giovedì 27 gennaio 2022

Abdulrazak Gurnah, “Admiring silence”

                                                Voci da mondi diversi. Africa

     Diaspora africana
      premio Nobel

Abdulrazak Gurnah, “Admiring silence”

Ed. Bloomsbury, pagg. 246, Euro 6,62 (kindle)

 

    Un narratore senza nome. Non facciamo fatica ad immaginare che sia lo stesso autore che esprime i suoi sentimenti ed almeno una parte delle esperienze da lui vissute in prima persona.

    Una narrativa scandita in tre parti e in due luoghi- Inghilterra, Zanzibar, di nuovo Inghilterra.

    Un silenzio che significa tante cose- silenzio di cose non dette affatto, silenzio parziale su una realtà edulcorata, rettificata, trasformata (che lo stesso narratore sia arrivato a credere che sia quella la vera realtà?)

   L’io narrante torna a casa dopo una visita medica. Il dottore gli ha diagnosticato un problema cardiaco, dovrà fare altri esami. Lo dice ad Emma, la donna inglese con cui convive senza che si siano mai sposati (è stata lei a non voler contrarre un legame così borghese). Lo dice alla loro figlia diciassettenne Amelia, in piena ribellione adolescenziale. Gli piace quell’atmosfera di preoccupazione e di rinnovato affetto suscitata dalla notizia allarmante.


    Questo dettaglio iniziale sulla condizione di salute del protagonista sembra non avere grande importanza, e invece assume una valenza metaforica più ampia. Ha un cuore diviso, il protagonista. Tra l’Inghilterra, che dovrebbe essere la sua nuova patria, ‘home’, la dimora dei suoi affetti, e Zanzibar, dove è nato e cresciuto, dove vive ancora la sua famiglia con cui mantiene uno sporadico contatto epistolare, da dove è fuggito via Kenya, con un passaporto falso. E dove adesso, dopo più di vent’anni, per un’amnistia, può ritornare.

    Questa prima parte ‘inglese’ ricostruisce la sua vita dopo il suo arrivo. Sono pagine che esprimono il dramma dell’estraneità, di essere un uomo di colore in un paese di bianchi, di venire da un’isola esotica che i più non sanno collocare sull’atlante geografico e però sanno che faceva parte dell’Impero. Lui aveva studiato, aveva trovato una scuola in cui insegnare (è anche la lotta quotidiana con alunni maleducati e ignoranti che ha causato i suoi problemi di cuore?), si era innamorato di Emma. Anzi, lei si era innamorata di lui, forse in spregio ai suoi genitori benpensanti, e lo aveva conquistato, con la sua bellezza, la sua spavalderia, la sua sfida a tutto il mondo. Ma quello che le aveva raccontato della sua vita di prima era solo una verità parziale e lei ignorava che la madre di lui non sapeva nulla né di lei né della loro figlia. Quando era stato il momento per lei di presentarlo alla sua famiglia, era stata una dura prova. Le scene degli incontri con i suoi genitori hanno un che di cinematografico, di “Indovina chi viene a cena?”, con la madre di lei che si sforza di non lasciarsi sfuggire niente di disappropriato, il padre che, beandosi del passato colonialista, neppure si accorge della selvaggia ironia del compagno di sua figlia che si diverte a dipingere per lui il quadro che lui vuole, di un popolo selvaggio, che ha ancora abitudini cannibalesche, salvato dagli inglesi.


    Quando il narratore parte per Zanzibar, qualcosa si è già incrinato nell’unione con Emma. E il suo ritorno in patria- un trauma per lui- comporta altri silenzi, altre verità addolcite. Non c’è niente che funzioni in quella che un tempo, in un’altra vita, era ‘home’ per lui. Il malgoverno, la corruzione, la povertà, la mancanza di beni di consumo basilari, si esprimono tutti nella disgustosa e catastrofica ostruzione dei servizi igienici. È come se l’intero paese nuotasse nella (chiedo venia) merda. Oltretutto il protagonista si trova ad affrontare due nodi cruciali- la verità su suo padre e la pressante insistenza di sua madre perché si sposi.

    È un uomo più che mai diviso e più che mai spaesato, quello che ritornerà in Inghilterra. Per trovare…

   Un altro tassello per completare il quadro della letteratura degli strappi dell’emigrazione, opera dello scrittore che ha vinto il premio Nobel 2021.




   

Nessun commento:

Posta un commento