Voci da mondi diversi. Penisola iberica
love story
Maria Judite de Carvalho, “Gli armadi vuoti”Ed.
Sellerio, trad. Vincenzo Barca, pagg. 178, Euro 14,00
Donne, tutte donne nel romanzo della
scrittrice portoghese Maria Judite de Carvalho, nata a Lisbona nel 1921 e morta
nel 1998. Gli uomini ci sono, ma o scompaiono presto dalla scena (uno è anziano
e confinato a letto, uno muore giovane) oppure sono pieni di sé nella sicurezza
della loro ricchezza, ma sono vuoti dentro (l’uomo che, dopo aver corteggiato
la protagonista, ne sposerà la figlia).
Ana, Dora Rosàrio, la zia Julia, Lisa. Ana è
la suocera, una donna dal carattere deciso e volitivo, Dora è una figuretta che
sembra abbia paura della propria ombra, la zia Julia ha periodicamente delle
crisi in cui parla con il suo vecchio innamorato, Lisa, figlia di Dora,
diciassette anni, ha le idee ben precise su quello che vuole. E quello che
vuole è non assomigliare alla madre.
Dora Rosàrio ha sposato Duarte quando era molto giovane, non ha mai avuto occhi altro che per lui, è vissuta in sua adorazione giustificando la sua indolenza e la sua mancanza di ambizione. Alla sua morte improvvisa Dora si è ritrovata con una figlia piccola, senza soldi, senza un lavoro. Soprattutto si è ritrovata vuota, in mancanza del marito intorno a cui ha sempre fatto ruotare la sua vita. Dora esisteva per lui, non per se stessa, non per la figlia. E Dora continua a esistere per lui, nel suo ricordo. Dora non vuole essere consolata, le va bene vivere con un fantasma.
Poi succedono due cose, a distanza di
tempo. Trova lavoro in un negozio di antiquariato- lei non sa niente di mobili,
non sa niente di nulla, ma un’amica la incoraggia, imparerà, ha o non ha
bisogno di soldi? E poi la suocera, nel giorno in cui Lisa compie diciassette
anni, le svela qualcosa che riguarda Duarte, qualcosa di sconvolgente che
metterà fine al suo lutto prolungato.
Dora era, per sua figlia, ‘senza speranza e senza età’. Non sarà più così, è il momento di cambiare. Dora riprende possesso della sua vita, riacquista la giovinezza non ancora scomparsa, forse anche l’interesse per un uomo…
La storia di queste donne, di Dora prima di
tutto, viene raccontata da una osservatrice esterna di cui non conosceremo
l’identità fino quasi alla fine, quando saranno successe altre cose ancora. Solo
un punto di vista esterno può essere obiettivo, può cercare di dare una
distaccata interpretazione psicologica delle persone coinvolte. E la fine
sorprende lei per prima, un’altra donna che dipende da un uomo, ma che, forse,
riesce a recuperare la sua libertà. Cosa che non fa Lisa. Perché Lisa,
nonostante non voglia assomigliare a Dora, finisce nella vecchia trappola. Ci
finisce ad occhi aperti, non per amore ma per soldi. È diverso?
La narrativa è veloce, il tono è leggero, la
problematica sempre valida- cambierà mai la condizione femminile di sudditanza
all’uomo?
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