vento del Nord
cento sfumature di giallo
Leif GW Persson, “La donna che morì due volte”
Ed. Marsilio, trad. Katia De Marco,
pagg. 478, Euro18,00
Un film di Alfred Hitchcock era intitolato
“La donna che visse due volte”, un intrigo con due donne che in realtà sono la
stessa persona, un finale tragico di giustizia poetica. Leif GW Persson,
criminologo e scrittore, ha scritto una storia che in qualche maniera mi ha
fatto pensare al film del 1958 nel suo nuovo romanzo “La donna che morì due
volte” in cui il commissario protagonista non è più lo stimato Johansson (il
commissario che vedeva dietro gli angoli) ma Evert Bäckstrom che abbiamo già definito il più
antipatico investigatore sulla scena letteraria del genere. Rozzo, volgare,
maschilista, razzista, corrotto- altri aggettivi negativi? Aggiungete a caso,
andrà bene di certo. Dimenticavo: scansafatiche, propenso a far lavorare gli
altri al suo posto.
Claes Malmberg: perfetto per Bäckstrom sullo schermo |
Un ragazzino scout di undici anni, Edvin,
vicino di casa di Bäckstrom (e suo ammiratore, ahimé), trova
un teschio su un’isola dell’arcipelago di Stoccolma durante un campo estivo. E
lo porta di filato da Bäckstrom. Sono pagine ilari e ironiche,
quelle all’inizio del libro. Non sappiamo se prevale l’ironia nei confronti del
movimento scout che ha per motto ‘sempre
pronti’ o quella verso le lezioni che Bäckstrom ha impartito ad Edvin che ha
seguito la corretta procedura nel macabro ritrovamento, quasi fosse un giovane
investigatore invece di un giovane esploratore. Edvin azzarda anche l’ipotesi
(si rivelerà corretta) che si tratti del teschio di una donna. A noi non resta
che sperare che non diventi un clone di Evert Bäckstrom.
Comunque
non è facile attribuire un’identità al teschio, neppure quando si ritrova lo
scheletro. Un sacchetto del Lidl aiuta a collocare l’omicidio nel tempo. Perché
di certo si tratta di omicidio, un colpo di carabina alla tempia. Il problema
sorge quando la donna, identificata come la tailandese Jaidée (sposata con uno
svedese), risulta già morta dodici anni prima, nello tsunami che sconvolse la
costa della Thailandia. Nessuna possibilità di errore, la madre e il marito
avevano identificato il cadavere, il corpo era stato cremato, le ceneri
disperse nell’aria. Oppure sì, c’è stato un errore? E se sì, come è stato
possibile?
tsunami del 2004 |
Leif GW Persson è abilissimo. Perché la
tensione del romanzo si regge non tanto sulla ricerca del colpevole, quanto sull’inchiesta
per capire che cosa sia successo, come sia potuto succedere e, visto che non si
può morire due volte, chi sono le due donne morte? E’ abilissimo perché il
ritmo della narrazione è veloce anche se non ci sono inseguimenti e manca il
brivido della paura- non avrebbe senso che ci fosse un altro omicidio. E poi
“La donna che morì due volte” è un romanzo che si legge sorridendo- e non è da
poco per un ‘giallo’. Sorridiamo del comportamento di Bäckstrom
(disprezzandolo), scopriamo che Bäckstrom non è l’unico poliziotto ‘non
eccellente’, ci divertiamo con il comportamento fuori dalle righe di Annika, la
poliziotta culturista, e abbiamo l’impressione che il ritratto del piccolo
Edvin sia quello di un Bäckstrom in miniatura.
Leif WG Persson è il migliore scrittore
svedese di ‘gialli’ dopo la morte degli amati Stieg Larsson e Henning Mankell.
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