sabato 11 luglio 2015

Anita Nair, “L’alfabeto delle spezie” ed. 2015

                                                   Voci da mondi diversi. Asia
FRESCO DI LETTURA


Anita Nair, “L’alfabeto delle spezie”
Ed. Guanda, trad.  F.Diano, pagg. 178, Euro 15,00

     Una casa in una piantagione di tè nel sud dell’India.
     Una casa più piccola- serviva da alloggio per il custode, quando il proprietario era un inglese- ai margini del giardino, si può vedere dalla finestra dell’abitazione più grande.
     Una giovane donna sulla trentina. Si chiama Lena. La cuoca tuttofare la chiama Leema, è stata per lei una seconda madre.
     Il marito di Lena, l’uomo senza nome chiamato solo e sempre KK.
     Un famoso attore, Shoola Pani, che ha preso in affitto la casetta nel verde. Ha bisogno di pace e di isolamento. E’ in fuga dai fastidi della notorietà.
    Komachi, la cuoca tuttofare, l’unico personaggio che narra in prima persona, l’occhio esterno che guarda, osserva, percepisce quanto sta accadendo e segue il racconto con una sua narrazione personale sul filo delle spezie, così essenziali nella cucina indiana, così ricche non solo di sapore ma anche di significato.

      Se questi sono gli ingredienti, è più facile indovinare lo sviluppo della trama di quanto non sia prevedere la preparazione di un piatto leggendo le ricette di Komachi alla fine del libro. Si aggiunga che sappiamo subito che il matrimonio di Lena e KK è un affare ‘tranquillo’, che lei lo ha sposato senza amarlo razionalizzando il principio alla base di tutti i matrimoni combinati di tutti i tempi : meglio la stima e un tiepido affetto, meglio una calma sicurezza un poco monotona al fuoco divorante della passione che tutto brucia e lascia le ceneri dietro di sé. Il fatto che Shoola Pani sia famoso, che metà della popolazione femminile indiana darebbe qualunque cosa per avere un suo autografo, per non dire per essere fotografata vicino a lui, non c’entra per nulla nella folgorazione di Lena al primo incontro. Sono poco più di una ventina di giorni di una storia prima fatta soltanto di romantiche passeggiate e poi di sesso come mai Lena avrebbe creduto possibile. Con il dubbio costante, tuttavia- starà recitando, lui? sono parole di qualche film che gli ritornano sulle labbra?

      La storia d’amore di Lena e Shoola Pani sarebbe adatta per lo schermo di Bollywood, ma c’è l’altra narrativa parallela in forte contrasto con questa e letteralmente radicata alla terra, quella di akka, la ‘tata’, la cuoca che inizia ogni suo capitolo parlandoci di una qualche erba o spezia con il pretesto di memorizzare l’alfabeto collegando ogni lettera con il nome di qualcosa che le venga facile ricordare. Nel suo racconto c’è tutta una saggezza popolare di vecchie credenze e proprietà curative attribuite agli alimenti ma, mentre procede scandendo ogni lettera dell’alfabeto, raccontandoci del grande amore della sua vita che è stato interrotto proprio a causa di Lena, osservando il cambiamento che si opera in quella che era stata la bambina affidata alle sue cure e la cui freddezza non aveva mai saputo capire, comprendiamo che le spezie sono anche quel non so che che differenzia l’affetto dall’amore, sono quello che dà gusto ai cibi e la luce che illumina lo sguardo di chi prova la passione, la cura di lievi malesseri e la pace sazia dell’anima.

       “L’alfabeto delle spezie” è un romanzo leggero, piacevole, ben scritto. Si legge in un paio di ore, è una gradita distrazione estiva.  


2 commenti:

  1. E' già il mio terzo romanzo di un'autrice indiana e, come già i precedenti, mi ha incantato. Queste donne hanno la capacità di miscelare freschezza e sapienza millenaria in un insieme estremamente piacevole.
    In questo libro ho apprezzato la delicatezza in cui l'attrazione crescente fra i due protagonisti prende forma, momento dopo momento. Tuttavia, a conquistarmi davvero è la voce narrante di Komachi,dotata di uno spiccatissimo senso di osservazione e di una
    sottile ironia che bilanciano il disincanto di una vita spesso complicata ma certamente tutto tranne che insipida.

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  2. E' già il mio terzo romanzo di un'autrice indiana e, come già i precedenti, mi ha incantato. Queste donne hanno la capacità di miscelare freschezza e sapienza millenaria in un insieme estremamente piacevole.
    In questo libro ho apprezzato la delicatezza in cui l'attrazione crescente fra i due protagonisti prende forma, momento dopo momento. Tuttavia, a conquistarmi davvero è la voce narrante di Komachi,dotata di uno spiccatissimo senso di osservazione e di una
    sottile ironia che bilanciano il disincanto di una vita spesso complicata ma certamente tutto tranne che insipida.

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