venerdì 4 gennaio 2019

Flavio Villani, “Nel peggiore dei modi” ed. 2018


                                                          Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo


Flavio Villani, “Nel peggiore dei modi”
Ed. Neri Pozza, pagg. 382, Euro 18,00


    Dicembre 1990. Sono gli anni in cui la nebbia può ancora calare fitta su Milano, ovattando tutto. E fa molto freddo. Giacomo Riva, immobiliarista, segue una routine fissa al mattino. Accompagna in auto (una Mercedes) il figlio undicenne a scuola e, lungo il percorso, si ferma a comprare le sigarette in una tabaccheria. Quella mattina gli si accosta un uomo robusto, con un cappotto nero. Tre spari. Giacomo Riva si accascia sul marciapiede. Il bambino, inorridito, ha visto tutto. Ha visto anche la faccia dell’assassino.
    In Questura si pensa subito che sia un delitto commesso dalla criminalità organizzata, pare una sentenza di stampo mafioso- inutile nasconderselo, la mafia sia calabrese sia siciliana ha invaso Milano e gestisce il traffico di fiumi di droga. Il capo della squadra Mobile, commissario Rocco Cavallo, e l’ispettore Montano sono responsabili delle indagini. Rocco Cavallo: lo stesso nome di Rocco Schiavone dei romanzi di Antonio Manzini, anche lui indossa un loden, non si dice nulla della marca di scarpe ai piedi. Rocco Cavallo non ha niente, però, della ruvidezza e del cinismo di Rocco Schiavone. Tantomeno ha vecchi amici non del tutto ‘puliti’ né inizia la mattina con una canna, piuttosto con un caffè, e deve essere forte e ben fatto: è un uomo del Sud e con il caffè non si scherza. Ci piace, Rocco Cavallo. Pacato, discreto. Mai una violenza, verbale o fisica, durante gli interrogatori. Un uomo sensibile. E la sua sensibilità lo porta ad intuire una mancanza di limpidezza nella moglie di Giacomo Riva, una certa ambiguità nella testimonianza della pediatra del piccolo Riva che, guarda caso, si trovava nelle vicinanze della tabaccheria. Ci piace anche l’ispettore Montano, poco più che trentenne, tormentato dal timore che si infiltra in lui, che  la giovane moglie si annoi lasciata tante ore da sola, che possa tradirlo. Eppure per lui il dovere e la dedizione al lavoro vengono prima- può anche pensare che sia del tutto inutile l’esame minuzioso nei documenti d’archivio per cercare un uomo che ha dovuto farsi fare una protesi ad un braccio, ma se Rocco Cavallo gli ha chiesto di farlo, Montano non discute, passa la notte in bianco tra le scartoffie e accantona il pensiero della moglie.

    Di certo il tenore di vita di Giacomo Riva non era quello di un comune immobiliarista. I capitoli in cui i protagonisti sono i boss di due grosse famiglie mafiose, tra sospetti e litigi, minacce, accuse reciproche, accoltellamenti, sparatorie e sniffate, ci mostrano lo scenario di una Milano insospettata, di cui preferiremmo ignorare l’esistenza. Un personaggio dalle molte facce, questo Giacomo Riva. Perché, bell’uomo adesso, era stato anche un bel ragazzo e molto corteggiato negli anni ‘70. E molto attivo in politica, in quegli anni di attentati a colpi di spranga. Una delle ex ragazze che era stata innamorata di lui ha dei ricordi precisi di fatti per cui anche Giacomo Riva era stato incriminato.
      Mentre dall’alto si spinge verso una soluzione del caso in una sola direzione, mentre la caccia all’assassino (che nel frattempo ha colpito ancora) mette in pericolo la vita di Montano, mentre Rocco subisce pressioni per non infastidire un ‘intoccabile’, a poco a poco il quadro si fa chiaro. Ed è un quadro molto nero, di quelli che lasciano poche speranze. Ci può rallegrare che una certa giustizia venga fatta, anche se non è quella che vorremmo. Alla luce del sole, sì, ma al sole dei Caraibi.

     Piace tutto, nel romanzo di Flavio Villani. La trama, con il duplice scenario, la coppia dei poliziotti che, più che al modello classico del genere, fa pensare ad una coppia di padre e figlio, i personaggi dei malavitosi e di quelli che hanno un candore di facciata. E poi Milano. Percorsa a piedi da Rocco che ama riflettere nelle sue camminate, avvolta in una nebbia che finisce per sembrarci qualcosa di più di una condizione atmosferica- una coltre lattiginosa in cui è avvolta una società incapace di trovare la sua strada.

seguirà l'intervista con Flavio Villani

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