giovedì 7 gennaio 2021

Daniel Mason, “L’accordatore di piano” ed. 2019

                                  Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America

Daniel Mason, “L’accordatore di piano”

Ed. Superbeat, trad. Maria Nicola, pagg. 814, Euro 18,00

   1886. Londra. Edgar Drake, accordatore di pianoforti, viene convocato dal Ministero della Guerra. Quello che gli chiedono è strano e decisamente insolito ma, proprio perché è così intrigante, ad Edgar è impossibile rifiutare. Deve partire per la Birmania, colonia britannica, per riparare il pianoforte del maggiore medico Anthony Carroll. Il compenso sarà adeguato- per i tre mesi in cui starà via riceverà una somma pari ad un anno intero di lavoro.

     Non sono i soldi ad attirare Edgar Drake. Non è neppure la vanità, che questa richiesta sia stata fatta proprio a lui. È l’idea di poter ‘vedere’ e ‘toccare’ niente meno che un pianoforte Érard del 1840, il meglio del meglio. Della Birmania non sa nulla, ma è solleticato dalla meta esotica. E lui è l’ultimo a domandarsi che cosa ci faccia un maggiore medico con un pianoforte in una postazione di guerra e in Birmania. Perché qualunque sia l’esigenza di Anthony Carroll, Edgar Drake la capisce.


    Sono i superiori di Carroll a non capire- circolano tante voci su Carroll, voci che ne hanno fatto un personaggio di leggenda. A Drake racconteranno, una volta che è arrivato a Mandalay, di come Carroll abbia fermato un attacco di indigeni shan cantando. Di come Carroll abbia fatto della musica uno strumento di pace. Di come abbia imparato la lingua locale laggiù, a Mae Lwin, quell’avamposto che non è indicato su nessuna carta geografica. E c’è molto altro ancora che Drake scoprirà dopo aver incontrato questo personaggio carismatico.

    La situazione in Birmania è complessa in questi ultimi anni dell’800. La supremazia inglese nel sud asiatico è rivaleggiata dai francesi nel delta del Mekong e dai russi lungo i confini settentrionali dove le etnie shan si considerano nemiche dei birmani. E Carroll cerca di negoziare un trattato di alleanza con metodi tutti suoi che includono anche la musica.


    È un personaggio sfaccettato ma anche ambiguo, questo Anthony Carroll. È indubbio che sia ammirato e rispettato dai locali. Quanto a lui, ha quella curiosità intelligente del vero viaggiatore e si differenzia dai dominatori inglesi. Carroll non è solo un appassionato di musica, ma lo è anche della fauna e della flora. Carroll non si limita ad impiegare i rimedi occidentali per curare i locali che si presentano nel piccolo ospedale che ha aperto a Mae Lwin, ha imparato ad usare le erbe secondo l’antica tradizione orientale. Edgar Drake ne è conquistato, anche se cerca di sottrarsi al suo fascino, anche se cerca di opporsi ad alcune sue richieste- senza riuscirci.

   Quello di Drake è un viaggio di scoperta e di formazione, anche se è tutt’altro che giovane. Di giovane, però, ha la qualità che lo accomuna a Carroll, la curiosità e la ricettività. Drake è pronto a lasciarsi incantare da tutto, dall’unica storia dell’uomo cieco a bordo della nave, dalle cupole d’oro dei templi birmani, dal canto degli uccelli nella foresta, dal gorgoglio del fiume Salween, dalle risatine dei bambini che lo spiano dalle fessure della capanna, dalla thanaka, la pasta bianca che le donne si mettono sul volto. Dall’Érard e da Khin Myo. Dall’Érard perché è un sogno di pianoforte, da Khin Myo perché è un sogno di donna. Anche se è così diversa dalla moglie che Drake ama moltissimo, anche se- e questo gli è chiaro dopo- è la donna di Carroll.


    Non può finire bene la storia di un uomo conquistato dall’Oriente in guerra. È l’eterno contrasto Oriente-Occidente, la favola che i colonizzatori si vogliono raccontare- di portare la civiltà a popoli selvaggi-, la totale mancanza di comprensione versus la tentazione dell’assimilazione. 

Chi è Anthony Carroll in realtà? Se Edgar Drake assomiglia a Marlowe che si addentra nel Congo nel romanzo di Joseph Conrad, Mae Lwin non è affatto il cuore di tenebra, piuttosto il suo contrario, e Carroll non è Kurtz che contempla l’orrore nel suo avamposto.

È forse un disertore, come il colonnello Walter Kurtz interpretato da Marlon Brando in Apocalypse Now, il film di Coppola, storia rivisitata da Ben Pastor in “Le vergini delle rocce” dove il mitico Ter Vishap sarebbe in realtà un generale romano scomparso e dato per morto?

   E poi tutto finisce, nella pioggia, in uno sparo. Meglio dimenticare come suggeriscono, ancora una volta ambiguamente, i versi che Carroll ha trascritto per Drake, che parlano dei compagni di Ulisse che mangiano i fiori di loto e poi non hanno più voglia di partire e preferiscono restare lì, “a cibarsi di loto e obliare il ritorno.”

   Un romanzo ammaliante, anche se meno maturo del romanzo seguente di Daniel Mason, il bellissimo “Soldato d’inverno”.

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