sabato 4 luglio 2015

Helen Humphreys, “Coventry”

                                           Voci da mondi diversi. Canada
                                                          il libro ritrovato

Helen Humphreys, “Coventry”
Ed. Playground, trad. Carlotta Scarlata, pagg. 154, Euro 13,00

   La storia della seconda guerra mondiale è una storia di bombardamenti a tappeto, in una sequenza temporale dagli effetti sempre più tragicamente mortali. Spagna, Guernica, 26 aprile 1937: durante la guerra civile che fu l’atto preparatorio per la guerra in Europa. Inghilterra, Coventry, 14 novembre 1940: furono sganciate 500 tonnellate di bombe e 30.000 spezzoni incendiari. Germania, Dresda, 14 e 15 febbraio 1945: 1478 tonnellate di bombe solo il primo giorno. Giappone, Hiroshima, 6 agosto 1945: la prima bomba atomica che mise fine alla guerra.
    Il tema della seconda guerra mondiale non è nuovo a Helen Humphreys, scrittrice e poetessa canadese. La guerra, la tensione e la paura, lo spiare il cielo in attesa di aerei nemici, l’euforia dell’azione e poi il confronto brutale con la realtà della perdita e della morte erano già comparsi nel suo straordinario romanzo “Il giardino perduto” in cui il giardino, nascosto, ritrovato, interpretato attraverso i suoi fiori, era una metafora d’amore e pace. “Il giardino perduto” si svolgeva in un luogo idilliaco lontano dalle città- ci si poteva quasi illudere che non ci fosse nessuna guerra. In “Coventry” la guerra è lì, subito, con Harriet che, nella fredda notte di luna piena del 14 novembre 1940, sale sul tetto della cattedrale in sostituzione del suo vicino di casa che fa parte della schiera di guardie antincendio. Harriet fa in tempo ad ammirare la vista spettacolare da quell’altezza quando avvista anche la macchia arancione del fuoco all’orizzonte: le fabbriche di Coventry, appena fuori dalla città, sono state le prime ad essere colpite.

   Il romanzo della Humphreys- una notte di fuoco a Coventry- ha tre personaggi principali e ne segue i passi in quella notte. Harriet è una donna sola: aveva diciotto anni nel 1914, quando l’altra guerra era iniziata. Anche suo marito aveva diciotto anni; erano sposati da due mesi quando lui si era arruolato ed era stato mandato in Francia. Due mesi dopo era arrivato il telegramma: disperso. Anche Jeremy, il giovane poco più che ventenne che Harriet incontra mentre tutti stanno cercando disperatamente un rifugio nella città sotto attacco, fa parte della squadra antincendio sul tetto della cattedrale: non è stato arruolato perché daltonico. Maeve, sua madre, si trovava in un pub e passava il tempo disegnando, quando era suonato l’allarme: per uno di quei strani casi della vita aveva già incontrato brevemente Harriet nel 1914, erano salite insieme su uno dei primi autobus a due piani di Londra.
   Non si conosce se stessi e non si conoscono gli altri fino al momento di estremo pericolo. Fino a quando si cammina sul filo teso tra vita e morte e non si è soli, non si può badare solo a se stessi, bisogna decidere che cosa sia giusto fare, che cosa sia più importante fare- se per se stessi prima di tutto, o per gli altri. Jeremy non ha dubbi, nella sua generosa giovinezza. E’ un duplicato di Owen, il marito di Harriet, con una maggiore consapevolezza, però. Owen non sapeva che cosa lo aspettava, Jeremy lo sa. E trascina con sé Harriet in un percorso attraverso la città sventrata in cui solo la pietas può offrire ancora qualche speranza ad una umanità colpita a morte. Maeve pensa unicamente a suo figlio, cerca soltanto lui.


     La narrativa della Humphreys è stranamente poetica nella sua concisione. Si concentra sugli orrori della notte del 14 novembre concedendosi un flashback al 1914 (Owen che parte baldanzoso), al 1919 (il pellegrinaggio di Harriet a Ypres rasa al suolo) e un balzo nel futuro, nel 1962, quando viene inaugurata la nuova cattedrale di Coventry con fasci di luce che si tinge di blu attraverso le vetrate moderne. Termina con un flash su Maeve che si è rifugiata nelle isole Aran. Quale luogo migliore di queste isole mai toccate dalla guerra, via dalla pazza folla, sospese tra cielo e oceano?

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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