martedì 14 gennaio 2025

Alessandro Barbero, “Romanzo russo” ed. 2024

                                                                   Casa Nostra. Qui Italia

     romanzo storico

Alessandro Barbero, “Romanzo russo”

Ed. Sellerio, pagg. 684, Euro 19,00

 

   Secondo romanzo dello storico Alessandro Barbero, “Romanzo russo” fu pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 1998, in un tempo più vicino a quello in cui si muovono i personaggi. Fu tradotto in inglese, ma in Italia fu dimenticato e lo rileggiamo ora grazie alla ristampa della casa editrice Sellerio.

    Dimenticato il romanzo e dimenticati quegli anni sul finire degli ’80, nell’epoca di Michail Gorbaciov, penultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica dal 1985 al 1991. Sembrano così lontani gli anni di Gorbaciov. L’uomo che con la sua politica della Trasparenza, ‘glasnost’, e della Riforma, ‘perestrojka’, ebbe un ruolo fondamentale nella riunificazione delle due Germanie e nella fine della Guerra Fredda. Con questo romanzo Alessandro Barbero ci porta a Mosca e a Baku nel 1988, giusto un anno prima della caduta del muro di Berlino che diede origine alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, come il primo masso di una valanga.


    Tutto inizia quando il professor Obilin assegna a Tanja una tesi di laurea su “I quadri del Partito nella regione di Baku dal 1945 al 1953”. Va bene la Trasparenza, ma non si rende conto di quanto siano pericolose delle ricerche su quegli anni? non pensa che sarebbe meglio lasciar accumulare la polvere sugli scaffali degli archivi? Perché Tanja è caparbia, non si lascia scoraggiare da nulla, va perfino a Baku a sue spese ed arriva a scoperte sorprendenti, si imbatte per caso anche nelle registrazioni del processo a suo nonno, morto proprio in quegli anni. Subisce delle intimidazioni, Tanja, finirà per dover fuggire da Baku.

Baku

     C’è pure una seconda trama, parallela e di pari importanza a questa, in cui il protagonista è il giudice Nazar Kallistratovic Lappa, che deve indagare sull’assassinio di un capo religioso mussulmano a Baku e, però, anche per lui, come per Tanja, la ricerca è come scoperchiare un vaso di Pandora. Il fatto è che molte delle persone responsabili dei fatti di sangue, delle purghe, delle torture, degli esili in Siberia, sono ancora vivi, si sentono tremare la terra sotto i piedi (anche letteralmente- il terremoto del 1988 nell’ Armenia settentrionale fu di magnitudo 7) e fanno di tutto per ostacolare le indagini del giudice che, proprio come Tanja, deve abbandonare Baku in fretta e furia.

   

terremoto del 1988

In “Come vi piace” Shakespeare diceva ‘Tutta la vita è un palcoscenico e gli uomini e le donne sono soltanto attori’- è un attore il terzo personaggio di rilievo, quello che alla fine esce con indosso la divisa da generale che gli serve per recitare e poi se ne spoglia davanti agli occhi attoniti di chi è in coda come lui per comprare del sapone e interpreta quel gesto in tutt’altra maniera.

   Non per niente Barbero è uno storico e deve aver fatto ricerche approfondite (come la sua Tanja) perché “Romanzo russo” è un romanzo molto russo, perché non solo le vecchie grasse donne russe compaiono nelle sue pagine (quante ne abbiamo incontrate nei romanzi dell’800 russi?), ma anche i nuovi ricchi, l’elegante spacciatore di droga, l’ex membro del KGB che traffica in armi, e poi le popolazioni finora silenziose delle repubbliche più lontane, azeri e armeni che niente hanno dimenticato del passato di cui, qua e là, affiora la nostalgia, quel ‘si stava meglio allora’ che però ha dimenticato gli orrori.


Perfino lo stile è molto russo. Con intelligenza e finezza, senza alcuna finzione, Barbero echeggia Bulgakov che è perfino citato e alla nostra mente affiorano i ricordi di altri grandi scrittori, se non fosse altro che per l’ampio respiro del romanzo. Il racconto è indirizzato spesso ad un ‘tu’ lettore che dà l’impressione di una voce interna ai fatti e altre volte, invece, si sente la voce di un narratore onnisciente. Sempre ironica, sempre accattivante, come se volesse sdrammatizzare quanto sta accadendo, perché in fin dei conti si è conosciuto anche di peggio.

    Il sottotitolo è un verso del poeta Osip Mandelstam, mandato da Stalin a morire in un Gulag- “Fiutando i futuri supplizi”-, un verso molto significativo che fa riflettere: sono solo Tanja e Nazar che vengono messi in guardia?



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