mercoledì 1 dicembre 2021

Leonardo Gori, “La lunga notte” ed. 2021

                                                                  Casa Nostra. Qui Italia

          cento sfumature di giallo

Leonardo Gori, “La lunga notte”

Ed. Tea, pagg. 172, Euro 15,00

   Dal 6 all’8 settembre 1943. Una lunga notte di tre giorni. L’agonia dell’Italia e del popolo italiano. L’incertezza del futuro. Il ricordo ancora vivo del bombardamento del 19 luglio da parte dei bombardieri statunitensi- il primo bombardamento su Roma che colpì soprattutto il Borgo di San Lorenzo.

    Era il 1938 quando abbiamo conosciuto l’allora giovane capitano dei carabinieri Bruno Arcieri, arrivato a Firenze da Milano, nel primo romanzo della serie, “Nero di maggio”. La guerra era ancora lontana e tuttavia la minaccia era nell’aria, l’incontro di Mussolini e Hitler a Firenze non lasciava presagire nulla di buono. Peccato che la Storia non si costruisca sui ‘se’: se quell’attentato dilettantesco a Hitler in visita in Italia fosse andato a segno…


    Il Bruno Arcieri che incontriamo nel settembre del 1943 è sfiduciato, da tempo ormai ha messo in dubbio le sue scelte, ma- da uomo integro qual è- crede ancora nelle persone che sono state importanti per lui in passato, come il suo Comandante quando operava nei Servizi segreti. Dovrà riferire a lui, anche se il Comandante è stato destituito, gli esiti della delicata missione di cui sarà incaricato. Arcieri, che tutti sanno essere appassionato del mondo e della cultura anglosassone e americana, dovrà fare da interprete a due ufficiali americani che viaggeranno in incognito su un’ambulanza, diretti ad un incontro segretissimo. Eppure Arcieri avrà presto dei dubbi sul vero motivo della sua presenza- anche gli altri due italiani che viaggiano sull’ambulanza sanno l’inglese, che ci fa lì, lui, allora?

    Il momento sarebbe già colmo di preoccupazioni e incognite, ma ci si aggiunge altro, sul fronte privato della vita di Arcieri. Elena, di cui è sempre innamorato tra alti e bassi, vive reclusa nel loro appartamento- è ebrea, non deve dare nell’occhio, soprattutto ora, con il colpo di coda dei nazisti se l’armistizio che tutti si auspicano sarà proclamato. Un uomo, una vecchia conoscenza fascista, viene ucciso sulle scale della loro abitazione. Sembra fosse stato in visita da Elena, offrendole una grossa cifra per acquistare la sua casa di Viareggio. Chi ha sparato? Elena? Il suo ex-fidanzato che avrebbe voluto, pure lui, comprare la casa al mare di Elena? Per che cosa servivano i soldi a Elena? Per fuggire in Svizzera? Elena è reticente, nasconde qualcosa, corre il rischio di essere incriminata.

Bombardamento di san Lorenzo

   Il romanzo di Leonardo Gori è tutto giocato su questa duplice angoscia, sulla notte dell’anima di un uomo che vede crollare il mondo intorno a sé. Sul piano più intimo Arcieri si rende dolorosamente conto che la sua storia d’amore è giunta al capolinea; sul piano politico, dopo che da un pezzo ha smesso di avere fiducia nel fascismo, è costretto a constatare la pochezza non solo del Re ma anche del generale Badoglio; sul piano culturale Arcieri resta deluso dall’incontro con gli americani e soffre, oltretutto, per il disprezzo che questi non si curano di nascondere nei confronti degli italiani.

    Al crollo degli ideali e del sogno d’amore ne corrisponde un altro, terribilmente reale e seminatore di morte- il bombardamento di Frascati e di Velletri. Bombe degli americani sui civili? Ad un Arcieri sconvolto l’ufficiale americano ricorda il bombardamento tedesco su Londra nel 1940 o quello di Guernica nella guerra di Spagna a cui i fascisti hanno preso parte. E la bimba bionda che doveva offrire un mazzo di fiori al Principe Umberto di passaggio a Velletri (era stato proprio il cinico americano a prenderlo dalle sue manine, per non deludere la folla che si accalcava in attesa)  diventa il simbolo delle vittime innocenti della guerra, delle trame sporche intessute sopra le loro teste.


    È un antieroe che ci piace, Bruno Arcieri. Per la sua onestà, perché non mente neppure a se stesso. Perché, tutto sommato, impersona l’italiano medio che si è lasciato attirare, almeno in un primo momento, dal fascismo, per poi distaccarsene, senza per questo meritarsi la disistima generalizzata del generale americano che ha indubbiamente ragione, quando dice di non aver incontrato un singolo italiano che riconoscesse di essere stato fascista. Ci piace per il suo tormento interiore, per il suo mantenersi saldo pur se circondato da traditori, pur rendendosi conto di essere rimasto solo, abbandonato anche da coloro in cui riponeva la massima fiducia.

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