sabato 19 novembre 2022

Artur Nuraj, “La valle dei bambini perduti” ed. 2022

                                                           Voci da mondi diversi. Albania

cento sfumature di giallo

Artur Nuraj, “La valle dei bambini perduti”

Ed. Marsilio, pagg.451, Euro 20,00

      1990. Carcere di Spaç, in Albania. “Mi chiamo Ludovik Lamani. Sono nato il 23 agosto 1956 a Valona…”. È il protagonista e io narrante di questo teso romanzo di indagine poliziesca a presentarsi. Prosegue elencando le sue caratteristiche, come fosse la dicitura di un passaporto.  Alcune ci colpiscono in modo particolare. Alla voce ‘condizione attuale’ troviamo: prigioniero politico (più tardi ci dirà di essere stato condannato a tredici anni di reclusione per aver cercato di lasciare il paese in modo illegale). A ‘corporatura’ corrisponde: quattro ossa. Segue l’indicazione della sua passione, ‘la lettura’, e quella delle sue idee, ‘azzerate’- quasi un ossimoro a riprova di come i lavori forzati lo abbiano ridotto.

      Un flashback datato 1981. Attenzione ai dettagli. Un luogo alla periferia di Tirana. Un uomo con un’attrezzatura fotografica del tipo che non si vede in Albania. Guida un sidecar rosso. Di fianco a lui una ragazzina. Lui scatterà foto ad un accampamento di rom e attaccherà discorso con una vecchia ed un bambino biondo e con gli occhi azzurri.

Enver Hoxha

    1985. La vicenda incomincia qui, con Ludovik Lamani fresco di nomina presso il commissariato di Tirana. Gli viene subito affidato un caso che sembra facile, ma è delicato. La figlia diciassettenne di un importante membro del Partito si è suicidata impiccandosi nel salotto di casa. Sembra facile, per l’appunto. C’erano tracce di due solchi di corde diverse intorno al suo collo. E poi, che motivo aveva per suicidarsi? A detta di tutti era una ragazza bella, con l’ambizione di diventare una danzatrice professionista. Ed ecco il primo intoppo che segnala l’ambiente e il paese in cui si svolge la vicenda. Il padre della ragazza si oppone all’autopsia, appoggiato da un nipote che è collega di Ludovik. Fanno la voce grossa, lasciano intendere che si rivolgeranno alle alte sfere per impedirla- questa è l’Albania comunista, pochi mesi dopo la morte del dittatore Enver Hoxha. Ludovik, però, riesce ad imporsi, i suoi sospetti si rivelano fondati. E la ragazza era incinta.

    C’è altro di cui Ludovik Lamani si deve occupare, o meglio, si vuole occupare. Una coppia di rom denuncia la scomparsa di un bambino di nove anni, loro nipote. Ma chi presta ascolto a dei rom? Nessuno, come d’altronde nessuno ha fatto indagini su altri nove bambini rom scomparsi nell’arco degli ultimi dieci anni. E le testimonianze raccontavano di un uomo con macchina fotografica e motocicletta. Ma si sa che i bambini rom si allontanano dai loro accampamenti, è nei loro geni essere nomadi, la polizia non ha mai ritenuto necessario occuparsene.


     Questi due filoni del romanzo sembrano  non aver nulla in comune, e invece finiranno per intrecciarsi in una qualche maniera, ci saranno altre morti, mentre la narrativa in prima persona di Ludovik si alterna con una seconda narrativa- noi continuiamo a chiederci chi sia questo secondo narratore, abbiamo dei sospetti, ci sono colpi di scena, dobbiamo appuntare l’attenzione su qualcun altro. Fino alla rivelazione finale.

    E c’è un terzo filone e direi che è il più interessante, quello che ci apre la porta sull’Albania comunista, sul diffuso sistema di corruzione, sui metodi del Sigurimi (la polizia segreta terribile quanto il KGB, la Stasi, la Securitate), sulla penuria dei beni di consumo, sui sogni della gente comune che guarda l’Occidente sapendo che qualsiasi tentativo di lasciare il paese verrebbe punito con il carcere e i lavori forzati.


    I personaggi, infine. Prima di tutti il nuovo commissario che appare sulla scena del crimine, un uomo integro con un sogno-incubo ricorrente, un lettore appassionato, una persona capace di superare i pregiudizi discriminatori nei confronti delle minoranze e di non lasciarsi né ricattare né intimidire da chi vorrebbe insabbiare tutto.

  E poi impariamo molto sull’Albania, questa sconosciuta sulle sponde opposte del mar Adriatico, sui comportamenti e sulle usanze, sui cibi e sulle bevande, sull’anima diversa delle sue città, la capitale Tirana, Valona in riva al mare, Korça tra le montagne.

     Da leggere, se volete qualcosa di diverso.

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A breve seguirà intervista con lo scrittore



 

    

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