giovedì 24 novembre 2022

Laura Forti, “Una casa in fiamme” ed. 2022

                                                         Casa Nostra. Qui Italia


Laura Forti, “Una casa in fiamme”

Ed. Guanda, pagg. 280, Euro 17,00

 

   Non c’è bisogno di scomodare uno psicologo per interpretare il sogno di una casa in fiamme. In cui siamo dentro noi, naturalmente. I sogni sono sempre rivelatori dell’inconscio, spesso delle paure più recondite. I sogni ci dicono quello che noi non abbiamo il coraggio di dire a noi stessi. Una casa che prende fuoco può significare il corpo in cui abitiamo che manda segnali di un qualche male che può distruggerci. Oppure il nucleo stesso famigliare di cui facciamo parte che si sta disgregando.

    Il sogno di Manuela (ricorrente, quasi ad incalzare una comprensione) significa entrambe le cose. Manuela, quarantacinque anni, è appena stata operata per tumore al seno. Che parola spaventosa- cancro. Che futuro nefasto prospetta. In più la terapia farmacologica a cui ci si deve sottoporre non è certo di aiuto per il morale. E Manuela si chiude in se stessa, si ritira dalla vita in famiglia, piange. Finché arriva un forte segnale di quanto il suo comportamento coinvolga le persone intorno a lei.


    È questo l’inizio, dunque, con una vera malattia, di un romanzo che disseziona una famiglia i cui membri sono tutti, in qualche maniera, ammalati. E la vita proseguirebbe nello scorrere dei giorni nascondendo i sintomi, se non fosse che un gattino che il marito Sergio aveva regalato a Manuela precipita dal balcone. Può succedere. Ma è stato veramente un caso? Oppure è stato ‘aiutato’ a cadere da Lea (adolescente molto brillante) o da Elias (otto anni, dislessico e discalculico, un bambino che deve essere aiutato)? E comunque è la morte del gattino che tira fuori Manuela dall’abulia e dall’autocompassione facendole aprire gli occhi sui problemi suoi e di coppia e dei figli.

    Dire ‘famiglia’ vuol dire ‘problemi’: in primo piano c’è il problema dell’identità, in questo caso di identità religiosa. Sia Manuela sia Sergio appartengono a famiglie di ebrei italiani con un passato difficile e doloroso, Sergio ha seguito un percorso di conversione (sua madre è cattolica), è osservante ed in continuo dissidio con il padre, Manuela si definisce ‘un’ebrea culturale’. E i due figli? si accorgono, i genitori, che anche Lea è alla ricerca della sua identità?


   Ci sono, poi, mille preoccupazioni, l’apparente predilezione del padre per Lea, la fragilità di Elias, quel ricordo costante di un bambino mai nato e- sempre- lo spauracchio del cancro che pare giustificare la stasi della vita di Manuela. Finché scopre che il marito la tradisce- oh, no, Sergio non la tradirebbe mai con un’altra donna in carne e ossa, ma ecco perché scompariva così spesso nel seminterrato.

     La casa è in fiamme, non è più un rifugio sicuro, la cena di Pesach non è un ritrovo di pace (anzi!), i ricordi del passato si alternano con le vicende del presente, si leggono in maniera diversa alla luce di quanto sta accadendo.


Quando c’è un incendio possono succedere due cose: o non si riesce ad intervenire e tutto si riduce in cenere, o si spegne l’incendio. Il primo segnale positivo è dato dai nuovi referti per Manuela- chiunque può sbagliare, anche noi facciamo errori, basta essere capaci di riconoscerli e correggerci.

   “Una casa in fiamme” è un romanzo sulla famiglia, sulla quotidianità della vita di famiglia, sui problemi che si devono affrontare nei rapporti con genitori anziani, coniugi, figli, amici, sulla difficoltà di mettere tutto nella giusta prospettiva senza dimenticarsi che un pizzico di umorismo è di grande aiuto.

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