lunedì 24 agosto 2020

Rosa Liksom, “La moglie del Colonnello” ed. 2020


                                                              vento del Nord
              love story
              la Storia nel romanzo

Rosa Liksom, “La moglie del Colonnello”
Ed. Iperbora, trad. Delfina Sessa, pagg. 203, Euro 16,50
   
    “Il bello della vita vissuta è che non torna più. Però nulla scompare, mai”, recita l’esergo de “La moglie del Colonnello” di Rosa Liksom. Un libro sull’onda dei ricordi, dunque, la storia della vita della protagonista/io-narrante ricostruita su quella della scrittrice lappone Anniki Kariniemi (1913-1984).
     Solo la prima e l’ultima pagina del libro sono in terza persona. Nella prima pagina è notte, le case del villaggio sono immerse nel buio, da una esce una debole luce. E’ la casa della moglie del Colonnello che sta accendendo il camino con rametti di betulla. Si abbandonerà ai ricordi tutta la notte sino alla “tenue luce del mattino” con cui inizia l’ultimo capitolo, termina il suo racconto e forse la sua vita. La quarta delle sue vite, come lei stessa dice- la prima, nella casa della sua infanzia, la seconda, come moglie del Colonnello, la terza, quella della sua convivenza con il giovane Tuomas ed infine la solitudine.
   
Anniki Kariniemi
E’ un destino segnato, quello della protagonista. Cresciuta negli anni ‘10 del ‘900 in una famiglia nazionalista ed anticomunista, entusiasta dell’esperienza giovanile dei campi estivi dell’Associazione Volontaria delle Lotte dove trionfavano gli ideali patriottici e maschilisti, rimasta presto orfana di padre, era ovvio che si sarebbe lasciata affascinare dal Colonnello amico del padre, filotedesco, filonazista. Ne divenne prima l’amante, poi la moglie, sorda agli avvertimenti, cieca davanti ai segnali di allarme che provenivano dai comportamenti di quest’uomo che aveva ventotto anni più di lei. Un uomo spietato, che usava le donne, che raccontava, vantandosene, di sue imprese di stupri seguiti a volte da uccisioni. Molti, molti anni dopo, la protagonista/io narrante metterà a fuoco dei ricordi in cui lei stessa era stata molestata dal Colonnello quando era bambina, e sua sorella le racconterà di essere stata violentata da lui.

   La storia d’amore tra la protagonista ed il Colonnello farebbe felice qualunque psicanalista senza scomodare Freud e segue la parabola di tutte le storie d’amore (se così si può chiamare questo legame) in cui la donna si sente gratificata per essere stata scelta e poi diventa la vittima di un carnefice che gode nel farla soffrire. Sarà una spirale di violenza da cui lei potrà uscire solo se vorrà porre definitivamente la parola fine a questo legame.
  Dietro a questa storia che si fa fatica a definire d’amore, si dipana la Storia della Finlandia e, in un certo senso, questa è specchio di quella e viceversa. Non è stata facile la Storia della Finlandia, stretta fra giganti che se la contendevano, incerta se fidarsi dei Nazisti, gettandosi in un’alleanza con questi per sfuggire ai Comunisti. Per essere delusi e traditi alla fine.
   E’ un racconto molto duro, quello che leggiamo. Un racconto a tratti spiacevole e che ci disgusta. Perché non possiamo provare simpatia per nessuno dei due personaggi, non riusciamo ad amare lei- la voce narrante- per la sua debolezza, per lasciarsi vittimizzare senza reagire, per la freddezza e l’indifferenza con cui vede i crimini dei Nazisti con cui simpatizza. Lei vede e quello che vede non provoca in lei nessun pensiero, nessuna emozione. Quanto al Colonnello, lo odiamo e lo disprezziamo come perfetta incarnazione del Nazismo.

  Da contrappunto alle crudeltà di cui leggiamo- di quelle tra le mura domestiche e di quelle sui campi di guerra- c’è la bellezza e la serenità del paesaggio finlandese, dei boschi argentati di betulle, delle renne al pascolo in Lapponia, delle calme acque del lago Inari.
    La prosa di Rosa Liksom, che si cala nella parte della moglie del Colonnello, è di una freddezza perfetta.

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