Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
love story
Alan Drew, “Nei giardini d’acqua”
Ed. Piemme, trad. Isabella Vaj,
pagg. 365, Euro 19,00
Titolo originale: Gardens of Water
Quando raggiunsero il pandemonio
dell’ospedale tedesco, Sinan venne a sapere che suo figlio era rimasto sepolto
vivo per quasi tre giorni.
“Incredibile” aveva detto il medico dopo
aver visitato il ragazzo in un ambulatorio pieno di cadaveri. Ogni corpo era
disteso su una barella, coperto con un lenzuolo azzurro da cui sporgevano solo
i piedi: scarpe nere maschili lucide come specchi, pantofole rosa, dita nude
con lo smalto rosso. “Non abbiamo trovato nessuno vivo in tutto il giorno.”
Due
adolescenti che si amano. Lei è curda, lui è americano. Lei è musulmana, lui è
cristiano. Ci sono tutte le premesse per una nuova versione della storia degli
amanti di Verona- e in questo caso sarebbero i fidanzatini di Istanbul- con
tanto di fine tragica inevitabile. E in effetti uno dei filoni del romanzo di
Alan Drew, “Nei giardini d’acqua”, è una storia d’amore contrastato e di morte.
Ma ce ne sono degli altri, con implicazioni diverse e di maggior rilievo
seppure in qualche modo connesse con la vicenda della quindicenne Irem e del
diciassettenne Dylan.
Nella calca che si spingeva per salire a
bordo del traghetto in partenza da Istanbul per Golcük, Sinan perse suo figlio.
Sinan ritrova presto il figlio Ismail di nove anni: la voce che un padre ha
perso la presa della manina del figlio passa di bocca in bocca- c’è ancora un
calore umano, una solidarietà, una simpatia che fa condividere gioie e pene tra
la gente di Istanbul, e il bambino viene quasi subito ricondotto dal padre.
Anche perché è facilmente individuabile, nel costume da pascià di raso bianco
che è costato a Sinan il salario di una settimana: questo è un giorno speciale
per Ismail, al ritorno a casa ci sarà la cerimonia della circoncisione che per
lui segnerà il passaggio all’età adulta, seguita da una festa a cui saranno
invitati- con qualche perplessità- pure i vicini di casa americani.
Ecco: una
perdita, una festa che esalta il sesso del maschietto della famiglia,
l’insegnante americano Marcus con la moglie e il figlio, sono questi gli
elementi della trama che si svilupperanno ampliando il loro significato. Perché
la momentanea perdita del piccolo Ismail anticipa il timore di perdere la
propria identità di curdi (soprattutto da parte di Sinan); la circoncisione e
l’importanza che si dà al figlio maschio prelude all’infelicità di Irem e alla
sua ribellione; la presenza degli americani è- per ora- quella di ospiti
gentili, ma diventerà più tardi, su più vasta scala, quella di
ospiti-occupanti, arrogante e subdola. Si aggiunge poi un altro personaggio,
violento e distruttore: il terremoto che nel 1999 causò morti e rovine a
Istanbul.
Il terremoto agisce proprio per quello che
è, una forza del destino che colpisce alla cieca: Ismail rimane sepolto per tre
giorni sotto le macerie, riparato dal corpo della donna americana che è
riuscita anche a fargli sgocciolare dell’acqua in bocca, evitando la
disidratazione. Lui sopravvive, lei muore; Sinan è debitore verso l’americano-
proprio Sinan che reputa gli americani colpevoli della morte di suo padre,
ucciso dai turchi armati dagli americani.
C’è un doppio contrasto di
culture nel romanzo di Alan Drew- perché Sinan continua a ricordare con
nostalgia il paese d’origine dove spera di ritornare e risente della
discriminazione di cui è vittima tra i turchi in quanto curdo, ed è anche ovvio
che contrasti l’amore della figlia per il ragazzo americano. Che cosa ci può
essere in comune tra una ragazza che porta il velo e viene da un luogo aspro e
desertico e un giovane che ha sempre le cuffie sulle orecchie e le braccia
tatuate? Ma la questione non è neppure così semplice- quando Irem seguirà Dylan
a Istanbul, si accorgerà di essere diversa anche dalle ragazze di città, perché
ci sono musulmani e musulmani. Come ci sono americani e americani, come cerca
di far capire Marcus a Sinan. Ed è pur vero che quelli che sono arrivati per
organizzare una tendopoli e portare soccorsi ai terremotati hanno un secondo
fine- scambiare Gesù per viveri e medicine.
“Nei giardini d’acqua”- titolo che si rifà
alla descrizione del Paradiso nel Corano- vuole essere qualcosa di più di una
banale storia d’amore. Non riesce del tutto nelle sue ambizioni, ma è ben viva
l’accusa rivolta agli Stati Uniti di intrufolarsi con arroganza nelle
situazioni difficili degli altri paesi del mondo, ammantandosi di pretesti
umanitari ma mirando a ben altro. Il personaggio più riuscito del romanzo è
senza dubbio Sinan, dilaniato fra odio e dovere di riconoscenza verso chi
considera suo nemico; il più inconsistente è il giovane Dylan- o forse è così
privo di spessore proprio perché giovane?
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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