sabato 16 dicembre 2017

Isabel Allende, “Oltre l’inverno” ed. 2017

                            Voci da mondi diversi. America Latina
   cento sfumature di giallo
    love story
   FRESCO DI LETTURA

Isabel Allende, “Oltre l’inverno”
Ed. Feltrinelli, trad. Elena Liverani, pagg. 260, Euro 15,73

     Imparavo finalmente, nel cuore dell’inverno, che c’era in me un’invincibile estate…l’esergo del nuovo romanzo “Oltre all’inverno” di Isabel Allende, insieme alla sua dedica in cui ringrazia per l’amore inaspettato, sono un anticipo di quello che ci riserba il libro: una storia d’amore arrivato ad un’età quando non ci si aspetta più di provare nessun sentimento esaltante. O almeno, la storia d’amore che procede a intoppi tra la cilena Lucìa e l’americano Robert è una delle storie del libro perché ci sono, poi, le vicende dei singoli personaggi, di Lucìa e Robert e anche di Evelyn, una ragazza guatemalteca. E, per di più, il filone portante del romanzo ha il colore del giallo perché i tre si trovano a dover trasportare un cadavere nel bagagliaio di un’auto (quella del datore di lavoro di Evelyn).
    Siamo a Brooklyn, gennaio 2016, quando una violenta tempesta di neve si abbatté sulla costa orientale degli Stati Uniti, inaspettata dopo un mese di dicembre stranamente mite.
Robert Bowmaster, professore universitario, ex alcolizzato, una storia famigliare tragica alle spalle, ha affittato il gelido seminterrato della sua abitazione a Lucìa che viene dal Cile e che ha un incarico di visiting professor nella sua stessa università. Sono entrambi sulla sessantina, ma tanto Lucìa è socievole ed estroversa quanto Robert è solitario, diffidente e paranoico. Un tamponamento sulla strada ghiacciata ed Evelyn entra nelle vite di Robert e Lucìa. In fuga dal Guatemala dove era stata vittima di bande criminali che avevano già ucciso i suoi due fratelli, Evelyn si prende cura di un ragazzino disabile, figlio di un padre violento che lo rifiuta e di una madre che vive nel terrore del marito. Evelyn stava andando in farmacia, l’urto del cofano dell’automobile di Robert ha aperto il bagagliaio dell’auto rivelando il cadavere di una donna avvolto in un tappeto. Ecco perché Evelyn cerca l’aiuto di Robert che le ha dato il suo biglietto da visita.
    Il materiale che ha in mano Isabel Allende è tanto ed interessante. Le storie di Lucìa e del fratello scomparso quando il colpo militare ha messo fine al governo di Salvador Allende insieme alla storia di Evelyn (ancora più violenta e tragica) offrono alla scrittrice la possibilità di tracciare un quadro della sanguinosa e travagliata grande Storia dell’America Latina. Perfino la vita passata di Robert e del suo amore brasiliano, al di là degli avvenimenti terribili che stroncano la sua esistenza, serve per aggiungere un tocco al quadro, colorato, questa volta, non sempre di nero e rosso sangue.
E tuttavia il racconto è sempre distaccato, avvertiamo costantemente la voce del narratore esterno e onnisciente, i personaggi sono freddi, quello che è loro accaduto ci fa inorridire ma non riusciamo a sentire la loro presenza vicino a noi. La violenza entra anche nella casa dell’ambiguo datore di lavoro di Evelyn e, dopo aver letto le traversie della ragazzina che si trascinava nel deserto al confine del Messico, ci sembra paradossale che finisca per trovare rifugio proprio nell’abitazione di chi si macchia della colpa di traffico di esseri umani. E l’amore che allevia la solitudine di Robert e Lucìa non ci pare sufficiente per riscattare tutta quella sofferenza di cui abbiamo letto.
  Quando terminiamo il libro abbiamo l’impressione che personaggi e storie, compresa la tessera del puzzle dell’assassinio della donna trovata nel bagagliaio, siano stati messi in una bolla di neve, che questa sia stata agitata per far scatenare la tempesta e che poi sia stata ricostruita la trama incastrando i vari pezzi.




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