lunedì 10 gennaio 2022

Jan Brokken, “L’anima delle città” ed. 2021

                                                         vento del Nord

 

Jan Brokken, “L’anima delle città”

Ed. Iperborea, trad. Claudia Cozzi, pagg. 322, Euro 19,00

    Pandemia. Lockdown. Gli orizzonti si sono ristretti, all’improvviso, dopo che ci eravamo illusi di poterci spingere sempre più in là, a conoscere il mondo, per ritrovarci poi rinchiusi tra le mura di casa. E allora, benvenuto l’ultimo libro di Jan Brokken, “L’anima delle città”, per farci prendere una boccata d’aria, per farci spaziare, per costruire città davanti agli occhi della nostra mente. Non solo. Perché Jan Brokken- e ricordiamo i suoi bellissimi libri precedenti, “Anime baltiche”, “Bagliori a San Pietroburgo”, ma anche “Jungle Rudy” in un paesaggio del tutto diverso- non è un normale flâneur, il passeggiatore svagato e a tratti curioso. Jan Brokken segue un tracciato nelle città che visita, anzi, che sceglie di visitare proprio per camminare sulle orme di qualche ‘grande’, scrittore, pittore, musicista, quasi fosse un investigatore che traccia per noi il profilo di chi si è aggirato per quelle strade ed è stato influenzato da quello che ha visto o provato o vissuto laggiù.

     Non c’è un ordine, nelle città visitate da Brokken. Si inizia da Amsterdam, patria musicale di Mahler, ci si sposta poi nella nostra Bologna dove ha vissuto Morandi, pittore intrigante chiuso nella piccola stanza della casa dove ha sempre abitato con le sorelle, si vola a Nord, nella magica Vilnius sotto la neve, alla ricerca del pittore e musicista Čiurlionis e nella vicina Lettonia, patria di un altro compositore, Peter Vasks, scendiamo un poco più a Sud, ad Arcachon sull’ Atlantico dove Debussy è ritratto spesso con la figlia adorata da lui chiamata Chouchou. Quando abbiamo iniziato a domandarci se ci sia un legame tra certi paesaggi e certe atmosfere e il numero di musicisti che hanno ispirato, ritorniamo in Italia alla scoperta della Bergamo di Donizetti (un altro tipo di musica, certamente, quasi una riprova di quanto abbiamo pensato poco prima), e della Cagliari di Eva Mameli Calvino (una donna, finalmente), madre di Italo Calvino, la prima donna a dirigere un orto botanico in Italia. E ancora, la Parigi di Satie (ah gli artisti di Montmartre!), l’Olanda di Hobbema (Brokken ci fa letteralmente percorrere il viale di Middleharnis del famoso quadro).


     Di tutti questi itinerari, ce ne sono due che ci colpiscono particolarmente- uno ci porta a Kyoto e l’altro- ancora- a San Pietroburgo o Leningrado. La singolarità del racconto dedicato a Kyoto, dove Jan Brokken si reca al ‘Sentiero del filosofo’, accompagnato da una donna conosciuta per caso e nei confronti della quale prova sentimenti altalenanti di attrazione, curiosità e repulsione, è nel tono personale delle sue osservazioni sulla città e sul Giappone. Un tono quasi astioso e d’altra parte Brokken non fa mistero della sua antipatia per il Giappone e per i giapponesi. Ci stupisce, finché non ne conosciamo il motivo- riguarda suo padre, un’esperienza che non si può né cancellare né dimenticare.


Visitiamo San Pietroburgo, invece, con il musicologo Iosif Raiskin (padre di Daniel, famoso direttore d’orchestra) e con Šostakovič, soprattutto con Šostakovič. Sono pagine che risuonano di note, delle sinfonie del grande compositore che dedicò la Settima a Leningrado assediata, delle altre sue opere che sfidavano le ire di Stalin (è straordinario come anche la musica possa avere un connotato politico ed essere giudicata pericolosa), della sua lotta contro la dittatura. È l’epoca sovietica che si rispecchia nelle sinfonie di Šostakovič, “con tutte le sue sconfitte, le vittorie, le aspettative non realizzate, il terrore fisico e psichico, la coercizione in tutte le discipline e in ogni direzione, l’angoscia che non durò due o tre o quattro anni, ma interi decenni.” E insieme a quella di Šostakovič, da controcanto, c’è la vita di Raiskin  e dei suoi figli, incapace, lui, di allontanarsi dalla Russia, esuli, i figli, anelanti alla libertà. Raiskin, che aveva solo sette anni quando assistette alla prima della Settima e da quel momento iniziò la sua vita con la musica.

    Uno speciale vademecum di viaggio, un libro di storia dell’arte e di storia della musica ‘vissute’ e viste dall’interno, una collezione di minibiografie di artisti- “L’anima delle città” è tutto questo. Da leggere.

Leggere a Lume di Candela è anche una pagina Facebook




 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento