Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
love story
David Nicholls, “Tu sei qui”
Ed.
Neri Pozza, trad. Scilla Forti, pagg. 371, Euro 19,00
David Nicholls ha una sensibilità speciale
per raccontarci una storia d’amore, per scrivere un romanzo di genere
sentimentale che, detto così, potrebbe essere ‘sciropposo’ e banale. E invece
non lo è, il suo è un genere sentimentale con eleganza e con umorismo garbato e,
in “Tu sei qui”, ambientato in un paesaggio splendido (nonché piovoso- ma ci si
può aspettare altro dall’Inghilterra?), con una storia d’amore che nasce
durante un viaggio che non è propriamente un viaggio, ma un percorso a piedi
coast-to-coast attraverso le brughiere e le colline della Cumbria e dello York,
dal Mare d’Irlanda al mare del Nord.
Ci sono un lui e una lei, quindi. E c’è un’amica ‘galeotta’. Senza di lei Michael e Marnie non si incontrerebbero mai, perché Michael, 42 anni, è un professore di geografia a York e Marnie (38 anni) lavora da casa, a Londra, editando romanzi di ogni tipo. Entrambi sono dei solitari, scottati da esperienze precedenti. Michael è stato lasciato dalla moglie di cui è ancora innamorato, Marnie ha alle spalle un divorzio da un marito del tipo ‘meglio perderlo per trovarlo’. Cleo è amica di entrambi e ha insistito con entrambi perché uscissero dal loro guscio e si unissero al piccolo gruppo che aveva messo insieme per questo trekking di circa 300 km. In realtà Cleo aveva immaginato di combinare due coppie diverse, ma la ragazza che aveva destinato a Michael non era venuta e il giovane uomo (piuttosto presuntuoso) che avrebbe dovuto fare coppia con Marnie abbandonerà il gruppo dopo il primo giorno. Anche Cleo e il figlio si sarebbero defilati, lasciando Michael e Marnie da soli.
Michael non è nuovo a questa esperienza, ama camminare, è la sua valvola di sicurezza. Però ama camminare da solo e dapprima mal sopporta la compagnia di Marnie, non vede l’ora che lei, scoraggiata dalle obiettive difficoltà del percorso, aumentate dalla pioggia e dal peso dello zaino, decida di tornare a Londra. Già, il peso dello zaino. Perché Marnie, camminatrice del tutto inesperta, aveva portato ben dodici paia di pantaloni, tre abiti da sera, scarpe con il tacco, mentre Michael viaggia leggero, lavando la biancheria ogni sera e indossando ogni sera la stessa camicia. Una situazione che sarà lo spunto per battute ironiche- Michael è piuttosto ‘ingessato’, ma Marnie è spiritosa e pronta a cogliere il lato buffo delle situazioni, Michael è il professore e anche il poeta che sa decifrare l’età delle rocce, riconosce alberi e uccelli, coglie la bellezza del paesaggio, Marnie è troppo affaticata per guardarsi attorno, sbuffa e inveisce contro la pioggia, contro il povero Michael che l’avrebbe ingannata sulla difficoltà del percorso. Però, nonostante tutto, Marnie è vitale, ha un’allegria di fondo, uno spiccato senso dell’umorismo. Lei inizia a trovare bello il profilo di lui, lui incomincia ad apprezzare le battute di lei, la trova bella, le propone di camminare ancora un giorno quando quella che si conclude dovrebbe essere la sua ultima tappa.
A questo punto uno penserebbe ad un finale
facile e scontato, ma non è così. Avete presente i cartelli che indicano un
percorso, con la freccia che punta su ‘Voi siete qui’? “Tu sei qui”, dice il
titolo del libro- dove sono i due protagonisti? Chi dice all’altro, ‘tu sei
qui’? la storia del trekking coast-to-coast (affascinante di per sé, il
racconto di questo percorso, viene voglia di farlo anche noi, la mappa è già
tracciata sul libro) è raccontata alternativamente dai due punti di vista che
quindi si sovrappongono, a volte simili e a volte molto diversi.
“Tu sei qui” forse non ha la magia di “Un
giorno”- forse è del tutto impossibile, quando si è scritto un libro di grande
successo, ritrovare la stessa alchimia, ma è una lettura piacevolissima,
distensiva, intelligente, ricca di riferimenti ai Lake Poets. Mi sono posta però una domanda- come hanno fatto i
due personaggi a non prendersi neppure un raffreddore con tutta l’acqua che li
ha inzuppati? Non viene mai detto che abbiano preso neanche un’aspirina.
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