mercoledì 27 gennaio 2016

Ted Thompson, “La seconda vita di Anders Hill” ed. 2016

                                   Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
          FRESCO DI LETTURA


Ted Thompson, “La seconda vita di Anders Hill”
Ed. Bollati Boringhieri, trad. M. Guidieri Berner, pagg. 273, Euro 14,88

      Ce l’ha fatta da solo, Anders Hill, ad arrivare dove è arrivato. Suo padre, un giudice, aveva programmato l’avvocatura per lui, ma Anders si era rifiutato di seguire un percorso già tracciato. Era scappato di casa, nel Sud, per arrivare ad una piccola università nel Nord dove aveva ottenuto una borsa di studio. Che non era sufficiente e perciò Anders aveva lavorato durante gli anni del college. A ventotto anni aveva già un incarico prestigioso come consulente finanziario e adesso ha una splendida casa (gravata da ipoteca) a circa un’ora da New York (giorno dopo giorno ha preso il treno insieme agli altri pendolari), una moglie (Helene, il suo primo amore degli anni dell’università), un figlio che gli ha dato due nipotini e un altro figlio che invece gli ha sempre dato un sacco di preoccupazioni, e gliene continua a dare.
    E a sessant’anni Anders Hill decide che ne ha abbastanza, che andrà in pensione, che non vuole avere più niente a che fare con il mondo della finanza in cui il successo personale coincide con la rovina di piccoli risparmiatori. Ne ha abbastanza anche del suo matrimonio, anche se la tempistica della rivelazione del suo desiderio di divorziare è pessima- lo dice ad Helene sul taxi che li porta alla cena di laurea del figlio minore.

      “La seconda vita di Anders Hill” di Ted Thomson è uno spaccato di vita americana, la corsa verso un successo che ha bisogno di essere configurato in simboli standardizzati- bella casa, bella moglie, figli obbedienti (due è il numero giusto), bella automobile- e andrebbe tutto bene se non ci fossero degli imprevisti. L’infarto di Anders, ad esempio, che obbliga ad una pausa di riflessione. Il figlio ribelle. Il momento in cui ci si rende conto che la compagnia delle persone che si sono sempre frequentate ci annoia profondamente (e, dopo qualche bicchiere, lo si lascia anche capire chiaramente). O che sono almeno cinque mesi che non si fa più l’amore con la moglie. O che proprio non si può più ingannare la gente e pensare solo al proprio tornaconto.

     La seconda vita di Anders Hill incomincia con una seconda ribellione ed è il suo anticonformismo che lo avvicina al figlio degli amici che è in rotta con i genitori. E Anders accumula errori su errori: l’aver accettato di provare qualunque fosse la droga che Charlie gli offriva, lì, nel giardino di casa, a due passi dal padre e dalla madre, lo rende responsabile del malore di Charlie che finisce in ospedale per overdose? E dopo ancora, quando Charlie, scappato dall’ospedale, lo cerca per affidargli la sua amata tartaruga, e Anders non contatta immediatamente i genitori- è colpevole, Anders? Non ha affatto le idee chiare, Anders Hill. Ha preso una decisione che può anche essere giusta ma è stata impulsiva. Non ha messo in conto la gelosia per il nuovo fidanzato della moglie, e neppure il peso finanziario della casa che non è ancora stata pagata. E poi la seconda vita di Anders Hill alza anche il sipario sulla seconda vita di altri- della moglie che già lo tradiva, degli irreprensibili vicini troppo deboli con il figlio minore, di Preston, il figlio scapestrato di Anders.

     Un’immane tragedia è in attesa dietro questo sipario e il continuo spostarsi del tempo della narrazione, tra il passato e diversi livelli di presente, serve per prepararci, per aiutarci a cogliere piccoli indizi, a vedere le crepe che sono destinate ad allargarsi, come sta succedendo a quelle della dimora che Anders acquista per ristrutturarla e lanciarla come albergo, alla fine. La casa della apparente felicità passata viene venduta, una casa fatiscente ma che ha un significato storico viene comperata e offrirà il futuro della seconda vita di Anders Hill.

      Il romanzo di Ted Thomson è perfetto per un adattamento cinematografico, è una storia un poco banale e trattata con una certa superficialità, ma ha un protagonista che piace per le sue debolezze, un uomo in cui, per certi versi, ci si può rispecchiare.


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