martedì 13 aprile 2021

Wu Ming-yi, “Montagne e nuvole negli occhi” ed. 2021

                                    Voci da mondi diversi. Repubblica di Cina

              warning novel

Wu Ming-yi, “Montagne e nuvole negli occhi”

Ed. e/o, trad. Silvia Pozzi, pagg. 272, Euro 17,10

 

   Isola di Wayo Wayo- gli abitanti credono che tutto il mondo sia un’isola che galleggia sull’oceano ‘come un guscio di conchiglia’.

Atrei è un secondogenito. Il destino dei secondogeniti è segnato. Al centoottantesimo plenilunio dalla sua nascita Atrei dovrà prendere il largo per non tornare mai più. Avrà una scorta di acqua per dieci giorni. Poi…

   Isola di Taiwan. Alice vive nella ‘casa sull’oceano’ che ha costruito insieme al marito copiando quella dell’architetto svedese Asplund. Il marito amava le esperienze estreme, la sua ultima passione era l’arrampicata. Era partito insieme al figlio Toto per scalare una parete di roccia e non erano più tornati. Scomparsi.

     Se Atrei e Alice sono i protagonisti del romanzo incantevole e perturbante dello scrittore taiwanese Wu Ming-Yi, ci sono però altri personaggi ad alternarsi sulla scena- Hafay, la proprietaria del locale Settimo Sisid che si trova proprio di fronte alla casa di Alice, anch’esso con una splendida vista sull’oceano, Dahu e la figlia Umav, gli ingegneri che dirigono le operazione per scavare un tunnel nella montagna. E sì, aggiungiamo pure la gattina Ohayo (vuol dire ‘buongiorno’) e anche i due edifici dove vivono Alice e Hafay, perché pure loro avranno un ruolo nella storia.

   A dire il vero, le storie sono tante quanti sono i personaggi e ci dicono molto di loro e di come si può reagire ai colpi del destino. Ci raccontano anche molto dell’isola di Taiwan, delle diverse etnie- Dahu è un bunun, un popolo di montanari, Hafay è una pancah- con le loro diverse tradizioni e leggende, della flora e della fauna dell’isola, del clima e delle tragedie conseguenti allo scatenarsi degli elementi della natura.

    Il cuore del romanzo è nella vicenda incredibile di Atrei che si salva perché, dopo che la sua piccola imbarcazione affonda, si ritrova su un’altra isola, così strana che lui non riesce a spiegarsi. C’è un puzzo incredibile e Atrei si renderà conto a poco a poco che gli animali del mare muoiono nelle acque vicino a questa strana isola che va alla deriva. Lui non può saperlo- è l’enorme isola, composta da 200 milioni di tonnellate di rifiuti, che galleggia nel Pacifico trasportata dalle correnti. Un’isola che- annunciata e temuta- si abbatterà su Taiwan con una gigantesca onda anomala in seguito ad un terremoto. La ‘casa sull’oceano’ diventa ‘la casa nell’oceano’ e non regge all’urto delle acque. La stessa sorte tocca al Settimo Sisid. E Atrei sarà scaraventato sull’isola di Taiwan.

   È un grido di allarme, quello che lancia Wu Ming-yi con il suo romanzo insolito e affascinante. Insolito per l’ambientazione, perché riesce a scuoterci dal fatalismo e dall’indifferenza dando vita ad un personaggio, Atrei, che rappresenta un mondo incontaminato in cui si rende omaggio al dio Kapanga e si rispettano le leggi della natura. E’ lui la vera vittima di un libro in cui, peraltro, nessun personaggio è veramente felice. E non lo è neppure la natura violentata dall’uomo, inascoltata nei segnali che lancia. A Taiwan piove molto più spesso di una volta, la terra frana, il livello delle acque dell’oceano si è alzato- basta guardare quanto più vicina all’acqua sia la casa sull’oceano.

    Il termine ‘realismo magico’ è abusato e non mi piace usarlo. C’è un filo di magia nel romanzo di Wu Ming-Yi, un credere nello spirito della natura come facevano gli uomini prima che la scienza risolvesse i loro quesiti, un guardare la bellezza stupefacente del mondo con occhi pronti a lasciarsi sorprendere, una capacità di ascoltare le voci- della montagna, della foresta, dell’oceano.

   Le varie storie dei personaggi trovano la loro conclusione, che non è mai banale e a volte- come per Alice- è sorprendente. Quella che non si conclude è quella dell’oceano e dello scempio dei rifiuti sulle coste.

Un romanzo bello e triste che parla della perdita- della propria identità, di se stessi, delle persone che amiamo, delle tradizioni, della natura.

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La recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it



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