venerdì 15 gennaio 2021

INTERVISTA A TIFFANY TSAO, autrice de "L'ultima cena del clan Sulinado"

                                           Voci da mondi diversi. Indonesia

credit Leah Diprose
    Questa è la realtà di adesso e dobbiamo rassegnarci. Sentiamo la mancanza di incontri di presenza con gli scrittori con cui vorremmo parlare dei loro libri (e non solo con gli scrittori, lo sappiamo, ci mancano gli incontri con tutti), e tuttavia dobbiamo essere grati alla posta elettronica che ci permette di raggiungerli dovunque essi siano e di ‘dialogare’ con loro.

   Questo è il Suo primo romanzo tradotto in italiano e stiamo imparando a conoscerLa. Ci vuole dire qualcosa di sé, prima di iniziare a parlare del libro?

    


Oltre a scrivere romanzi, traduco in inglese romanzi e opere di poesia indonesiani. Forse è per il fatto che faccio la traduttrice che mi sono entusiasmata per l’edizione italiana del mio libro e sono grata a Sonia Folin che lo ha tradotto. Quando traduco qualcosa, mi affeziono all’opera che sto traducendo e sono riconoscente a chi ha dedicato tempo e impegno per rendere il mio libro in un’altra lingua.

   Lei è sino-indonesiana come i personaggi e “L’ultima cena del clan Sulinado”, ma loro vivono a Giacarta e “appartengono” a quei luoghi, ad un gruppo etnico ben definito. A dove “appartiene” Lei? Come La definisce il Suo essere sino-indonesiana?

     Mi scuso in anticipo per la mia risposta. Non è mai stato facile rispondere alla domanda, “A dove appartiene?”, perché nella mia identità ci sono molte diverse componenti. Sono nata negli Stati Uniti, ma ho vissuto a Singapore e in Indonesia dai tre ai diciassette anni. Poi ho frequentato l’università negli Stati Uniti, dove ho vissuto dieci anni, e adesso sono dieci anni che vivo a Sydney.

Giacarta

   In tutta la prima parte della mia vita, fino ai ventuno o ventidue anni, non ero del tutto consapevole di essere sino-indonesiana perché non era qualcosa a cui la mia famiglia badasse. Accentuavano il fatto che noi fossimo semplicemente ‘cinesi’ e dicevano che io ero cinese-americana perché avevo la cittadinanza americana. Ma, quando sono andata all’università negli Stati Uniti e ho incontrato dei veri cinesi-americani, mi sono resa conto che io non ero proprio così. E quando ho iniziato a seguire le lezioni di lingua indonesiana e a leggere e a fare ricerche sulla letteratura indonesiana per il mio dottorato, ho incominciato a identificarmi sempre di più come cinese- indonesiana.

    Il Suo romanzo, con i molti strati e le molte chiavi di lettura, mi ha appassionato e incuriosito. Prima di tutto il leit-motiv delle farfalle. Chiaramente (o forse niente affatto chiaramente) le farfalle sono una metafora, sia quelle vive che le sorelle guardano mentre stanno migrando, sia quelle mezze morte che sono usate per gli strani gioielli. Ci dice qualcosa sul significato nascosto delle farfalle?

     Proprio così. Le farfalle del romanzo, e gli insetti in generale, sono un mezzo per esaminare la questione dell’agire individuale- fino a che punto i personaggi sono liberi di determinare la loro vita e fino a che punto sono il prodotto delle circostanze- la famiglia, la sfera sociale a cui appartengono, la cultura, il razzismo costante nei confronti di persone di etnia cinese e così via? Le farfalle monarca che stanno migrando si spostano per istinto su e giù lungo la costa, le bagatelle sono possedute da funghi, e perfino i bachi da seta sorvegliati da Estella sono stati allevati per fare qualcosa di molto specifico- filare la seta, e poi morire.

Da dove è venuta l’idea dei gioielli fatti con gli insetti? come le sono venuti in mente?

    Fin dalla tarda adolescenza ho sempre provato un fascino da amatoriale verso gli insetti. Ne avevo una collezione. Avevo delle mantidi religiose come animaletti domestici. Quando ho avuto un lavoro a tempo parziale in un negozio di storia naturale a Berkeley, uno dei miei compiti era infilzare con gli spilli e organizzare i loro insetti. Adesso i miei figli ed io ci prendiamo cura di 4 insetti bastone. Gli insetti in genere sono delle creature così belle e complesse, e mantengono splendidamente il loro colore e la loro forma per via del loro esoscheletro. Penso che l’idea dei gioielli fatti con gli insetti sia derivata in maniera spontanea da questo mio costante interesse.

Il titolo originale è “Under your wings” (“Sotto le vostre ali”), che sono parole prese da un salmo. Ho pensato che si possano riferire alle farfalle e che ci possa essere anche un tocco di ironia, pensando alla fine (o forse dovrei dire all’inizio del romanzo?).

