sabato 12 gennaio 2019

Marino Magliani, “Prima che te lo dicano altri” ed. 2018


                                                                  Casa Nostra. Qui Italia
     romanzo di formazione
          noir

Marino Magliani, “Prima che te lo dicano altri”
Ed. Chiarelettere, pagg. 336, Euro 14,87

       E’ il 1974. Leo ha otto anni. Vive con la madre in un paesino dell’entroterra di Imperia, in Liguria. Quando passa nei carruggi gli altri bambini si passano l’un l’altro le parole sensa paie. Senza padre. Perché Leo un padre, un padre che sia presente, non ce l’ha. E ognuno può fare le supposizioni che vuole. Leo ha appena terminato la seconda elementare ed è stato rimandato in italiano. Qualcuno suggerisce a sua madre di mandarlo a lezione da Raul Porti, il giovane che passa l’estate in una villa ai margini del paese, che traduce libri dallo spagnolo, che- si dice- è un poeta. Nasce così l’amicizia tra Leo e Raul, che diventa, per Leo, una figura a metà tra il fratello maggiore e il padre. Raul non si limita a insegnare l’italiano al bambino che parla per lo più in dialetto. Raul obbliga il recalcitrante Leo a fare ginnastica- quel rotolo di ciccia intorno all’addome deve sparire-, lo porta al mare e gli insegna a nuotare, e poi in campagna gli mostra l’arte degli innesti. Finisce l’estate. Raul parte per andare lontano, in Argentina. Una separazione dolorosa per Leo.

      Leo bambino, Leo adulto, Leo vicino alla sessantina nel 2024, un futuro ancora da venire ma non troppo lontano. La narrazione di Marino Magliani è scandita in questi tre tempi, in tre toni diversi, in uno scorrere di tempo diverso. Mentre l’estate memorabile di Leo con Raul pare essere infinita e, insieme, sembra passare in un lampo, fitta com’è di esperienze e di impressioni, il tempo che segue, invece, rallenta, si trascina in una quotidianità fatta di lavori nei campi, di caccia al cinghiale, di vendita di olive. Si avvera quanto aveva detto Raul- i dorsali delle colline si infittiscono di case, giù fino al mare. Sono arrivati i russi, comprano, comprano, costruiscono multiproprietà. La gente del posto scompare, sostituita dagli stranieri. E’ come un innesto, parola chiave nel romanzo. Perché anche quello che avviene tra Leo e Raul è una specie di innesto. Nel 2024 villa Porti viene messa all’asta. E’ come se Leo ricevesse uno scossone. Perché nel frattempo l’insinuazione che Raul possa essere suo padre è diventata quasi una certezza per Leo. E villa Porti non può finire in mano ad estranei. Leo fa tre cose: vende la proprietà di sua madre, compra la villa e parte per l’Argentina alla ricerca di Raul.

      Perché dopo così tanto tempo?- ci si può chiedere. Perché bisogna vivere in Liguria per sapere che la monotonia del tempo tutto uguale annulla il suo scorrere. Perché il passare delle stagioni, che si avverte così poco in una Liguria sempreverde e che Marino Magliani descrive così bene, con un occhio che indugia sui colori e sulla luce e su ogni minimo cambiamento, induce ad una sorta di sonnolenza che rimanda decisioni e azioni ad un ‘dopo’ imprecisato.
Leo ha trovato qualche carta del consolato argentino e parte, uno sprovveduto che finora si è spinto al massimo fino a Genova. E vuole ritrovare suo padre, o almeno sapere che cosa gli sia successo: è ancora vivo (come ha voluto credere fino a prima della partenza) o è morto, scomparso insieme ai tanti desaparecidos?

      “Prima che te lo dicano altri” è un romanzo che mescola vari generi, trasformandoli. Perché quello che era all’inizio un romanzo di formazione continua ad esserlo anche nella terza parte, quando l’età del protagonista lo metterebbe fuori dai limiti di qualunque ‘crescita’. Nello stesso tempo è un romanzo naturalista, o regionalista: è così raro, oggigiorno, leggere un libro in cui si percepisca in ogni pagina l’amore dello scrittore per la propria terra. E diventa infine un romanzo molto noir addentrandosi nella scoperta della storia tragica di un paese che proprio non ha nulla in comune con la Liguria di Leo, viaggiatore ingenuo che verrà a sapere che l’alone di mistero che ha sempre circondato la figura di Raul Porti non è poi del tutto privo di tenebre.  

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