Casa Nostra. Qui Italia
Ed.
Sellerio, pagg. 184, Euro 14,00
Non è un ‘nuovo’ libro di Camilleri (è
stato pubblicato per la prima volta da Mondadori nel 2009), non è un romanzo
ambientato a Vigata (piuttosto in un non-luogo senza nome), non ha Montalbano
per protagonista (tre coppie e un amico in comune), non è un thriller (c’è però
un morto), non c’è l’uso del dialetto che Andrea Camilleri ci ha insegnato ad
amare e conoscere nei suoi libri.
“Un sabato, con gli amici” è un breve romanzo con l’andamento e lo stile di un dramma teatrale, basato com’è sui dialoghi da cui dobbiamo indovinare i retroscena. Il titolo, con l’articolo indeterminativo e la virgola dopo il nome, lascia intendere che quanto è successo è accaduto di sabato, un sabato come un altro secondo le abitudini dei personaggi, gli amici che si incontrano con questa scadenza settimanale, e non per una semplice cena.
Nel
capitolo iniziale la nostra comprensione non è immediata, in sequenza parecchi
bambini sono, uno per volta, i protagonisti. Non sono ancora capaci di parlare
bene, sono piccoli. Guardano, bussano a una porta chiusa, salgono sulle
ginocchia di uno zio, molto spesso non capiscono quello che hanno visto ed è
ancora peggio, perché serberanno un ricordo confuso e indelebile di quei
momenti. E quello che hanno visto e vissuto in maniera infantile influenzerà
pesantemente i loro comportamenti.
Niente viene mai detto apertamente, molto è
sottinteso, dei flash back ci mostrano scene di quando i sei erano tre ragazzi
e tre ragazze che frequentavano la stessa scuola. Si conoscono da sempre, quindi,
sanno quello che ognuno di loro vorrebbe tenere nascosto, ricordano i
pettegolezzi e le chiacchiere su di loro, chi era stata la ragazza di chi, chi
aveva lasciato chi.
E poi, annunciato da una telefonata, si fa vivo un altro compagno di scuola. Come riusciranno a inserirlo nella loro serata, così socialmente diverso, gay dichiarato e comunista? Certamente tutti ricorderanno l’amicizia ‘speciale’ che lo legava a uno di loro. Il quale ora sa che il vecchio amico ha ricevuto per posta delle fotografie molto compromettenti di loro due in un tempo che si pensava morto e sepolto.
È questo amico rispuntato dal nulla (è lui
che viene ricattato o è lui che vuole ricattare perché non ha soldi?) che cade
dal balcone. Aveva bevuto, aveva sniffato cocaina, il parapetto era basso. Un
incidente. Sarà la versione ufficiale, non ci saranno conseguenze. Ma chi lo ha
spinto?
Il finale è doppio. Uno è sconvolgente per
il cinismo, l’altro è una sorta di conclusione e di spiegazione che termina,
questa volta con i nomi di ogni bambino che ora abbiamo conosciuto come adulto,
le diverse situazioni in cui si erano trovati i piccoli dell’inizio.
Si legge velocemente anche se, diciamo la
verità, la nostra preferenza va al Camilleri di Montalbano o degli altri romanzi
più corposi.
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