lunedì 16 settembre 2019

Chi Wei-Jan, “L’ombra nel pozzo” ed. 2019


                                                            Voci da mondi diversi. Asia
   cento sfumature di giallo


Chi Wei-Jan, “L’ombra nel pozzo”
Ed. Marsilio, trad. Riccardo Moratto, pagg. 439, Euro 19,00

   Taipei, isola di Taiwan. Wu Cheng ha cambiato vita. Ha abbandonato l’incarico di professore universitario, ha lasciato la moglie (o è lei che ha lasciato lui andando a vivere in Canada), ha anche detto addio alla professione di drammaturgo e si è messo a fare l’investigatore privato. Inizia il nuovo lavoro così, alla leggera, come fosse un gioco per ragazzi, senza nessuna idea precisa di che cosa si troverà a dover fare, con l’unica preparazione che gli viene dalla lettura di romanzi polizieschi e una bicicletta per spostarsi in città. In più, Wu Cheng soffre di depressione e di attacchi di panico per cui deve seguire una terapia farmacologica giornaliera.
    Il primo caso che gli si presenta è quello di una signora che desidera scoprire perché sua figlia eviti il padre da un po’ di tempo. No, di certo lui non l’ha molestata- di questo è sicurissima. La ragazzina esce solo per andare a scuola e lei non riesce a spiegarsi che cosa possa essere successo. In maniera molto amatoriale e divertente, con l’aiuto di un tassista che diventa suo amico, Wu Cheng risolve il caso scoprendo qualcosa che va molto al di là di quello che si poteva pensare.

    È come se questo fosse un apprendistato perché, subito dopo, succede qualcosa di ben più grave- una, due, tre, quattro persone vengono uccise con la stessa modalità, un colpo alla nuca. Nessun legame apparente tra le vittime, una singolare localizzazione del posto in cui sono state aggredite: osservando la latitudine e la longitudine dei luoghi, unendo i punti con una linea, si forma un disegno: una svastica con le braccia rivolte a sinistra. Non è quella adottata dai nazisti e diventata simbolo del Male ma quella che appare sul petto del Buddha, il simbolo buddhista dell’infinito. Che intenzioni ha l’assassino? Che messaggio vuol comunicare? Sembrerebbe soprattutto che voglia far incriminare lo stesso Wu Cheng e che lo conosca molto bene. Le telecamere- Taipei è piena di telecamere, impossibile sfuggire al loro occhio- mostrano un uomo con un berretto e una folta barba, identico a Wu Cheng. Chi può avercela con lui tanto da uccidere per farlo incolpare? Qualcuno dell’ambiente universitario? O di quello del teatro? Wu Cheng era noto per avere una lingua tagliente.

    È stato un vero piacere leggere “L’ombra nel pozzo”, primo romanzo di Chi Wei-Jan, drammaturgo e insegnante di storia del teatro presso la National Taiwan University. Perché è nuovo e originale. L’ambientazione ci incuriosisce perché credo che questo sia il primo romanzo di indagine poliziesca che si svolge a Taipei- e niente è meglio di un romanzo per trasportarci altrove, per farci conoscere una città o un paese. La trama è diversificata e stuzzicante e ruota intorno al protagonista che sembra essere più interessato a se stesso e ai suoi problemi esistenziali che a quello che si sta svolgendo intorno a lui. Ci piace l’occhio critico con cui si guarda intorno e il tono ironico con cui ne parla- i taiwanesi sono speciali per disobbedire a qualunque legge o divieto (e a noi vien da pensare che gli italiani sono molto simili, devono essere parenti stretti dei taiwanesi anche se questi sono dalla parte opposta del mondo), i taiwanesi sono dei gran truffatori (ma com’è che i metodi per imbrogliare la sanità non ci sembrano nuovi?). La soluzione del caso, inoltre, traccia un parallelo intrigante tra buddhismo e cristianesimo.

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