   Entrambe le sue supposizioni sono giuste! Nella scena in cui le sorelle dicono addio alle farfalle monarca nel loro secondo viaggio per vederle, sentono per caso un uomo del personale del parco che spiegava perché le farfalle si raggruppano insieme- “Fa veramente caldo sotto tutte quelle ali!”.

 E questo si collega ad un altro interrogativo del romanzo: l’idea della segretezza, dell’inganno, dell’oscurità come forma di amore. È più crudele svelare i peccati di quelli che amiamo e di noi stessi, oppure è una gentilezza offrirgli riparo?


   Leonard si converte al cristianesimo. Ci fu veramente una rinascita del cristianesimo negli anni ‘80? E fu in qualche maniera in contrasto con la religione prevalente, quella musulmana se non vado errata?

     C’è stata veramente una rinascita del cristianesimo alla fine degli anni ‘90 e agli inizi degli anni 2000 fra quelli che erano già cristiani. Sì, la religione della maggioranza in Indonesia è l’Islam, ma l’adesione religiosa tende a seguire linee razziali e perciò ci sono parecchi gruppi di minoranza (per esempio, batak, papuani, dayaks, cinesi) fra i quali il cristianesimo è molto diffuso, secondo quali sforzi furono fatti dai missionari e dove. Fra la popolazione di etnia cinese, il cattolicesimo, il cristianesimo protestante, il buddismo e il confucianesimo sono le religioni più diffuse.

   Leonard, Tante Sandra, Estella: tutti loro cercano di combattere la corruzione e lo stile di vita di quella società, ma falliscono tutti. Non c’è speranza di cambiamento? È ancora così diffusa la corruzione?

Suharto

     Penso che ci sia stato un grande cambiamento dai giorni dell’amministrazione di Suharto, quando la corruzione era all’ordine del giorno. Penso che la corruzione sia un problema di tanti paesi, anche dove si pensa che non ce ne sia affatto. È un problema più universale di quanto si creda, anche se forse in alcuni posti è più invisibile che in altri.

Ho letto “This earth of mankind” dello scrittore indonesiano Pramoedya Ananta Toer e ne sono rimasta colpita. È un potente attacco al colonialismo, molto più efficace di “Passaggio in India”. Esiste ancora, e in maniera altrettanto rigida che nel passato, la società stratificata iniziata dagli olandesi, con la divisione netta tra Bianchi, Indo e Nativi?

     L’importanza di queste categorie specifiche- Bianchi, Indo e Nativi- è superata quasi del tutto, ma è stata sostituita dal riconoscimento dell’immensa diversità che era stata cancellata dalla categoria ‘Nativi’. C’è un numero sorprendente di diversi gruppi etnici in Indonesia. E negli ultimi decenni c’è stata una maggiore consapevolezza riguardo al potere politico, economico e culturale posseduto dalla maggioranza etnica, i giavanesi, adesso e storicamente, anche prima dell’arrivo degli europei.

Fra le nuove voci della letteratura contemporanea indonesiana ho letto soltanto “La bellezza è una ferita” di Eka Kurniawan che è forse, oltre a Lei, l’unico scrittore indonesiano tradotto in italiano. E devo confessare che non mi è piaciuto il suo realismo magico. Quali altri scrittori consiglierebbe di leggere per conoscere meglio l’Indonesia e la sua cultura?

   

È una domanda difficile perché ci sono così tanti scrittori da consigliare. Per conoscere meglio l’Indonesia, un libro divertente che consiglio è “Paper Boats” di Dee Lestari, che ho tradotto qualche anno fa. È una divertente commedia romantica che ci dà un’idea di quello che succede all’interno dei college, della cultura del lavoro e della vita quotidiana più in generale. È ambientato a Bandung, a Bali e a Giacarta.

   Se devo citare qualche autore secondo il mio gusto personale, i miei scrittori preferiti includono Eliza Vitri Handayani, Norman Erikson Pasaribu e Intan Paramaditha. Mi piace anche molto “The Dancer” di Ahmad Tohari.

Sta lavorando ad un nuovo romanzo?

      In realtà al momento sto lavorando a due romanzi. Il primo, che sto scrivendo adesso, è il terzo e ultimo della trilogia fantasy che ho iniziato a scrivere prima che fosse pubblicato “L’ultima cena del clan Sulinado”- il primo libro della trilogia è intitolato “The Oddfits”.

L’altro romanzo su cui sto lavorando è ancora allo stadio di idea. C’è un forte elemento di riflessione e sarà molto buio.

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Intervista e recensione (vedi post di venerdì 1 gennaio 2021) saranno pubblicate su www. stradanove.it

 

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