martedì 8 marzo 2022

Alessandra Jatta, “Foglie sparse” ed. 2022

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                                                              storia di famiglia

        la Storia nel romanzo

Alessandra Jatta, “Foglie sparse”

Ed. Voland, pagg. 224, Euro 17,00

    Una saga famigliare è sempre affascinante. Lo è ancora di più quando sappiamo che è una storia vera, che i personaggi di cui leggiamo sono veramente esistiti, quando, sparse tra le pagine del libro, troviamo fotografie che ci incantano, prese dall’album della famiglia di cui stiamo leggendo, e ci soffermiamo a studiarne i lineamenti e gli abiti, cercando di far combaciare le espressioni dei volti con i caratteri di coloro che ormai ci sembra di conoscere.

     La dedica all’inizio di “Foglie sparse” è ‘A tre grandi donne della stirpe Olsufiev: la mia trisnonna Aleksandra Andreevna, la mia bisnonna Olga Pavlovna, mia nonna Assia Vasil’evna’.

     È il 1917. Assia è la maggiore dei bambini Olsufiev. Ha undici anni. Dopo di lei sono nate altre tre bambine, con grande delusione della nonna Aleksandra, e finalmente il tanto desiderato maschietto, Aleksej, che porta lo stesso nome del figlio minore dello zar Nicola. Che strana coincidenza, anche la famiglia Romanov- a cui gli Olsufiev sono fedeli- è composta da sette membri, lo zar e la zarina e poi le quattro bambine prima che arrivasse lo zarevic Aleksej, ammalato di emofilia.


Gli Olsufiev sono nella tenuta di campagna vicino a Mosca, quando arrivano notizie della Rivoluzione e dei disordini. È Olga a dover prendere decisioni, perché il marito Vasilj, colonnello della guardia imperiale, è impegnato al fronte. Olga si è sempre illusa che niente può succedere loro in campagna, si è sempre sentita sicura dell’amore dei contadini. Un’illusione. Quando arriva un telegramma annunciando che un cugino è stato assalito e ferito dai suoi contadini, Olga capisce che non sono più al sicuro, che deve tornare a Mosca con i bambini e poi…dove andare? In Caucaso, a Kislovodsk, dove già sono fuggiti parenti ed amici, più vicino a Vasilj, e chissà, forse da là potranno anche raggiungere l’Italia, andare a Firenze, dove hanno una casa, dove è nato il piccolo Aleksej.

    L’espediente narrativo impiegato da Alessandra Jatta è quello di far raccontare ai bambini dalla njanja, dalla mamma e dalla nonna la storia della loro famiglia e, insieme, della Russia. Non c’è bisogno di precisione, in un racconto indirizzato ai bambini, c’è bisogno di atmosfera che può oscillare tra lo splendore dei balli, delle vesti splendide e dei gioielli scintillanti, i pettegolezzi che riguardano il ‘monaco nero’ Rasputin e la sua amicizia con la zarina, e il macabro dei tentativi per assassinare  lo stesso Rasputin. E intanto inizia ‘la caduta’ degli Olsufiev, mentre le bambine indossano camicioni ricamati di rosso e Olga sopporta lo scherno e la mancanza di rispetto a cui non è abituata quando cerca disperatamente informazioni per il treno che deve portarli in salvo.

Kislovodsk

    A Kislovodsk la loro vita si è interamente capovolta. Se riescono a sopravvivere è grazie ai gioielli che Olga ha portato via nascosti in una cintura di velluto e che vende a poco a poco. Il marito li raggiunge, è stato destituito, si unirà alle forze dei Bianchi. E i nemici non saranno solo i Rossi, con la protervia e arroganza che gli vengono da secoli di sottomissione, saranno anche il freddo e la fame e l’influenza spagnola che minaccia di portarsi via i bambini. Finché fuggiranno ancora…

    Arriveranno a Firenze, in quell’Italia sognata non solo come rifugio lontano dalla guerra, non solo come tesoro di ricordi di un tempo felice, ma anche come luogo ideale di arte e bellezza in cui niente di brutto può capitare. E il confronto tra la loro sorte e quella della famiglia Romanov con cui sono anche imparentati- tutti, proprio tutti, anche i bambini, trucidati senza pietà- è quanto mai doloroso e scioccante.

     Alla storia del passato lontano la scrittrice aggiunge un aggiornamento sulla sorte della famiglia, delle quattro sorelle non solo belle ma intelligenti e destinate a grandi cose, e dell’unico fratello.

     In uno stile piano, un libro che si legge con piacere.  

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2 commenti:

  1. Grazie Marilia, ho molto apprezzato la recensione! AJ

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    1. Mi fa molto piacere. Io ho goduto molto la lettura del Suo libro.

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