domenica 27 novembre 2022

Bernhard Schlink, “La nipote” ed. 2022

                                                 Voci da mondi diversi. Germania


Bernhard Schlink, “La nipote”

Ed. Neri Pozza, trad.Susanne Kolb, pagg. 323, Euro 19,00

 

  Passato e presente. Illusioni e disillusioni. Un matrimonio (felice? no, non sempre) che finisce con la morte di lei. Una sorta di diario che potrebbe diventare un romanzo che lui legge nel computer della moglie. Segreti e colpe. Un uomo anziano che ‘adotta’ la ragazzina che sarebbe dovuta essere la nipote della moglie, se le cose fossero andate diversamente. E ancora quel passato che non passa mai, la Storia della Germania così tormentata, così difficile, con le svastiche che riappaiono, perfino sotto forma di orecchini in apparenza deliziosi. È questa storia che Bernhard Schlink racconta nel suo ultimo romanzo con una narrativa in terza persona, quando il punto di vista è quello di Kaspar- un punto di vista talmente personale da darci l’impressione che sia lui l’io narrante-, e un lungo inserto in prima persona con la voce di Birgit nel diario ritrovato nel computer. E Kaspar si rende conto di non aver mai veramente conosciuto la moglie. Di essere stato lui quello che amava di più, tra loro due- quello lo aveva sempre saputo.

    Si erano conosciuti nel maggio 1964 a Berlino Est, al convegno promosso dall’organizzazione giovanile del partito al comando di quella che allora era la DDR. Kaspar (la sua data di nascita ha uno scarto di un paio di giorni da quella dello stesso Bernhard Schlink) non ha ancora vent’anni, Birgit è più o meno sua coetanea. L’atmosfera è esaltante, la voglia di conoscersi e di conoscere l’altra metà della Germania è grande, è il tempo del vino e delle rose, Kaspar e Birgit si innamorano. Kaspar è pronto a tutto per assicurarsi un futuro con Birgit.


Organizzerà la sua fuga dalla DDR, rinuncerà a frequentare l’università perché adesso ha bisogno di lavorare, aprirà una libreria. E avrà una pazienza infinita con la moglie inquieta che aveva iniziato e abbandonato strade diverse, che aveva perfino passato un periodo in India, che aveva iniziato a bere, sempre di più. Ne era morta. Ed ora quel diario: come aveva potuto Kaspar non accorgersi, nell’estate dell’incanto, che lei era incinta? Apprenderà dal diario della relazione che Birgit aveva avuto con un funzionario del Partito, della sua decisione di abbandonare la bambina che era nata. Perché di certo non sarebbe riuscita a fuggire con una neonata, di certo Kaspar non l’avrebbe accettata con una figlia non sua.

    Kaspar intraprende la ricerca che Birgit avrebbe voluto fare e non aveva mai fatto e trova sua figlia, ormai sposata e con a sua volta una figlia.


    C’è qualcosa del ragazzo protagonista del libro che ha reso Bernhard Schlink famoso, “Il lettore”, in Kaspar. Qualcosa dell’integrità morale della famiglia in cui entrambi i personaggi sono cresciuti, qualcosa dell’amore che accetta tutto nel sentimento che provano per donne che- entrambe- nascondono un segreto, qualcosa della disillusione, quando scoprono quello che non avevano immaginato, qualcosa, infine, della positività costruttiva con cui affrontano la realtà- Michael Berg che invia a Hanna in prigione le registrazione dei libri che lui legge per lei e il compito educativo che Kaspar prende su di sé.

    È come se, a distanza di tanti anni, dopo tutto quello che è successo, la caduta del muro e lo smantellamento dell’Unione Sovietica, Kaspar si trovasse di nuovo a cercare di capire un’altra Germania, che è rimasta sempre ‘nell’Est’.


E questa è forse una Germania ancorata ad un passato ancora peggiore, perché l’insediamento dei Volkischen in cui vive la figlia di Birgit con il marito e la loro figlia, ha rispolverato l’ideologia nazista. È solo per amore di Birgit che Kaspar si inventa un testamento con un generoso lascito in modo da ottenere che la quattordicenne Sigrun passi del tempo con lui a Berlino? o entrano in gioco altri intenti, come fare la sua piccola parte nello strappare un’adolescente a quell’ideologia invasata aprendole gli occhi e la mente, facendole conoscere la bellezza della musica e dei libri, accompagnandola in brevi viaggi? O per creare un nuovo spazio di affetti per se stesso che avrebbe desiderato dei figli?

    È una figura molto bella, quella di Kaspar. Per la sua generosità, per la sua capacità di amare, per la sensibilità con cui cerca di indovinare quello che può piacere ad una ragazzina. E nel suo tentativo di riannodare i fili del passato noi vediamo altro, vediamo lo sforzo di ricucire insieme due Germanie.

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