domenica 4 dicembre 2016

Michelle Wan, “Il mistero dell’orchidea selvatica” ed. 2006

                                                      Voci da mondi diversi. Cina
     cento sfumature di giallo
     il libro ritrovato

Michelle Wan, “Il mistero dell’orchidea selvatica”
Ed. Garzanti, trad. Barbara Bagliano, pagg. 311, Euro 16,00

    Chi o che cosa si cerca in questo primo thriller insolito della scrittrice di origine cinese Michelle Wan? L’assassino di Bedie, la ragazza canadese che è scomparsa diciannove anni fa o il Cypripedium, una specie rara di orchidea? Le tracce da seguire sono le stesse, forse quelle che porteranno all’orchidea condurranno pure a identificare il colpevole, per il botanico Julian Wood è più importante trovare l’orchidea, ma alla sorella di Bedie non importa- a lei occorre il suo aiuto.
     La trama del “mystery” riguarda, dunque, un delitto commesso molto tempo fa, l’elemento nuovo che potrebbe far riaprire le indagini è dato dal ritrovamento della macchina fotografica di Bedie che contiene ancora il rullino delle foto- una pellicola che il tempo ha danneggiato ma che contiene ancora degli indizi. Troppo poco per la polizia, più che sufficiente per Mara, la sorella gemella di Bedie, per voler andare a fondo alla storia. E’ per questo che il ruolo della polizia resta marginale e l’indagine- se così si può chiamare- viene svolta da Mara e dall’esperto botanico, in competizione con un collega di questi, pure lui alla ricerca della splendida Cypripedium.

    Il luogo è la Dordogna, habitat ideale per le orchidee, zona della Francia in cui si mangia benissimo (non mancano nel romanzo appetitosi dettagli culinari, nonché indicazioni sui vini). E c’è un’antica dimora che dà al romanzo una certa atmosfera da romanzo gotico, con castellana un poco pazza drappeggiata in una tovaglia con frange, un marito che è stato a suo tempo un donnaiolo e pratica lo sport della caccia, due contadini- madre e figlio- che assomigliano all’orchessa e all’orco delle favole. Appare sulla scena anche il giovin signore Alain de Sauvignac, che assomiglia al Principe Azzurro. E viene fuori che Bedie non è l’unica ragazza scomparsa. Il suo caso è del 1984, ne sono seguiti altri, a intervallo irregolare, a volte si trattava di ragazze giovani, a volte di donne di mezza età. Non sembra esserci una regola: si tratta di un serial killer? Diciamo solo che, prevedibilmente, la sorella di Bedie è in pericolo, sappiamo fin dall’inizio che la sua curiosità legittima non può andare a buon fine.
   Ma la traccia più sorprendente da seguire nella vicenda del romanzo, la più coloratamente affascinante, la più nuova, è quella delle orchidee. Originale è l’idea di inserirle nella trama gialla: se le foto scattate da Bedie alle orchidee indicano le tappe del suo itinerario, se è possibile dalla flora circostante individuare il luogo di fioritura dell’orchidea fotografata, è come una caccia al tesoro. Una foto dopo l’altra, un’orchidea dopo l’altra, porteranno all’ultima rarità, il Cypripedium, quella dove Bedie è stata sorpresa- infatti manca la seconda foto di prammatica, dell’ambientazione circostante.
Ed è essenziale individuare un pigeonnier particolare che Bedie ha fotografato: ci sarà ancora? E chi di noi lettori sapeva del valore della cacca dei piccioni per la terra di Dordogna?

     Ben scritto, originale, forse un poco scontata la conclusione, ma ci pare irrilevante in confronto alla passione floreale da cui siamo stati contagiati.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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