mercoledì 7 settembre 2022

Enrico Deaglio, “Qualcuno visse più a lungo” ed. 2022

                                                                     Casa Nostra. Qui Italia

              romanzo-saggio

Enrico Deaglio, “Qualcuno visse più a lungo”

Ed. Feltrinelli, pagg. 288, Euro 18,05

 

    Agghiacciante. Non mi viene in mente nessuna altra parola per definire il romanzo-saggio di Enrico Deaglio, “Qualcuno visse più a lungo”. Incalzante come un thriller, con un numero di morti ammazzati superiore a quello di qualunque thriller, con una trama criminale vasta come quella dei migliori thriller nordici e tuttavia con la costante consapevolezza che questa non è invenzione, che non possiamo schermarci dietro l’illusione che questo è un romanzo e che no, queste cose non succedono in realtà. Perché è tutto vero e ci riguarda, ci tocca da vicino. Questa è la nostra Storia, anche se non vorremmo.

    I primi a capire tutto- a capire che i Graviano avevano vinto- furono i ragazzi e i ragazzini di Brancaccio.

  Insieme a loro, don Pino Puglisi, che li vide sfrecciare davanti alla chiesa, felici e rombanti sugli scooter, ed ebbe un presagio.

i fratelli Graviano

   Inizia così, verso le cinque della sera della domenica 19 luglio 1992, quando il magistrato Paolo Borsellino perse la vita nell’attentato di Via Amelio. Solo due mesi prima, il 23 maggio, Giovanni Falcone, il giudice che aveva portato alla sbarra 475 tra boss e gregari di Cosa Nostra, era morto in un attentato ancora più scenografico (mi si permetta questo aggettivo per un allestimento mortale impensabile). Da quella sera di luglio Giuseppe Graviano comandava Brancaccio, era lui il Capo. E nessuno sapeva di lui. Fu arrestato nel gennaio del 1994, a Milano. Era in un ristorante (alla moda, manco a dirsi) con il fratello e le rispettive fidanzate. Fu la fine di un’epoca. Resta la domanda: come è stato possibile che l’attenzione non sia mai stata focalizzata sui fratelli Graviano?

il Brancaccio

   È questa epoca, iniziata dopo la fine della guerra, che Enrico Deaglio scansiona nel suo libro, insieme alle vicende che hanno visto i Graviano dirigere nell’ombra. Una carrellata di nomi, di luoghi, di patteggiamenti e di accordi- e non solo in Italia, perché gli Stati Uniti sono coinvolti in questa Storia che riguarda non solo la colonia mafiosa che aveva messo radici oltre Atlantico, ma anche alti esponenti del governo-, di traffici di droga di proporzioni enormi, di morti, un numero incredibile di morti (ricordo un numero, ad un certo punto- diecimila-, che poi aumenterà). È questo che sconvolge il lettore comune, l’omicidio come soluzione, l’eliminazione fisica eseguita con l’indifferenza con cui si ammazzerebbe una mosca.


Una pagina dopo l’altra accumula nomi di personaggi in vista (Andreotti, sette volte presidente del Consiglio, primo fra tutti, il sempre scagionato Berlusconi e poi perfino esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti), attentati e crimini di ogni tipo, incluso quello di depistaggio, collusioni tanto più incredibili quanto in apparenza al di sopra di ogni sospetto, il tutto documentato, il tutto trattato con uno stile che sfrutta l’ironia per attenuare la drammaticità dei fatti di mezzo secolo in cui era come se l’Italia si fosse sdoppiata- ‘loro’ e noi. ‘Loro’ che giganteggiano con i loro delitti e noi lillipuziani che abbiamo vissuto e che viviamo in un universo parallelo, che proviamo orrore per gli echi che ci arrivano, che facciamo fatica a capire quello che è accaduto e che accade, perché è al di là della nostra portata, al di là della nostra operosità quotidiana.

    Da leggere. Per sapere.



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