mercoledì 14 dicembre 2016

Kate O’Brien, “Mary Lavelle” ed. 2016

                                     Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
          romanzo di formazione
          love story
          FRESCO DI LETTURA

Kate O’Brien, “Mary Lavelle”
Ed. Fazi, trad. A. Sarti, pagg. 334, Euro 15,73

      Avevo terminato da poco di leggere “Il viaggio di Tsomo” della scrittrice bhutanese Khunzang Choden, quando ho preso tra le mani “Mary Lavelle” dell’irlandese Kate O’Brien. Forse è stato l’inconscio a guidare le mie scelte, se non esiste un caso, perché entrambi i romanzi sono storie di donne che ‘crescono’ facendo un viaggio, sia in senso letterale sia in senso metaforico, anche se in mondi e culture e anni diversi. Tsomo in Bhutan e poi in India negli anni ‘50, Mary Lavelle dall’Irlanda alla Spagna nel 1924. Affascinante fare i paragoni.
    In Irlanda la guerra che ha definito il confine tra la repubblica e l’Ulster è finita da tre anni. A Mellick Mary conduce una vita fin troppo tranquilla. E’ insoddisfatta, Mary. Sua madre è morta, la conduzione della casa è nelle mani di una zia, non va d’accordo con un padre severo, i due fratelli se ne sono andati, uno milita nelle file dell’IRA, l’altro è in America. Mary ha anche un fidanzato che l’adora. Forse, però, lei non adora lui se prende al balzo la possibilità di andare in Spagna a fare la governante delle tre ragazzine Areavaga in una cittadina di mare dei paesi baschi.

    Andare dall’Irlanda alla Spagna, nel 1924, non è un viaggio da poco per una ragazza di ventun anni (anche se è nulla in confronto agli spostamenti di Tsomo). E, nonostante l’iniziale diffidenza, Mary si inserisce benissimo nella famiglia Areavaga ed è conquistata dal paesaggio, dalla luce, dai colori della Spagna. Le sue lettere al fidanzato cambiano gradualmente di tono, sono un po’ più forzate con il passare dei giorni. Mary non riesce a nascondere il suo entusiasmo per tutte le novità della sua nuova vita, lui la invita alla cautela, forse è geloso, forse ha paura che la lontananza diventi un altro tipo di lontananza. Non sono timori infondati. C’è un episodio centrale che è molto significativo- la prima corrida a cui Mary assiste. Mary pensava che non avrebbe mai voluto vedere uno spettacolo così cruento, poi si lascia convincere da un’altra ragazza, una del piccolo gruppo di governanti irlandesi che si incontrano a prendere il tè e a spettegolare nelle ore di libertà. Mai, assolutamente mai Mary avrebbe creduto di poter essere folgorata dalla corrida. Non sapeva che il combattimento fra l’uomo e il toro fosse altro che una brutale scena di sangue. Non sapeva che la morte potesse essere sfidata e corteggiata sull’arena. E, nella lettera che scrive al fidanzato, non osa dirgli come ne sia stata conquistata. Sarebbe troppo e lui non capirebbe mai.

     Mary è molto bella. Bella in una maniera un po’ androgina, con la carnagione chiarissima e corti riccioli di oro rosso. Dapprima le osservazioni sulla sua bellezza sono nelle chiacchiere delle altre ‘Miss’ che dicono scherzando che Mary non durerà a lungo nella famiglia Areavaga: non può fare da chaperon alla quasi debuttante Pilar, distoglierebbe tutti gli occhi da lei. Poi vediamo l’effetto che fa sul capofamiglia Pablo, un tenebroso quarantanovenne che, ligio al senso dell’onore, combatte l’attrazione che prova per lei. Quando però arriva da Madrid il giovane Juan, la corrente magnetica tra lui e Mary è palpabile. Eppure Juan è felicemente sposato, ha un bambino, il futuro di Juan come un ‘grande di Spagna’ è certo. Non è un caso che i due uomini della vita di Mary abbiano lo stesso nome- John il tranquillo futuro marito e Juan il volto dell’amore-passione.

     Quando il libro di Kate O’Brien fu pubblicato, nel 1936, fu uno scandalo. Proibito in Spagna ed in Irlanda e, dati i tempi, si può ben capire. Perché nelle cattolicissime Spagna e Irlanda l’amore che travolge ogni barriera e ogni convenzione, la passione dei sensi, il sesso al di fuori del matrimonio e concepito come puro piacere, sono esecrabili, peccaminosi, proibiti. Per non dire nulla poi dell’amore che non osa dire il suo nome. Il caso Oscar Wilde è del 1895, in “Mary Lavelle” Kate O’Brien osa parlare addirittura di amore lesbico- un’insospettabile amica confessa a Mary l’attrazione che prova per lei.
 La modernità del romanzo di Kate O’Brien è nella trasgressione, nell’affrontare in maniera anticonvenzionale il tema dell’amore nelle sue molteplici facce. Si sente, invece, una traccia di ‘vintage’ nella narrativa- perfetta stilisticamente ma troppo precisa, troppo esplicativa, poco sfumata. E’ comunque un piccolo classico da leggere.


    

    

3 commenti:

  1. Ho appena finito di leggerlo! Un libro a dir poco stupendo, non avrei mai pensato che un libro del genere mi prendesse così tanto e, soprattutto, mi facesse riflettere.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Un libro ricco di sentimenti, passione, cultura, paesaggi, rispettoso e al tempo stesso dissacrante e non convenzionale se si considera il periodo storico in cui fu scritto. La curiosità sulla vita della O'B mi ha portato alla lettura di una breve e recente biografia. Quest'ultima, unita alla visione di alcune foto della scrittrice, mi portano ad identificare l'amica omosessuale nell'autrice stessa. Ma non ho trovato conferme. Lo consiglio alle amanti dei libri alla Jane Austen ma che ogni tanto cercano un po' più di grinta, indipendenza e riscatto dalle protagoniste.

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