Casa Nostra. Qui Italia
anni di piombo
Ennio Tomaselli, “Uno come tanti”
Ed.
Manni, pagg. 336, Euro 18,05
Fabrizio Martini. Vive a Torino, ha poco
più di trent’anni. Ha sempre voluto fare il magistrato e adesso sosterrà
l’esame a cui si è preparato con una compagna di università che è diventata la
sua ragazza. Inspiegabilmente sua madre lo osteggia- è solo perché vuole che
lui lavori insieme a lei nel suo studio di avvocato?
Poi succede l’imprevisto. Durante una gita
in montagna suo padre scivola lungo un dirupo e muore. O forse sarebbe meglio
dire che il marito di sua madre muore, perché viene fuori che è stato
impossibile fargli una tempestiva trasfusione per via di un gruppo sanguigno
raro. Quindi quell’uomo buono che era sempre stato un sostegno per lui, che gli
aveva sempre dato affetto quasi a colmare il vuoto di quello che non gli dava
sua madre, non poteva essere suo padre. Chi era, allora il vero padre
biologico?Tribunale di Torino
La madre finirà per dirglielo, tra improperi
e insulti rivolti sia a Fabrizio sia a Matteo Lorusso, il marito di cui era
stata dichiarata la morte presunta. Era stato un magistrato negli anni ’70 e
’80, aveva esercitato a Torino e in Calabria, poi era scomparso. Si era
suicidato? Il corpo non era mai stato trovato. Possibilissimo che fosse ancora
vivo. All’epoca della scomparsa non sapeva neppure che la moglie fosse incinta,
Fabrizio era nato alla fine del 1989 senza che il padre sapesse alcunché di
lui.
Il romanzo di Ennio Tomaselli (laureato in
Giurisprudenza, giudice del tribunale per minorenni di Torino e pubblico
ministero presso tale ufficio) prende l’avvio da qui in una sorta di romanzo di
formazione tardiva che è nello stesso tempo la storia della ricerca di un
padre, sia come figura fisica sia- e forse ancora di più- come ‘persona’, e la
storia d’Italia attraverso la storia della magistratura in anni violenti e
oltremodo difficili in cui molto si nascondeva dietro una verità apparente ed
era meglio non fidarsi di nessuno. Se ti fidavi, venivi colpito alle spalle.
Quello che compie Fabrizio è un percorso
doloroso. Intanto supera gli scritti del concorso a cui teneva molto e questo
incide, paradossalmente sulla sua vita sentimentale che è quasi una storia
parallela. Perché la fidanzata, influenzata dalla famiglia della borghesia bene
di Torino, non vede di buon occhio la ricerca di un padre che sembra essere
stato un magistrato ambiguo (era stato in collusione con i terroristi, forse?),
e Fabrizio è attratto da una estroversa ragazza siciliana conosciuta all’esame,
l’esatto opposto delle nordica fidanzata o ex-fidanzata. Fabrizio incontrerà
molte persone che hanno conosciuto suo padre, ex magistrati, avvocati,
poliziotti.la Sila
Andrà in Calabria seguendo le tracce- molto labili, a dire il vero-
del padre di cui gli viene consegnato un diario e un racconto. Fabrizio è
sempre più confuso e perplesso, le pagine del diario rivelano un uomo che non è
affatto ‘uno come tanti’. Anzi, è un uomo di grande integrità e dirittura
morale. La sua fede nella giustizia non poteva che scontrarsi con la giustizia
rimaneggiata che a volte è costretto ad accettare. È un uomo che si schiera con
le vittime di sentenze ingiuste, che è capace di giudicare innocente un
camorrista dall’accusa di qualcosa per cui non è colpevole. E che cosa voleva
dire con quel racconto che palesemente non è solo una composizione narrativa?
Solo alla fine lo sapremo.
“Uno come tanti” è un romanzo che sentiamo
‘nostro’, che ci appartiene rivelandoci i retroscena di una realtà che tendiamo
a idealizzare (dopotutto, dobbiamo
credere nella giustizia, giusto?). C’è forse qualche lungaggine e il
personaggio della madre nella sua cattiveria è forse troppo estremo e calcato,
ma la trama ci coinvolge con una suspense ben calibrata e con un buon miscuglio
di pubblico e privato.
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