fresco di lettura
vento del Nord
Anne Ragde, “I fratelli Neshov”
Ed. Neri Pozza, trad. Eva
Kampmann, pagg. 301, Euro 15,30
Titolo originale: Eremittkrepsene
Mi sono sorpresa ad invidiare i lettori che
‘scopriranno’ la trilogia di Anne Ragde quando sarà completa. Perché, leggendo
un libro dopo l’altro, non dovranno faticare a mettere a fuoco dei personaggi
che hanno già incontrato (per fortuna solo un anno fa) e, arrivati all’ultima pagina,
non saranno obbligati ad aspettare la pubblicazione del seguito. Se non hanno
acquistato i tre volumi tutti insieme, basterà un clic del mouse per comperarlo
in versione digitale oppure correre alla libreria più vicina per acquistare la
buona vecchia versione cartacea.
Ne “La casa delle bugie” avevamo conosciuto i tre fratelli Neshov- Tor
che alleva i maiali nella fattoria di famiglia, Margido che ha un’impresa di
pompe funebri e Erlend, la pecora nera della famiglia perché gay, vetrinista di
successo che è fuggito dal chiuso ambiente della Norvegia e vive con un
compagno a Copenhaghen. Per chi non lo avesse letto, seguo l’esempio della
scrittrice che non ci annoia con ripetizioni in questo secondo libro e non dirò
nulla delle bugie e dei segreti che si annidano nelle mura della fatiscente
fattoria. Farò solo il nome di un altro personaggio, Torunn, la figlia che Tor
non aveva mai visto perché la sua arcigna madre aveva messo alla porta la
ragazza che lui aveva messo incinta.
Anche ne “I fratelli Neshov” seguiamo le vicende dei tre fratelli e di
Torunn. Tanto per incuriosirvi vi rivelerò che Torunn si innamora di un musher, un conduttore di slitte trainate
da cani che vive in una baita e si occupa di finanza tramite computer, che Tor
si ferisce gravemente e la figlia si trasferisce alla fattoria per aiutare lui
e il nonno, che Tor si dispera perché i ratti infestano la sua porcilaia, che
Erlend e il suo compagno decidono di ‘fare’ un bambino, che Margido si ubriaca
la notte di Capodanno e…
L’idea di un figlio mi spaventa da morire, questo lo devo ammettere. Non so se ho qualcosa da dare a un bambino, se ho qualcosa da trasmettere. Ma ho anche pensato a nonno Tallak, già, l’ho sempre chiamato così e non posso smettere di farlo..E ho capito che mi ha dato molto. Anche se vivevamo in una bolla di bugie, lui mi ha dato tanto amore, proprio perché sapeva di essere mio padre, anche se io non lo sapevo. Forse si può mettere a frutto un po’ di quell’amore per un buon fine.
Senza dubbio le occupazioni singolari dei
personaggi (i geni famigliari influenzano di certo Torunn a fare la
veterinaria) e l’ambientazione tra Norvegia e Danimarca hanno il loro peso nel
rendere vivace e interessante la lettura del romanzo di Anne Ragde. Tuttavia
non c’è ombra di dubbio che la scrittrice sia molto brava nel raccontarci le
piccole storie che diventano uniche, nell’analizzare i sentimenti di chi è
abituato da tutta una vita a soffocare e a non voler riconoscere quello che
prova, nel dipingere per noi scenari fantastici, sia che si tratti di zone
innevate della Norvegia sia, invece, dei fantasiosi e geniali allestimenti di
vetrine di Erlend.
Riesce perfino a riqualificare un lavoro squallido come è
quello di impresario di pompe funebri, ci rende partecipe dei sogni di ognuno-
quello che più desidera Margido è una sauna (per contrasto, grottesche e
penosamente ridicole le scene con il gabinetto portatile installato a Neshov),
Tor ordina di nascosto bottiglie di alcolici, Erlend compra online le figurine
di cristallo di Swaroski, e Torunn? Torunn non sa, sente il peso di essere
l’erede della fattoria, non vorrebbe abbandonare Oslo e il suo lavoro ma, può
gettare via il lavoro di generazioni? Soprattutto, può dare una simile
delusione a suo padre? La fine, vi avverto, è brusca e improvvisa, come un
sipario che cade lasciandovi appena intravvedere quello che c’è sul palcoscenico-
forse il destino deciderà per Torunn.
Una mini-osservazione stilistica: i due gay sono impagabili, ci sembra
di sentirli parlare a viva voce, ci sembra di sentire l’intonazione di Erlend,
due personaggi ‘azzeccati’.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
la scrittrice Anna Ragde
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