Voci da mondi diversi. Canada
Margaret Atwood, “Lesioni personali”
Ed.
Ponte alle Grazie, trad. Guido Calza, pagg. 363, Euro 18,50
Rennie, poco più che trentenne, è una
giornalista di lifestyle- scrive
articoli leggeri, di viaggi e di moda. Qualcosa di serio e di inaspettato viene
a sconvolgere la sua vita. Deve subire un intervento di mastectomia per un
tumore al seno. Come ci si abitua ad un corpo menomato, quando si è così
giovani? Come cambia l’amore, il sesso, il rapporto con il proprio uomo? Presto
detto. Jake si allontana da lei e lei, con una reazione tipica, quasi di
transfer, pensa di essere innamorata del chirurgo gentile che l’ha operata. Il
quale è sposato, sposatissimo, con tre bambini e uno in arrivo, e che sembra
rispondere alle sue avances per consolarla, per aiutarla a riprendersi.
È così che Rennie prende la decisione di sollecitare un invio in qualche isola lontana, per scrivere uno dei suoi articoli. Lontana e sconosciuta- St. Antoine nei Caraibi.
Il volo, con scalo a Barbados, è già di
per sé un’avventura. Quando poi Rennie arriva nell’isola e si registra
nell’albergo economico che il budget le concede, iniziano le sorprese. Camera
squallida, pasti al limite dell’immangiabile, è guardata con diffidenza e
perfino con ostilità dai locali. In questa atmosfera per niente consolatoria,
Rennie fa la conoscenza con una donna, Lora, che le mostra simpatia e la
introduce alle usanze del posto. È troppo fiduciosa, Rennie. Cresciuta in un ambiente
provinciale e rigidamente moraleggiante e religioso, niente l’ha preparata alle
basilari regole per la sopravvivenza. Con un’ingenuità che ci fa sussultare,
accetta di ritirare un pacco all’aeroporto. Non è capace di rifiutare, si
accontenta della spiegazione che Lora è già stata vista troppe volte a ritirare
pacchi del genere che- a dire di Lora- contengono medicine per una persona
anziana che altrimenti morirebbe. Si può dire di no? Si può, ma Rennie
acconsente, stupendosi che la trafila non sia la solita, presentando uno
scontrino, stupendosi ancora di più quando si accorge che il pacco è grosso e
molto pesante. E adesso come farà a consegnarlo? Per il momento lo nasconde in
camera, sotto il letto. E ancora si stupisce quando, dopo essersi assentata,
trova la camera messa a soqquadro e il pacco aperto. Tastando all’interno,
Rennie tocca qualcosa di metallico…
Forse Rennie è ancora peggio di Candide, questo è solo l’inizio. Sull’isola tutti sanno, o credono di sapere tutto di lei. Nessuno crede che sia una giornalista, pensano faccia parte della CIA. Perché questo è un momento politico di incertezza sull’isola. E Rennie viene avvicinata da un uomo politico, uno dei tre che si contendono il governo e che lei aveva già incontrato sull’aereo, e da un affascinante e alquanto ambiguo americano.
“Lesioni personali”, pubblicato per la
prima volta nel 1981, con uno stile a tratti comico, a tratti satirico per
diventare poi di una brutalità terrificante, con una protagonista che ha
qualcosa di alcuni personaggi di Graham Greene al femminile, tratta della
violenza, e a vari livelli. C’è la violenza di una educazione costrittiva e
limitante e poi quella della malattia, c’è la violenza subdola dello
sconosciuto che è entrato in casa di Rennie a Toronto, non ha rubato nulla ma
ha lasciato una corda arrotolata sul suo letto, e dell’altro che è penetrato
nella sua stanza di albergo, c’è infine la violenza sull’isola, che dapprima si
esprime con una cupa atmosfera di sospetto e di presagi ed esplode poi, dopo le
elezioni, in una sommossa e in una costellazione di delitti.
Chi ha amato i grandi romanzi di Margaret
Atwood, da “La storia dell’ancella” che segnò un’epoca, a “L’assassino cieco”,
“L’altra Grace”, fino al recente “I testamenti” (vincitore del Booker Prize 2019),
non può non restare un poco deluso da “Lesioni personali”. Dopo un inizio in
cui il lettore prova simpatia per la protagonista che affronta il trauma di un
cambiamento difficile per qualunque donna, la trama si sfilaccia, diventa
perfino poco credibile. E siamo sollevati, alla fine, riaccompagnando Rennie in
Canada. La straordinaria esperienza, il confronto con situazioni altre dalla
sua, la fanno riflettere che, nonostante tutto, lei “è fortunata. Trabocca di
fortuna.”
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