Voci da mondi diversi. Canada
il libro ritrovato
Helen Humphreys, “Il
giardino perduto”
Ed. Playground, trad. Carlotta Scarlata, pagg. 193, euro
14,00
Bellissimo. Di una bellezza straziante. E non
sembri strano che accosti due parole in contrasto tra di loro per esprimere il
mio giudizio su “Il giardino perduto” della scrittrice canadese Helen Humphreys,
perché l’equilibrio di questa opposizione di termini è proprio quello del
giardino ideale (metafora della vita stessa) come è ambito dalla protagonista:
ordinato e selvaggio- è così che Gwen vorrebbe il ‘suo’ giardino.
E’ il 1941. I
tedeschi bombardano Londra. Gwen, esperta botanica, trentacinquenne, scialba e
bruttina, lascia Londra per dirigere il lavoro di sette ragazze (tutte
agricoltrici volontarie della Land Army, come lei) in una tenuta nel Devon. E’
un modo per partecipare allo sforzo bellico, riconvertendo le coltivazioni dei
giardini in altre che diano prodotti commestibili in questi anni di fame.
Zappare e coltivare patate sarà l’unica cosa che farà ricordare alle ragazze
che il paese è in guerra, così come la presenza di soldati canadesi alloggiati
nella villa della tenuta in attesa di essere chiamati al fronte. Persino
l’oscuramento è un di più- gli aerei tedeschi non turbano la quiete delle notti
a Mosel.
Appena Gwen arriva
a Mosel, le ragazze le appaiono tutte insignificanti. Tutte tranne una, Jane.
Gwen darà un soprannome ad ognuna delle altre sei, le chiamerà con il nome di
una patata. Quale scelta migliore dei vari tipi del tubero che è un alimento di
per sé insipido ma nutriente, per delle giovani che coltivano patate? Eppure,
con il passare dei giorni, ogni ‘patata’ rivelerà qualcosa di se stessa che ne
farà un’identità precisa a cui Gwen si affeziona. Mentre Jane, Jane è speciale.
Jane è quasi la controparte di Gwen. Soffrono entrambe. Jane per quello che ha
avuto e ha perso: il suo fidanzato è dato per disperso in azione. Jane vuole
tenerlo in vita con il suo amore, lei stessa vive solo di quello. Quando
arriverà la notizia della sua morte certa, l’anoressia latente di Jane è
giustificata dalla sua mancanza di volontà di vivere. Gwen soffre per quello
che non ha mai avuto: né l’affetto di una madre che la considerava un peso, e
tantomeno l’amore di un uomo. Gwen si fa delle illusioni sul bel capitano Raley,
non immagina neppure perché lui sembri cercare la sua compagnia, fra tutte le
altre. Quando lo saprà, sarà come se un uragano fosse passato sul suo giardino.
Perché Gwen ha scoperto un giardino segreto nella tenuta, un
giardino che parla un linguaggio fiorito che lei è capace di interpretare, che
è diviso in tre parti che riassumono l’intera esperienza d’ amore: il Giardino
del Desiderio, quello della Perdita e quello della Fedeltà. Questa, attraverso
il desiderio, la perdita e la fedeltà, è la storia d’amore di Jane, ma anche
del capitano Raley, sarà quella di Gwen, e di chi altro la è stata? chi ha
creato questo giardino scegliendo i fiori che racchiudessero il significato dei
sentimenti? C’è una continuità temporale fissata nel giardino, nei fiori che
rinascono ad ogni stagione, fedeli all’intento per cui sono stati seminati
durante un’altra guerra. Un tratto di penna ha cancellato i nomi dei
giardinieri di allora, ed ora la morte ha colpito da vicino i visitatori del
giardino di questo nuovo tempo di guerra.
Le descrizioni che
Gwen fa del giardino sono in parole che accarezzano i fiori, che fanno
esplodere la visione magica davanti ai nostri occhi: è come se l’aspetto poco
attraente di Gwen nascondesse il giardino nascosto della sua anima.
Mi capita di rado
di iniziare a parlare di un libro anticipandone il giudizio. Quando avviene è
perché il libro mi si è infilato nella mente, illuminandola. “Il giardino perduto”
è un libro imperdibile e straordinario.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
a breve leggerete sul blog la recensione del nuovo libro di Helen Humphreys, "Il canto del crepuscolo"
Nessun commento:
Posta un commento