Voci da mondi diversi. Africa
romanzo autobiografico
Wayétu Moore, “I draghi, il gigante, le donne”
Ed.
e/o, trad. T. Lo Porto, pagg. 284, Euro 11,99
Quattro, cinque, sei anni. Wayétu, che
viene chiamata affettuosamente Tutu, è la sorellina di mezzo, di cinque anni, e
questo libro, autobiografico, incomincia con la storia della loro fuga da
Caldwell, in Liberia, all’inizio della guerra civile del 1989. Le bambine
fuggono con il padre, insegnante all’Università di Monrovia, con la nonna e la
baby-sitter. La mamma è in America con una borsa di studio Fullbright.
Come si riescono a spiegare la fuga
precipitosa, la guerra, le atrocità, a delle bambine? Le si trasformano in
favole dal sapore di leggenda, perché le favole, dopotutto, sono piene di
mostri cattivi tanto quanto di principi buoni. Per le bambine il Presidente Doe
è il drago Hawa Undu, che una volta era un principe buono, e adesso c’è un
nuovo principe, che si chiama proprio Prince Charles Johnson, che combatte
contro di lui per prendere il suo posto. È solo la piena fiducia nel papà
amorevolissimo che spinge Tutu e la sorella maggiore a correre nella foresta,
dando la mano a lui che porta sulle spalle la più piccola. È perché lo dice il
papà che deve essere vero che tutte le persone sdraiate sulla strada stanno
dormendo perché sono stanche, e che quel suono profondo che si sente è il rullo
dei tamburi.Prince Johnson
La prima parte del libro è la fuga nel ricordo della scrittrice,
vista con gli occhi di una bimba di cinque anni. Fame, sete, piedini che fanno
male, gambette stanche, posti di blocco, paura, facce minacciose che chiedono a
quale etnia appartengano, incontro con qualcuno che è loro amico, un soldato
che si impietosisce, paura, la domanda che riaffiora puntuale sulle loro
labbra, “Andiamo dalla mamma?”, la decisione di andare nel villaggio di Lai, al
di là del lago Piso, dove vive la famiglia della nonna. Ancora fame, malaria,
incertezze. Finché arriva un angelo salvatore, una ragazza soldato: ci si può
fidare?
C’è una seconda e poi una terza parte nel
romanzo, ed è anche la varietà dei toni ed un cambio di voce narrante che
rendono il libro non solo interessante ma anche emozionante e vivo. E alla
paura che pervade la prima parte si sostituisce la sofferenza, nella seconda.
L’America in cui arriva Tutu non è la terra dell’uguaglianza in cui speravano,
forse è rimasta la stessa da cui sono partiti i neri liberati fondatori della
Liberia. Tutu si sente diversa perché la fanno sentire diversa. È guardata con
sospetto ed è apertamente e gratuitamente ingiuriata quando entra con le
amiche, ragazzine come lei, in un negozio. Come se fosse scontato che sono
delle piccole ladre. Loro sono le ragazze negre. Più tardi gli uomini che la
corteggiano le dicono che è molto bella, ma aggiungono che è bella perché non è
come le altre donne africane. Il che vuol dire che la sua bellezza viene giudicata
secondo i canoni bianchi.Lago Piso
Cambia il punto di vista nella terza parte-
il racconto diventa quello di Mam, la madre di Tutu, la metà di una coppia
perfetta in cui l’uomo smentisce qualunque pregiudizio sugli uomini africani.
Era stato il marito ad incoraggiarla ad accettare la fantastica opportunità
della borsa di studio in America. Lui si sarebbe occupato delle bambine, lui
avrebbe letto loro delle storie la sera, lui le avrebbe telefonato se una delle
bimbe si ammalava. E Mam, fuori di sé dall’ansia quando aveva smesso di
ricevere loro notizie, era partita per andare a cercarli. Là, nella tana del
leone. Un’altra storia di coraggio, di paura, ma anche di buona sorte, che si
ricongiunge alla prima con cui il libro è iniziato.
Un libro molto bello, un capitolo di
storia della Liberia che pochi di noi conoscono, un racconto di guerra e di
amore, di episodi di incredibile violenza (da adulta, in America, Tutu vedrà su
youtube il filmato delle torture inflitte dal Principe al drago) e di atti di
generosità inaspettati.
Da leggere. Da leggere e da rileggere.
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