Voci da mondi diversi. Giappone
Cento sfumature di giallo
Yokomizo Seishi, “Fragranze di morte”
Ed. Sellerio, trad. F. Vitucci, pagg. 174, Euro 14,00
Due racconti lunghi sono riuniti in
“Fragranze di morte” del giallista giapponese Yokomizo Seishi (1902- 1981),
considerato un maestro del genere in patria. E in entrambi i racconti appare il
personaggio dello squinternato detective privato Kindaichi, accompagnato
dall’ispettore Todoroki (abbiamo già conosciuto entrambi ne “Il detective Kindaichi”,
pubblicato nel 2019).
Una donna con il viso nascosto dal velo del
copricapo è una regolare cliente della gioielleria del centro commerciale. Dire
‘cliente’ è un eufemismo. La donna è una habituée cleptomane. Si fa mostrare
numerosi pezzi di gioielli e ne ruba regolarmente alcuni. Impunita? Sì, perché
a quanto pare c’è un accordo tra la sua famiglia e il direttore del negozio. Il
prezzo del silenzio sono note di debito emesse dalla sua famiglia.
Succede però, che, nel giorno in cui si svolge la vicenda, una giovane commessa ignara lanci l’allarme (la commessa che in genere serviva al banco aveva dovuto assentarsi un attimo), il responsabile del piano accorre per fermare la donna e finisce accoltellato. Intanto anche nella caffetteria ad un piano superiore muore un altro uomo- era stato responsabile del piano in cui si trova la gioielleria ed era stato licenziato da poco. C’era del cianuro nella sua tazzina del caffè. Con lui, al tavolo, c’era stata una signora velata, la donna soprannominata “Orchidea nera”. Ma era possibile che l’Orchidea Nera non fosse un’innocua cleptomane, ma anche un’assassina?
Il secondo racconto è quello che dà il
titolo al libro- le fragranze di morte si riferiscono all’azienda che produce
profumi e che ha avuto uno sviluppo incredibile dopo la fine della guerra E
allo stordente profumo di rosa che aleggia nella casa dove saranno scoperti due
cadaveri.
La vecchia signora che gestisce l’impresa ha avuto una vita sfortunata. Rimasta vedova, ha visto morire uno dopo l’altro i tre figli e si è occupata lei di far crescere i tre nipoti, due maschi e una ragazza, e un altro nipote di cui lei è la zia. È stata la vecchia signora a chiedere l’intervento del detective Kindaichi che arriva sul posto con qualche difficoltà a causa di una frana lungo la strada. Subito non è chiaro perché Kindaichi sia stato chiamato, perché la matriarca lo rimanda indietro senza dirgli nulla, salvo poi richiamarlo perché sono stati trovati morti un giovane e una donna- lei strangolata e lui impiccato. Il giovane era il nipote più anziano, erede dell’Impero delle Essenze. Un doppio suicidio d’amore?
L’abilità di Kindaichi nel risolvere i casi
si allinea con quella dei ‘vecchi’ gialli dell’epoca in cui la tecnologia non
era ancora di aiuto e tutto si basava sull’acume dell’investigatore. Ogni caso
da risolvere, sia che l’investigatore si chiamasse Sherlock Holmes o Poirot o
Miss Marple, era come un enigma che solleticava ‘le piccole cellule grigie’,
come diceva Poirot. E la soluzione finale era come un colpo della bacchetta
magica. Le passioni dietro ai delitti erano quelle ricorrenti ed eterne- gelosie,
avidità, tradimenti, vendette, ambizioni.
Letti o riletti adesso, questi romanzi di
indagine poliziesca risentono della loro età, li leggiamo per la loro piana
piacevolezza e perché hanno fatto storia nella letteratura di genere. Ci manca
un poco il brivido e la vastità di campo a cui ci hanno abituati i romanzi più
recenti.
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