Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
Ed.
Rizzoli, trad. Gewurz Daniele e Isabella Zani, pagg. 704, Euro 22,00
Nubicuculìa. L’utopica città immaginaria
verso cui si dirige Etone nel romanzo di Antonio Diogene, scrittore greco
vissuto tra il primo e il secondo secolo d.C. Un romanzo di cui si favoleggia
perché non è arrivato a noi, come non ci è arrivata, tranne che per alcuni
frammenti, l’altra sua opera, “Le incredibili meraviglie al di là di Thule”.
Costantinopoli, 1453. Nella città assediata la dodicenne Anna trafuga dei vecchi libri da un monastero in rovina, per venderli a studiosi che sono arrivati da Urbino e guadagnare qualcosa per non morire di fame. E da uno di questi libri legge alla sorella ammalata, l’incredibile avventura di Etone e delle sue varie trasformazioni- Etone desidera diventare un uccello per raggiungere la città magica.
Monti Rodopi, negli stessi anni. Omeir, un
infelice ragazzo nato con un labbro leporino, viene ingaggiato dalle forze
ottomane che porranno assedio a Costantinopoli. Laggiù incontrerà Anna.
Fuggiranno insieme per tornare al luogo natio di Omeir. E saranno i loro figli
ad ascoltare le storie di Diogene, dello scrigno sul cui coperchio c’è la
scritta: Straniero, chiunque tu sia,
aprimi per apprendere ciò che ti sbalordirà.
Lakeport, Idaho, febbraio 2020. L’anziano
Zeno Ninis, veterano della guerra di Corea, traduttore di “Nubicuculìa”, sta
facendo le prove con cinque bambini per una recita in cui porteranno sul
palcoscenico le vicende di Etone.
Nella stessa cittadina il giovane Seymour, un ragazzo autistico che ha per amico un gufo e si preoccupa per la rovina dell’ambiente, prepara un attentato dimostrativo contro la biblioteca. Pensa che sia deserta, non può sapere che Zeno sta facendo le prove con i bambini.
Konstance, in un lontano futuro. Ha
quattordici anni, è nata ed è cresciuta su un’astronave su cui vivono altre
ottantaquattro persone. Sfrecciano nello spazio verso un altro pianeta in cui
poter vivere, dopo che la Terra ha esaurito le sue possibilità. Anche lei, in
una qualche maniera, legge le pagine frammentate con il personaggio creato da
Diogene.
Il nuovo romanzo di Anthony Doerr è un tour de force eccezionale che abbraccia tempi e luoghi diversi, con ben sei trame che contengono le storie private dei sei protagonisti (incluso Etone, il protagonista per eccellenza che serve da collante ed è per tutti un’ispirazione) la cui unità di fondo si svela a poco a poco ed è entusiasmante. Perché il grandioso messaggio del romanzo di Doerr- tanto più grandioso nei nostri giorni in cui la parola rischia di essere soppiantata dall’immagine- è il valore eterno del libro che travalica spazio e tempo. E, proprio perché consci di questo valore, dobbiamo proteggere i libri, perché muoiono come le persone e allora spariscono dal mondo. Se un libro è un rifugio per i ricordi di quanti ci hanno preceduto,… quando un libro sparisce dal mondo, la memoria muore di una seconda morte.
In ognuno dei filoni e per ognuno dei
personaggi ci sono delle mura che imprigionano- quelle di Costantinopoli,
quelle della biblioteca, quelle dell’astronave-, e possono anche essere mura in
cui la mente o l’animo o l’essenza di una persona è rinchiusa (il labbro
leporino di Omeir, l’essere donna di Anna, l’omosessualità di Zeno, l’autismo
di Seymour, la solitudine di Konstance), ma per tutti loro splendono come un
miraggio le torri dorate della città immaginaria, uno sprone per andare avanti,
per trovare conforto nelle parole.
Anthony Doerr è capace di creare un
incantesimo, con le sue, di parole. I
paesaggi in cui si muovono i protagonisti si delineano davanti ai nostri occhi,
le vie di Costantinopoli, il mare e la torre su cui si arrampica Anna, i boschi
di Omeir e i buoi che arrancano trascinando il gigantesco cannone, il campo di
prigionia di Zeno in Corea, il gufo Amicovero con cui parla Seymour, la piccola
biblioteca di Lakeport, immagine di tutte le stupefacenti biblioteche del mondo
di cui si è letto, le anguste e claustrofobiche stanze dell’astronave che ci
riservano una sorpresa finale.
Se
c’è passione, nel libro di Doerr, è per i libri, per il mistero glorioso per
cui ascoltiamo a distanza di secoli la voce dei grandi e leggiamo le gesta di
eroi che sono diventati dei simboli. I suoi personaggi, invece, non riescono a
suscitare alcun sentimento in noi e rischiano di essere sommersi dalle
descrizioni che, per quanto belle, sono troppo lunghe.
Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook
Nessun commento:
Posta un commento