giovedì 13 agosto 2020

Andrea Camilleri, “Riccardino” ed. 2020


                                                                   Casa Nostra. Qui Italia
     cento sfumature di giallo


Andrea Camilleri, “Riccardino”
Ed. Sellerio, pagg, 285, Euro 15,00

      Manca poco alle cinque del mattino quando Salvo Montalbano viene svegliato dal suono del telefono. Una voce che si presenta come, “Sono Riccardino”, e che gli chiede se si è dimenticato che devono incontrarsi davanti al Bar Aurora. Montalbano non si cura di rispondere che non sa affatto chi sia Riccardino e che deve aver sbagliato numero. Dice che li raggiungerà entro dieci minuti. Si dà il caso che questo Riccardino muoia ammazzato, prima che passino i dieci minuti, davanti ai due amici che sono con lui. Gli ha sparato un uomo con casco integrale, su una grossa moto nera.
    Questa è la scena con cui si apre “Riccardino”, l’ultimo regalo del nostro Andrea Camilleri, pubblicato per rendergli onore nel primo anniversario della sua morte. Non è un libro che Camilleri ci manda dall’Aldilà (forse gli piacerebbe questa idea), ma il romanzo che scrisse nel 2005 con l’intenzione che fosse il completamento della serie del commissario Montalbano e che lui stesso rivide nel 2016, correggendone solo la lingua, per adattarla al “vigatese”, lingua immaginaria di un paese immaginario che si e’ andata creando ed evolvendo nei suoi romanzi.

    Non c’è un solo Salvo Montalbano che si occupa dell’indagine sull’omicidio di Riccardino. Ce ne sono tre in questo che è il romanzo più singolare, più pirandelliano, forse anche più cinicamente amaro di Andrea Camilleri.
    Montalbano 1: è lui, il personaggio non più giovane che continua a dire di essere stanco, di non essere più quello di una volta. È  il protagonista della serie ambientata a Vigata, di cui sappiamo tutto o quasi tutto dopo averne letto in libro dopo libro.
    Montalbano 2: è l’attore che interpreta il personaggio sullo schermo, quello in cui ormai il pubblico lo identifica, più reale di quello su carta perché in carne e ossa, più conosciuto perché di certo ci sono più spettatori che lettori.
   Montalbano 3: e questo è quasi un Montalbano 1 bis, un suo doppio, è sempre lui, il personaggio che, però, esiste nella mente dell’Autore prima di acquistare una seconda realtà sulla carta.
    Non vanno d’accordo, questi tre Montalbano. C’è una continua schermaglia fra di loro: Montalbano 1 invidia a Montalbano 2 la maggiore prestanza e agilità fisica, Montalbano 1 e Montalbano 3 dissentono su come procedere nell’indagine. L’Autore stesso interviene, diventa anche lui un personaggio del romanzo, telefona a Montalbano, ci litiga, lo rimprovera, “Questa storia di Riccardino io la sto scrivendo mentre tu la stai vivendo”.
    La storia di Riccardino, dunque. Di Riccardino e dei suoi tre amici, “i quattro moschettieri” come loro stessi si erano chiamati. Ma erano veramente così amici? Tanto amici da permettere a Riccardino di farli cornuti? E allora lui è stato ammazzato per gelosia?
     Quanti delitti giustificati come “delitti d’onore” vengono condonati in Sicilia- questa è la prima amara riflessione di stampo culturale. Come se certe forme mentali non possano mai mutare nonostante l’evolversi della società e il cambiamento dei costumi.

   Se non è stata una questione di corna, quale altro movente può essere stato? Riccardino era Direttore di Banca, gli altri tre moschettieri lavorano nella miniera di sale. Affari, prestiti, giro di soldi, entrano in scena personaggi intoccabili, di quelli che mettono tutto a tacere, come quando Sciascia scriveva “Il giorno della civetta”.
    Ha ragione Salvo Montalbano ad essere stanco. Ha ragione a voler scomparire, così, come parole nell’aria, così, come solo il personaggio di un romanzo, per sua fortuna, può fare. Dissolvendosi.
   E con “Riccardino” ci accomiatiamo- per sempre questa volta- da Salvo Montalbano e dall’Autore. Ci mancheranno. Come ci mancheranno Fazio, Mimì Augello (non era presente in questo romanzo, si sarebbe divertito con il gioco amoroso delle tre donne), Catarella con le sue storpiature di parole. Soprattutto ci mancherà, però, Camilleri, con il suo sguardo vigile e attento sulla realtà che lo circondava, con il suo umorismo, la sua auto-ironia, la sua vivacità che non conosceva la stanchezza degli anni di cui si lamenta il suo personaggio.

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la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.it




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