venerdì 2 aprile 2021

Kjell Ola Dahl, “La donna di Oslo” ed. 2021

                                                                           vento del Nord

                                                    cento sfumature di giallo


Kjell Ola Dahl, “La donna di Oslo”

Ed. Marsilio, trad. G. Paterniti, pagg. 394, Euro 18,00

 

  Oslo, agosto 2015, ora di colazione. Turid sfoglia il giornale. Il suo occhio cade sulla fotografia che illustra un articolo. Una casa d’aste mette in vendita un braccialetto che vale più di centomila corone, un pezzo unico. Turid riconosce quel braccialetto, impossibile sbagliarsi. Quarantotto anni prima cingeva il suo polso. Turid ha il foglio con la denuncia del furto del bracciale- per lei era tanto più prezioso perché apparteneva a sua madre. Alla domanda, “Quale delle tue madri, Turid?”, lei risponde, “La mia madre biologica. Quella che è stata uccisa.”

    Un braccialetto perso quarantotto anni prima. Facciamo un calcolo: doveva essere il 1967. Una donna uccisa. Quando? Come? Perché?

  Un balzo indietro nel tempo. Sempre a Oslo, ma nel 1942. Da due anni la Norvegia è occupata dai nazisti. La giovane Ester è un corriere della resistenza. Il giorno che vede suo padre portato via a forza dal suo negozio, capisce che per lei è pericoloso restare a Oslo- riuscirà ad arrivare a Stoccolma. Non prima, però, di aver salutato l’amica del cuore, la bella e bionda Ǻse che ha avuto una bambina dal suo compagno Gerhard.

    Gli avvenimenti delle prime pagine del libro sono convulsi, devono esserlo perché contengono la radice di quello che avverrà in seguito. Ǻse verrà trovata morta, il delitto sarà presto archiviato perché non interessa a nessuno, la bambina sarà affidata alla nonna e più tardi adottata da una coppia di amici di Ǻse, Gerhard passerà il confine e Ester sarà il suo contatto a Stoccolma, in attesa che lui possa espatriare in Inghilterra.

    La traccia narrativa che si svolge nel 1942 si alterna con quella del 1967. La guerra è lontana, ma quanto? I ricordi, i dubbi, i sentimenti- di odio, di desiderio di chiarificazione o di vendetta- sono più forti che mai. Gerhard, di cui si erano perse le tracce, riappare. Vuole incontrare sua figlia, Turid, la bambina che ha avuto da Ǻse e che ormai è una giovane donna, identica alla madre. Perché proprio adesso? Perché Gerhard non si è mai fatto vivo prima? Tutti i personaggi che avevamo conosciuto nel 1942 riappaiono, nelle loro nuove vesti. Anche Ester, che nel tempo trascorso ha collaborato con l’intelligence israeliana.


    Si arriva così all’epilogo che culmina in una scena drammatica con un confronto a due nel luogo più adatto per terminare questa storia di amore (vero amore?) e tradimento (più di un tradimento, in effetti)- in un cimitero. Il mistero del braccialetto sarà chiarito e la sua restituzione a Turid è un atto di vero amore.

    L’ambientazione e l’atmosfera de “La donna di Oslo” di Kjell Ola Dahl ricordano quelle de “L’ultimo pellegrino” di Gard Sveen, ma il romanzo di Dahl non ha la profondità e la perfezione di quello di Sveen. I personaggi risultano superficiali, la narrazione è inutilmente appesantita da un eccesso di toponomastica in cui solo chi conosce perfettamente Oslo si può orizzontare e un centinaio di pagine in meno avrebbero reso il libro più agevole.

Ciò detto, e nonostante le quasi 400 pagine, il romanzo di Dahl si fa leggere in un fiato, perché la tensione, soprattutto alla conclusione della vicenda, è forte, perché avevamo dei sospetti ma i fatti erano troppo ingarbugliati per avere certezze. E infine perché piace il mix di Storia vera e finzione narrativa.

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