sabato 9 dicembre 2017

Zigmunds Skujiņš, “Come tessere di un domino” ed. 2017

                                                           vento del Nord
          la Storia nel romanzo
          FRESCO DI LETTURA

Zigmunds Skujiņš, “Come tessere di un domino”
Ed. Iperborea, trad. Margherita Carbonaro, pagg. 364, Euro 18,50

   Perché “Come le tessere di un domino”? Lo si capisce a poco a poco, leggendo questo stupefacente romanzo dello scrittore lettone Zigmunds Skujiņš, pubblicato per la prima volta a Riga nel 1999 e solo ora nella traduzione italiana (e ringraziamo per questo la casa editrice Iperborea, la nostra Stella polare per la letteratura nordica). Così come si capisce a poco a poco il legame tra le due narrazioni- o meglio, lo si capisce appieno solo alla fine, con una somiglianza fisica innegabile che rivela tutto, l’ultima tessera del domino che chiude un percorso a zig-zag alternando un tempo passato da duecento anni ed un altro che va dagli anni precedenti la seconda guerra mondiale alla vigilia del secondo millennio. E’ come se ci fossero tessere del domino di due diversi colori che, però, facessero parte dello stesso gioco. Con un pizzico di mistero, un poco di ambiguità, una spruzzata di realismo magico molto nordico, e molto humour.
    Un nonno, Jēkabs Ulste, vive in un antico maniero vicino a Riga. Attenzione al cognome, perché non lo troviamo spesso e, quando riappare in un altro contesto, sobbalziamo. Gestisce un noleggio di carrozze per matrimoni, funerali, occasioni speciali, con una signorilità (sempre in marsina e cappello a cilindro) e un à plomb straordinari. Con lui abitano il nipote- il soggetto narrante, figlio della figlia di Jēkabs, un’artista circense e giramondo-, la Baronessa, proprietaria della tenuta che aiuta nella gestione e forse amante del nonno, e un secondo nipote che viene ‘rispedito al mittente’ dall’Olanda alla morte della madre. Sorpresa. Il decenne Jānis parla perfettamente lettone ma ha l’aspetto di un giapponese.
Jānis e la Baronessa sono i personaggi emblematici di questo primo filone narrativo- l’uno per essere anche fisicamente un miscuglio di due diverse eredità genetiche e l’altra perché appartiene ad una famiglia baltico-tedesca. Quando la Storia della Lettonia- da sempre paese conteso e soggetto a dominazioni diverse- si fa complicata, quando al di sopra di lei si deciderà se appartenga alla Germania o alla Russia, la Baronessa diventerà amica o nemica dei dominatori. E, quando per impedire il rimpatrio forzato e voluto da Hitler, il nonno tramerà per dimostrare che la Baronessa ha del sangue ebraico, questa ascendenza si rivelerà in seguito fatale per lei, rinchiusa nel ghetto da cui la fa uscire il nonno che tira fuori fandonie dal suo cappello a cilindro come fosse un mago. E riesce però ad operare il sortilegio sull’ufficiale tedesco responsabile del ghetto.

    Mentre leggiamo della Storia della Lettonia nel ‘900 attraverso le vicende di questa famiglia singolare, con un salto temporale nel ‘700 riviviamo tutta un’altra atmosfera negli altri capitoli in cui la protagonista è un’altra nobildonna, Waltraute von Brűggen, la cui avventura è alquanto sorprendente. Suo marito è morto in guerra ma il suo corpo non è stato ritrovato. Quando il conte Cagliostro (sì, proprio quello scaltro e intelligente furfante, mago, alchimista, con la fama di guaritore) le dice che suo marito era ‘uno ma adesso è due), lei parte per cercarlo e scopre che in effetti è andata proprio così- un medico alla Frankenstein ha cucito insieme due mezzi corpi. La metà appartenente al suo amato Eberhard è la parte inferiore di un rozzo soldato lettone (attenzione, fa Ulste di cognome). Quello che succede è immaginabile e perfino divertente. Qui non sono le due metà, buona e cattiva, de “Il visconte dimezzato” di Calvino. Qui le due metà sono la testa e gli attributi sessuali, e in più, una metà è lettone e una metà è tedesca. Come la mettiamo con il figlio che nascerà? Le tessere del domino sembrano impazzite, se non fosse che il ragno che tesse la tela- lo scrittore- sta operando per mettere in luce quanto sia impossibile, per la Lettonia ma anche per la maggior parte degli altri stati (la Germania di Hitler che tanto vantava il suo arianesimo), parlare di purezza della razza. “Da centinaia di anni la maschera tedesca è simile al domino del carnevale veneziano”, dice l’affascinante vecchio saggio che è il nonno.
   Tragedia e commedia si mescolano come nella vita in questo libro di uno dei più grandi scrittori baltici dei nostri tempi.



   
    






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