e autoironico che si addice perfettamente al
protagonista fricchettone dietro cui indoviniamo qualche aspetto del giovane
scrittore stesso (lungi da me il pensare che Leo Giorda faccia uso di droghe
per cercare ispirazione!).
Piace infine Roma, la Roma di Trastevere e
non quella di via Condotti o dei fasti imperiali, percorsa con il mezzo
scalcinato motorino di Woodstock- sembra una parodia di Gregory Peck in "Vacanze
Romane".
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