Voci da mondi diversi. India
Shobha Rao, “Il cuore delle ragazze arde più forte”
Ed. Neri Pozza, trad. Federica
Oddera, pagg. 350, Euro 18,00
Poornima e Savitha. Due nomi che significano Luna e Sole. Sono i nomi
delle due amiche protagoniste del romanzo di Shobha Rao, scrittrice nata in
India ma trasferitasi negli Stati Uniti all’età di sette anni.
Se è possibile fare un paragone tra estrema povertà, la famiglia di
Savitha è ancora più povera di quella di Poornima il cui padre possiede due
telai e fa il tessitore di sari. Dopo la morte della moglie il padre di
Poornima assume Savitha come lavorante al secondo telaio ed è così che nasce
l’amicizia tra le due ragazze, sedici anni una e diciassette l’altra.
Un’amicizia che scalda loro il cuore, che gli permette di sopportare la durezza
del lavoro, che le getta nella disperazione quando si prospetta un matrimonio
combinato per Poornima. Perché forse Poornima andrà a vivere lontano, perché
anche se la sua nuova casa fosse vicina, Savitha non avrebbe quelle poche rupie
in più per prendere l’autobus.
Il quadro dell’India rappresentato ne “Il cuore delle ragazze arde più
forte” è terrificante. Altro che la Incredible
India delle pubblicità per turisti. Anche se il titolo del libro vuole
comunicare un messaggio positivo, la frase del padre di Poornima quando la
bambina corre il rischio di annegare, ‘è soltanto
una femmina’, ci anticipa il significato del romanzo. La nascita di una figlia
è una disgrazia in India. Una bocca da sfamare prima, una dote da mettere
insieme, poi, se ci si vuole sbarazzare della figlia ‘vendendola’ ad un marito.
Se poi la figlia non è particolarmente bella, se ha la pelle scura che non
piace a nessuno, se non ha un carattere docile, le trattative per il matrimonio
si fanno difficili, il prezzo si alza. Se la sposa, dopo, non resta incinta, è
lei certamente quella sterile- iniziano le vessazioni e il disprezzo. Poornima
si sposa, a Savitha succede qualcosa di orribile e rifiuta un matrimonio.
Finiscono per fuggire entrambe e le loro peripezie sono un susseguirsi di violenze
e abusi, trappole per ragazze ingenue che niente sanno del male della vita. Un
viso sfigurato da olio bollente, un’amputazione, prostituzione forzata,
traffico di donne. Se c’è qualcosa che permette alle due ragazze di
sopravvivere è il ricordo l’una dell’altra, la convinzione che si ritroveranno,
costi quel che costi. Un viaggio al di là del mare, imparare la contabilità,
studiare l’inglese. Si rincorrono l’un l’altra, si mancano più di una volta per
un soffio. Si riuniscono alla fine?
C’è il fascino dell’orrore per una condizione femminile in cui la donna
non può essere altro che vittima, nel romanzo di Shobha Rao che si legge d’un
fiato perché è un page-turner. C’è il Male e c’è il Bene, ma i colori sono o
bianco o nero, senza sfumature né ombre. E c’è proprio troppo. Una disgrazia di
seguito all’altra, una violenza che si succede ad un’altra. I capitoli con i
due personaggi si alternano, ma noi facciamo fatica a ricordare che cosa accada
a chi- sempre di soprusi e atrocità si tratta, Poornima è specchio di Savitha e
viceversa- d’altra parte i loro nomi, Luna e Sole, fin troppo simbolici, ce lo
avevano anticipato.
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