Voci da mondi diversi. Francia
romanzo storico
Mathieu Belezi, “Attaccare la terra e il sole”
Ed. Gramma Feltrinelli, trad. Maria Baiocchi, pagg. 144,
Euro 15,20
Combattere la terra, quella dura e avara,
così diversa da quella scura e grassa della Francia. Combattere un sole
spietato che avvizziva le piante e la pelle dei coloni. Erano queste le due
battaglie che erano chiamati a combattere i francesi inviati in Algeria a metà
del 1800, allettati dalla promessa della terra, con sogni di ricchezza. Della
terza battaglia, quella più dura, contro gli algerini che li vedevano come
invasori, i coloni non sapevano nulla.
Sono due le voci narranti in questo spietato e tragico romanzo, due voci incalzanti che sembrano neppure prendere fiato, quasi che temano scada il tempo a loro concesso per raccontarci quello che succede. Una è la voce di Séraphine, arrivata in Africa con il marito e tre figli. Aveva convinto anche la sorella ad unirsi a loro. L’altra voce è di un soldato. La voce di Séraphine è quella della donna eterna vittima della guerra, dilaniata dalla paura di perdere i suoi cari, di essere lei stessa un triste bottino di guerra. Quella del soldato si afferma subito con la prepotenza del conquistatore, con l’affermazione, ‘non siamo angeli’, ripetuta quasi ci fosse bisogno di autogiustificarsi, oppure di vantarsi, per azioni di estrema violenza. Ma, forse, anche la voce del soldato è quella di una vittima, di un uomo che deve ubbidire agli ordini qualunque cosa la sua coscienza gli detti.
Il tempo è inclemente, i coloni hanno
alloggi di fortuna, il colera falcia le prime vittime, il cimitero si riempie
di croci- dove è la terra promessa? Se non fossero partiti…Non c’è famiglia che
non pianga i suoi morti.
I francesi- gli invasori- non hanno nessuna comprensione verso gli indigeni del posto. Anzi, manifestano per loro il massimo disprezzo, quasi fossero dei subumani. Ostentano arroganza e prepotenza nell’esigere che le donne siano consegnate per soddisfare le loro basse esigenze, rotola una testa quando un anziano, con dignità e rispetto, afferma che le loro donne non si toccano.
Passa il tempo e i coloni si illudono che
il peggio sia passato. E invece il peggio si sta preparando, un peggio in cui a
violenza si risponde con violenza, scorre il sangue di soldati e di civili.
Come accade in tutte le storie di colonialismo, con la visione di oggi è
difficile non parteggiare per chi difende la propria terra, per non considerare
usurpatori quelli che si trincerano dietro l’interessato e fanatico interesse
di parte, considerandosi portatori di civiltà.
Un romanzo potente, con una narrativa
lapidaria, che si aggiunge alla storiografia di guerra, alla protesta contro
tutte le guerre, quelle di invasione, soprattutto.
Solo
nel 1962 l’Algeria riacquistò l’indipendenza e la Francia non ha mai fatto
ammenda per i crimini commessi nei 132 anni di colonizzazione.
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