Voci da mondi diversi. Asia
FRESCO DI LETTURA
Anita Nair, “L’alfabeto delle spezie”
Ed.
Guanda, trad. F.Diano, pagg. 178, Euro
15,00
Una casa in una piantagione di tè nel sud
dell’India.
Una casa più piccola- serviva da alloggio
per il custode, quando il proprietario era un inglese- ai margini del giardino,
si può vedere dalla finestra dell’abitazione più grande.
Una giovane donna sulla trentina. Si
chiama Lena. La cuoca tuttofare la chiama Leema, è stata per lei una seconda
madre.
Il marito di Lena, l’uomo senza nome
chiamato solo e sempre KK.
Un famoso attore, Shoola Pani, che ha
preso in affitto la casetta nel verde. Ha bisogno di pace e di isolamento. E’
in fuga dai fastidi della notorietà.
Komachi, la cuoca tuttofare, l’unico
personaggio che narra in prima persona, l’occhio esterno che guarda, osserva,
percepisce quanto sta accadendo e segue il racconto con una sua narrazione
personale sul filo delle spezie, così essenziali nella cucina indiana, così
ricche non solo di sapore ma anche di significato.
Se questi sono gli ingredienti, è più
facile indovinare lo sviluppo della trama di quanto non sia prevedere la
preparazione di un piatto leggendo le ricette di Komachi alla fine del libro.
Si aggiunga che sappiamo subito che il matrimonio di Lena e KK è un affare ‘tranquillo’,
che lei lo ha sposato senza amarlo razionalizzando il principio alla base di
tutti i matrimoni combinati di tutti i tempi : meglio la stima e un tiepido
affetto, meglio una calma sicurezza un poco monotona al fuoco divorante della
passione che tutto brucia e lascia le ceneri dietro di sé. Il fatto che Shoola
Pani sia famoso, che metà della popolazione femminile indiana darebbe qualunque
cosa per avere un suo autografo, per non dire per essere fotografata vicino a
lui, non c’entra per nulla nella folgorazione di Lena al primo incontro. Sono
poco più di una ventina di giorni di una storia prima fatta soltanto di romantiche
passeggiate e poi di sesso come mai Lena avrebbe creduto possibile. Con il
dubbio costante, tuttavia- starà recitando, lui? sono parole di qualche film
che gli ritornano sulle labbra?
La storia d’amore di Lena e Shoola Pani
sarebbe adatta per lo schermo di Bollywood, ma c’è l’altra narrativa parallela
in forte contrasto con questa e letteralmente radicata alla terra, quella di akka, la ‘tata’, la cuoca che inizia
ogni suo capitolo parlandoci di una qualche erba o spezia con il pretesto di
memorizzare l’alfabeto collegando ogni lettera con il nome di qualcosa che le
venga facile ricordare. Nel suo racconto c’è tutta una saggezza popolare di
vecchie credenze e proprietà curative attribuite agli alimenti ma, mentre
procede scandendo ogni lettera dell’alfabeto, raccontandoci del grande amore
della sua vita che è stato interrotto proprio a causa di Lena, osservando il
cambiamento che si opera in quella che era stata la bambina affidata alle sue
cure e la cui freddezza non aveva mai saputo capire, comprendiamo che le spezie
sono anche quel non so che che differenzia l’affetto dall’amore, sono quello
che dà gusto ai cibi e la luce che illumina lo sguardo di chi prova la
passione, la cura di lievi malesseri e la pace sazia dell’anima.
“L’alfabeto delle spezie” è un romanzo
leggero, piacevole, ben scritto. Si legge in un paio di ore, è una gradita
distrazione estiva.
E' già il mio terzo romanzo di un'autrice indiana e, come già i precedenti, mi ha incantato. Queste donne hanno la capacità di miscelare freschezza e sapienza millenaria in un insieme estremamente piacevole.
RispondiEliminaIn questo libro ho apprezzato la delicatezza in cui l'attrazione crescente fra i due protagonisti prende forma, momento dopo momento. Tuttavia, a conquistarmi davvero è la voce narrante di Komachi,dotata di uno spiccatissimo senso di osservazione e di una
sottile ironia che bilanciano il disincanto di una vita spesso complicata ma certamente tutto tranne che insipida.
E' già il mio terzo romanzo di un'autrice indiana e, come già i precedenti, mi ha incantato. Queste donne hanno la capacità di miscelare freschezza e sapienza millenaria in un insieme estremamente piacevole.
RispondiEliminaIn questo libro ho apprezzato la delicatezza in cui l'attrazione crescente fra i due protagonisti prende forma, momento dopo momento. Tuttavia, a conquistarmi davvero è la voce narrante di Komachi,dotata di uno spiccatissimo senso di osservazione e di una
sottile ironia che bilanciano il disincanto di una vita spesso complicata ma certamente tutto tranne che insipida.